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I giornali, tra perdita di lettori (e di credibilità) e la democrazia immediata del digitale

04/07/2017

Federica Zar

Dario Di Vico, Ilvo Diamanti e Vittorio Meloni, introdotti da Filippo Nani e moderati da Marino Smiderle, caporedattore de Il Giornale di Vicenza.it, protagonisti a Vicenza del nuovo appuntamento di FaccioCoseVedoGente, il ciclo di incontri organizzato da Ferpi Triveneto.

La perdita di lettori e la crisi di credibilità dei giornali (nazionali e locali) non iniziano con l’avvento della tecnologia digitale. Secondo Dario Di Vico, inviato de Il Corriere della Sera - tra i partecipanti a Vicenza, a Palazzo Leoni Montanari, al dialogo per la presentazione del libro di Vittorio Meloni (“Il crepuscolo dei media”), organizzata da Ferpi Triveneto nell’ambito della rassegna “Faccio cose, vedo gente”, introdotta da Filippo Nani, delegato alla comunicazione di Ferpi e moderata da Marino Smiderle, caporedattore de Il Giornale di Vicenza - dall’età dell’oro, in cui i giornali rappresentano l’opinione pubblica (quando si distanziano dalla politica, dalle lobby, dalla "Italietta") tre sono i fattori che indeboliscono la credibilità dei giornali e quindi determinano la costante emorragia dei suoi utenti, anche quelli online: “tangentopoli" (toglie la supremazia morale ai giornalisti, trasferendola ai magistrati, che gestiscono non solo le inchieste bensì anche la loro narrazione); Berlusconi (fa nascere una stampa di destra aggressiva che contribuisce a cambiare il linguaggio giornalistico); i talk show (prevale la rissa rispetto all’analisi, modificando la sequenza logica dei ragionamenti). In questa situazione, già compromessa, si innesta la rivoluzione digitale, trovando giornali indeboliti e giornalisti incapaci di competere con i nuovi diffusori di contenuti: tecnici, opinionisti, influencer, addetti ai lavori.

[caption id="attachment_31086" align="alignleft" width="300"]I relatori I relatori[/caption]

Allo stesso modo, mentre muta la credibilità nei confronti dei giornali, cambia anche il rapporto tra tecnologia, media e democrazia. Per Ilvo Diamanti, politologo e saggista, dalla "democrazia dei partiti di massa" (organizzati e presenti sui territori con propri sistemi di comunicazione, giornali compresi) si passa alla "democrazia del pubblico" (comunque mediata e rappresentativa), con la crescita della televisione favorita dall’avvento di Berlusconi. E oggi siamo in una fase ulteriore, quella imposta dal digitale: la "democrazia immediata", che usa la rete come un agorà.
Si sta spostando tutto sulle piattaforme digitali dedicate e, secondo Vittorio Meloni, direttore delle relazioni esterne di Intesa Sanpaolo e autore del libro "Il crepuscolo dei media", sulla vendita di contenuti esclusivi e di servizi online, fruibili in particolare attraverso gli smartphone. Una svolta definitiva nel mondo del "digital content business", un’evoluzione che i nostri giornali non hanno ancora ben compreso e che richiede un cambiamento di approccio nella gestione editoriale (anche dei contenuti web), in linea con le esigenze dei nuovi lettori, fortemente profilati e fruitori di contenuti a pagamento in continuo aggiornamento.

 

 
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