La stampa a stelle e strisce ha atttirato l'attenzione generale, grazie anche al conflitto iracheno, e si sono sprecati i pareri sulla sua obiettività e criticità, professionalità e serietà.La società di ricerche Pew, in collaborazione con il Project for Excellence in Journalism, ha chiesto direttamente ai professionisti della comunicazione americani quale è la percezione del proprio mestiere. Per scoprire che...Dei 547 intervistati (tra capi radattori, reporters, dirigenti di magazine e quotidiani a livello sia locale che nazionale) la maggior parte risulta insoddisfatta del proprio modo di "fare informazione". La lacuna più grave, secondo lo studio, sta nell'impossibilità di approfondire a sufficienza. Questa esigenza è avvertita dall'80% dei giornalisti, a conferma che la vera risorsa del mestiere (o forse sarebbe meglio dire della nostra epoca) è il tempo. Altro limite, riconosciuto coralmente (lo sottolinea il 66% degli intervistati), è un'eccessiva pressione finanziaria sui giornali, particolare molto influente se si parla di diritto di libera critica dell'amministrazione Bush e di media più o meno imbavagliati.Altri dati curiosi sono emersi dall'indagine: quasi tutti sentono aria di crisi, in particolare la carta stampata a cui l'avvento del Web è costato il 4 per cento in meno dei posti di lavoro. I giornalisti della carta si dichiarano particolarmente desiderosi di adempiere a un ruolo di denuncia e di offrire un'alta qualità dell'informazione, laddove nelle altre forme di giornalismo viene dato un ruolo di rilievo alla tempestività.Crescono, rispetto agli anni passati, i giornalisti che si dichiarano apertamente "di sinistra" e in generale c'è da parte della categoria la percezione di essere troppo poco critici verso il conflitto in Iraq.Unico dato positivo è la diminuzione sensibile, rispetto al passato, del cinismo: secondo la maggior parte dei giornalisti Usa i media non soffrono più di questa malattia.Prima ci fu lo scandalo del New York Times, poi quello dello Usa Today: giornalisti stimati scoperti a violare le regole deontologiche di base.