Giuseppe de Lucia, Consigliere Nazionale
Il vertice di Parigi del febbraio 2025 ha sottolineato l’urgenza di una governance globale dell’IA. Anche in Italia il dibattito è acceso, come emerso nei giorni scorsi al Senato – in un evento targato FERPI – dove esperti e politici hanno discusso tra tutela dei diritti e rischi di un’eccessiva regolamentazione. Tra innovazione, etica e competitività globale, la sfida resta aperta.
Organizzato da Parlamento Magazine, Italian Politics e FERPI, si è tenuto, presso il Senato della Repubblica, un incontro dedicato alla governance del digitale. L’evento ha visto la partecipazione di esperti, rappresentanti delle istituzioni e aziende che hanno provato ad analizzare le sfide e le opportunità della regolamentazione del digitale. L’obiettivo era comprendere come gestire i dati, garantire un utilizzo etico degli algoritmi e creare un ecosistema digitale equo e innovativo.
I lavori sono stati aperti dal senatore Lorenzo Basso (Pd) che ha sottolineato l’urgenza di affrontare la questione in modo da rendere l’innovazione fruibile e al servizio della collettività. Tuttavia, regolamentare l’IA in modo efficace è molto complesso ed è necessario trovare il giusto equilibrio tra innovazione, sviluppo e i diritti dei cittadini.
Vincenzo Manfredi, direttore di Parlamento Magazine e responsabile scientifico di FERPILab, ha evidenziato l’importanza di due aspetti spesso trascurati nella frenesia tecnologica: la cura delle organizzazioni e, soprattutto, delle persone. Ha ribadito che l’intelligenza artificiale deve essere gestita con equilibrio per favorire la “crescita umana”.
Eleonora Faina, Direttore Generale di Anitec-Assinform, ha criticato il panorama normativo europeo, sostenendo che un’eccessiva regolamentazione ostacola lo sviluppo del mercato unico e rallenta l’industria. Il quadro normativo dell’IA, dal GDPR al Digital Markets Act (DMA) fino al Digital Services Act (DSA), ha imposto alle imprese modelli comportamentali stringenti.
Francesca Buttara, caporedattore di Parlamento Magazine, ha espresso il suo punto di vista sul freno all’innovazione in Europa, attribuendolo a fattori politici e culturali e ha ricordato un dato significativo: l’Europa investe in tecnologia cinque volte meno degli Stati Uniti. Per ogni euro investito in IA dalle aziende europee, le controparti americane ne investono venti.
La sfida attuale è rendere l’IA più inclusiva e sostenibile, rispettando i principi di equità, trasparenza e responsabilità propri dell’Unione Europea. La deputata di Forza Italia Deborah Bergamini ha sottolineato il ruolo cruciale dell’Europa nella regolamentazione dell’intelligenza artificiale, grazie alla sua tradizione culturale e filosofica che ha sempre posto i diritti umani al centro del dibattito. Tuttavia, secondo Innocenzo Genna, avvocato esperto di regolamentazione digitale, la proliferazione normativa ha frenato l’innovazione e la concorrenza. Flavio Arzarello, responsabile affari economici di Meta, ha rafforzato questa posizione, sostenendo che l’eccesso di regolamentazione ha penalizzato la competitività dell’UE.
Imporre vincoli ai player digitali, ha evidenziato Arzarello, non favorisce la nascita di aziende europee di rilievo. Limitare l’innovazione rischia di danneggiare l’intero ecosistema tecnologico, scoraggiando investimenti e talenti. In merito alla tutela dei diritti, ha affermato che l’IA potrebbe addirittura ampliarne il riconoscimento, in settori come la sanità, la ricerca e la sicurezza. Rosario Cerra, presidente del Centro Economia Digitale, ha ribadito che l’innovazione è essenziale per la democrazia e che l’Europa, per colmare il divario con gli Stati Uniti, deve adottare un approccio più competitivo.
La regolamentazione dell’IA è una necessità dettata dalla consapevolezza dei rischi insiti in questa tecnologia. Elisabetta Piccolotti, deputata di Alleanza Verdi e Sinistra, ha auspicato una normativa che tuteli le persone, suggerendo che gli algoritmi siano trasparenti, open source e monitorati da esperti indipendenti. Daniela Bianchi, Segretaria generale FERPI, ha posto l’accento sulla minaccia della disinformazione, sottolineando come le fake news possano influenzare l’opinione pubblica e condizionare le scelte democratiche.
Laura Aria, commissario Agcom, ha descritto tre modelli di sviluppo dell’IA: quello americano, quello europeo e quello cinese. Pur riconoscendo il ruolo dell’Europa nella tutela dei diritti, ha messo in guardia dall’eccessiva regolamentazione, suggerendo un bilanciamento con il diritto all’innovazione. Tra interrogativi e incertezze sul futuro dell’intelligenza artificiale e il suo impatto sulla società, il dibattito sulla sua governance rimane più aperto che mai.
Alcuni degli interventi hanno preso spunto dal libro Le sfide delle politiche digitali in Europa di Serena Silleoni, docente di diritto costituzionale, e Carlo Stagnaro, direttore ricerche dell’Istituto Bruno Leoni.