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Il nostro socio Giancarlo Panico intervista Moni Ovadia a Trieste sul tema della diversità

05/07/2005

Dalle pagine online del Denaro.

Continua, con il supporto dei nostri soci campani, la rubrica settimanale del Denaro dedicata a comunicazione e marketing. Dall'ultimo numero segnaliamo questa intervista a Moni Ovadia, del socio Ferpi Giancarlo Panico:
COLLOQUIO CON MONI OVADIA, OSPITE AL FESTIVAL DELLE RELAZIONI PUBBLICHE DI TRIESTELa diversità arricchisce il dialogodi Giancarlo PanicoAma definirsi cittadino del mondo, appellativo che gli consente di ribadire unappartenenza universale in un tempo in cui già definirsi europei - come dice - è considerato una grande apertura mentale. Con il carisma che lo contraddistingue, Moni Ovadia, intervenuto a Trieste al Festival mondiale delle Relazioni Pubbliche, a conclusione del convegno inaugurale della manifestazione che ha portato nel capoluogo friulano 600 professionisti della comunicazione provenienti da 50 paesi del mondo, dà una lezione sullimportanza di aprirsi alle diversità. Secondo Moni Ovadia, il vero problema nel rapporto con laltro è in realtà quello che abbiamo con noi stessi, come conferma nellintervista che segue.Domanda. Da che cosa nasce la sua grande passione per le diversità?Risposta. Perché sono un diverso. Ha a che fare con tutta la mia vita. Le mie radici sono ebraiche e ciò mi ha posto sin da piccolo in una situazione di diversità e di minoranza. Ho dovuto confrontarmi da subito con una società e culture che, in maniera diversa, rifiutano la diversità ed emarginano le minoranze. Per questo sono un buon osservatorio di questi fenomeni e mi sono sempre occupato di diversità.D. Che cosè secondo lei la diversità?R. La diversità è una cosa che esiste innanzitutto in noi stessi, nella nostra testa e deriva da un cattivo rapporto che abbiamo nel riconoscere laltro. Forse perché ancora prima abbiamo problemi a riconoscere noi stessi. E un problema di relazione. Il vero problema che abbiamo con tutto ciò che estraneo a noi, gli stranieri, le diversità di ogni genere cito la scrittrice slava Julia Cristeva autrice del bellissimo testo Stranieri a noi stessi è un problema che abbiamo con noi stessi. Quando entriamo in rapporto con il diverso la parte di straniero che è in noi entra in fibrillazione. Ha paura.D. Come si può, allora, imparare a convivere con la diversità?R. Purtroppo è difficile. Perché risale allorigine delluomo come racconta anche la Bibbia quando narra della vicenda di caino e abele. Caino è il primo, è il fratello maggiore, probabilmente convinto che sarebbe stato lunico. La tentazione di ognuno di noi, largamente diffusa e caratterizzante della società contemporanea. E invece si trova a dover fare i conti con il fratello, con il secondo, il diverso che non sopporta. Il seguito lo conosciamo tutti. Però è da caino che discende la stirpe umana. Peggio di così la storia dellumanità non poteva cominciare. Per questo dopo un po si è reso necessario il diluvio universale. Con Noè lumanità inizia a fare esperienza della diversità e delluniversalità.D. Dunque la diversità è unoccasione per comprendere luniversalità?R. E proprio così. Universalità significa diversità e alterità. Se noi concepissimo luniversalità umana la diversità non sarebbe un problema. Ognuno di noi è portatore di un unico universale umano. Come ci hanno spiegato anche Dowson e Crich con il Dna. le differenze sono accessorie alluniversale e se siamo collocati in una cultura diversa per forza di cose ne assumiamo quei tratti. E un problema soprattutto culturale in cui chi fa comunicazione, informazione ha grandi responsabilità. Il rifiuto del diverso isterilisce la propria vita e le proprie radici. Il talmud dice che luomo è stato creato in un solo esemplare. Le differenze e dunque la diversità è necessaria alluniversale umano non ci vuole molto a capirlo. E questa deve essere la base di ogni relazione e dunque di tutte le politiche, le strategie, le attività di comunicazione. Pensate che White Christmas la canzone più nazionalista, più americana, più globale è stata scritta da un ebreo russo. Se lavesse saputo Hitler.D. Bisogna insomma imparare a convivere con la diversità?R. Bisogna imparare a prenderne consapevolezza. Con la diversità ci abbiamo sempre convissuto, solo che non ce ne rendiamo conto. Pensate allincontro per eccellenza tra diversi. Allincontro tra un uomo e una donna che non si conoscono e che poi finiscono per fare una famiglia, dei figli. Una vita, anche biologicamente, lascia la sua diversità allaltra. Roba da non crederci. Tutta la storia della cultura è andare verso. Verso laltro, verso gli altri. Senza lincontro delle diversità non cè niente. Solo la morte per noia.D. La diversità come può diventare unoccasione per chi lavora nella comunicazione?R. Diventa unoccasione quando ci si rende conto professionisti, aziende, istituzioni che la diversità produce un arricchimento, crea valore, è la vera essenza della relazione perché consente ad ogni soggetto di arricchirsi di ciò che è portatore laltro. Per chi lavora con le diversità bisogna stare attenti ai rischi. Perché la diversità, le differenze, in nome del business, del mercato, possono essere anche strumentalizzate. Lo stiamo vivendo nella nostra società. Il mercato, leconomia, in nome della diversità tendono allomologazione. Che è lanticamera del peggio.
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