Daniela Ballarini
Al Meeting di Rimini ho visto come una semplice maglietta da volontario possa unire mondi lontanissimi: studenti, presidenti, professionisti. È proprio questa contaminazione a rendere unico il Meeting e a ricordarci che le relazioni più forti si coltivano spesso dove meno te lo aspetti.
Quest’anno ho avuto l’occasione di vivere il Meeting di Rimini non solo come spettatrice, ma come professionista delle relazioni pubbliche. In un auditorium gremito da oltre 3.000 persone, a pochi passi dall’intervento di Mario Draghi, ho toccato con mano quanto il Meeting non sia solo un evento, ma un laboratorio vivo di comunicazione e di relazioni.
Un aspetto che mi ha colpita profondamente è stata la presenza dei volontari. Dietro a ogni badge, a ogni giovane o adulto che ti accoglieva, non sapevi mai chi ci fosse realmente, io ci ho trovato: studenti alla loro prima esperienza, ma anche manager, presidenti di società, professionisti affermati, tutti intenti a mettersi in gioco, a sperimentare una forma di servizio che è anche un modo concreto di costruire reputazione personale e collettiva.
Ed è qui che emerge un parallelismo potente con la nostra professione: nelle relazioni pubbliche spesso lavoriamo dietro le quinte, senza che il nostro ruolo sia immediatamente visibile, ma creando valore duraturo per imprese e organizzazioni. I volontari del Meeting incarnano la stessa logica: con gesti semplici, attenzione e cura hanno costruito un’esperienza che lascerà il segno non solo nei visitatori, ma anche in loro stessi, come patrimonio umano e professionale.
Nei giorni successivi, altri colleghi e colleghe FERPI hanno portato la loro professionalità molto spesso dietro le quinte, come responsabili comunicazione e RP di aziende, istituzioni e realtà associative. È stato interessante osservare come il nostro lavoro, declinato in contesti diversi, riesca a dare continuità a valori come autenticità, trasparenza, capacità di visione.
Il Meeting di Rimini è un evento complesso, un ecosistema organizzato, dove RP e comunicazione non servono solo a promuovere, ma soprattutto a orchestrare fiducia, narrazione e comunità: con le sue 150 conferenze, oltre 500 relatori e migliaia di visitatori, è un esempio potente di quanto la reputazione si costruisca nell’esperienza condivisa e non solo nelle dichiarazioni ufficiali. Lì ho ritrovato la conferma che il nostro ruolo è duplice: interpretare il presente e preparare i contesti futuri, affinché le relazioni continuino a generare valore ben oltre i giorni dell’evento.
Un’occasione che rinnova la consapevolezza di appartenere a una comunità professionale, quella di FERPI, che in momenti come questo mostra tutta la sua capacità di essere voce, sguardo e coscienza critica della comunicazione.