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Il paradosso delle uniformi: confezioniamo le nostre e smontiamo quelle degli altri

26/04/2006

Il punto di vista di Toni Muzi Falconi.

"Il paradosso delle uniformi - scrive Luca De Biase su Nòva de Il Sole 24 Ore - nasce dal fatto che creano una distinzione, proprio rendendo uguali coloro che le indossano. Generano identità di gruppo limitando l'identità individuale." Riflettiamo su questo paradosso dalla nostra peculiare prospettiva di relatori pubblici. Da un lato, siamo chiamati a confezionare le uniformi delle organizzazioni per cui lavoriamo per progettare, ritagliare e attribuire loro una specifica e distintiva identità.
Dall'altro, siamo chiamati a identificare i pubblici influenti delle organizzazioni per cui lavoriamo, ma andando ben oltre le singole uniformi, fino al limite del singolo soggetto.
E qui sta il nostro paradosso: confezioniamo le uniformi ma smontiamo quelle confezionate dagli altri! Un solo caso per spiegarmi:°se lavoro per l'azienda X e mi propongo di dare alla sua identità un posizionamento distintivo rispetto alle aziende concorrenti dovrò (se non è già stato fatto) procedere ad un percorso di envisioning che comporta la condivisione da parte della coalizione dominante, ma auspicabilmente anche dei dipendenti che, come è ormai accertato, sono assai più credibili dei dirigenti come fonti aziendali,°di una missione (cosa faccio),°una visione (dove voglio essere fra 3/5 anni), °dei valori guida che mi impegno a seguire nella implementazione...°della strategia che mi traghetterà dalla missione alla visione. Il processo di envisioning prosegue con la visualizzazione di quella identità, la fase di branding e di corporate identity. Dunque, devo trovare e assemblare razionalmente gli elementi comuni, possibilmente i migliori elementi comuni, che caratterizzano la cultura dell'organizzazione per cui lavoro per poi trasformarli in storie e simboli, retoricamente persuasivi e carichi di valori emotivi, così che gli interni vogliano riconoscervisi, fino ad indossarli - proprio come una uniforme - durante le loro importantissime relazioni con i pubblici influenti; °sempre lavorando per la stessa azienda X mi propongo però anche di identificare con la massima precisione possibile quei pubblici influenti con i quali desidero avviare, consolidare o sviluppare i miei sistemi di relazione su specifiche questioni afferenti ai singoli obiettivi perseguiti. Per fare questo non posso e non devo arrestarmi di fronte ad alcuna uniforme. Esemplificando: i giornalisti come pubblico non mi bastano, mi servono i giornalisti che si occupano di quella determinata questione e che scrivono su quelle determinate testate; devo poi leggere gli ultimi articoli scritti dal singolo giornalista e avviare con lei/lui una relazione che parte dal presupposto che, salvo casi eccezionali, non è interessato a relazionarsi con me, ma sono io che devo attirare la sua attenzione argomentando temi di suo interesse, per poi gradualmente portarlo ad interessarsi dei temi che interessano anche me. Insomma devo scavare e andare oltre lo stereotipo del giornalista. La stessa cosa, ovviamente, vale per tutti gli altri pubblici influenti. (tmf)
 
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