Massimiliano Colognesi
'Il tempo non si ferma. Il reporting nella transizione', il titolo scelto per l’Oscar di Bilancio 2025 non è uno slogan, è il simbolo di un quadro normativo in continua transizione.
Il paradosso della transizione: il tempo legale rallenta, quello reputazionale accelera
Il 29 settembre si è chiusa la consultazione EFRAG sugli ESRS semplificati: proposta di riduzione fino al 57% dei datapoint (soprattutto per PMI e disclosure volontaria). Intanto, la Legge 118/2025 ha recepito lo stop-the-clock europeo sulla CSRD e la CSDDD slitta al 2027–2029.
In un contesto in cui la parola sostenibilità rischia di svuotarsi, la comunicazione aziendale è davanti a una scelta: trasformare il reporting in strumento di relazione autentica, o ridurlo a esercizio difensivo. Così, mentre il regolatore rallenta, la realtà accelera:
E soprattutto: l’opinione pubblica è sempre meno tollerante verso l’opacità.
Trasparenza come asset relazionale
Per troppo tempo, la disclosure è stata vista come esposizione: dire di più = rischiare di più. Oggi è il contrario: l’asimmetria informativa genera sospetto, e il sospetto corrode la fiducia più velocemente di qualsiasi campagna di comunicazione.
La trasparenza invece costruisce credibilità anticipata. Non è solo cosa si comunica, ma come si dimostra di conoscere i propri rischi e di avere una governance solida per gestirli.
Quattro pilastri diventano decisivi:
Reporting come dialogo, non come obbligo
Il vero spartiacque, oggi, non passa tra chi è già compliant e chi è in ritardo. Passa tra chi interpreta il reporting come obbligo da subire e chi lo riconosce come strumento di dialogo e creazione di valore.
Un bilancio di sostenibilità fatto bene non è un documento per il regolatore: è un contratto di fiducia con investitori, dipendenti, clienti, comunità.
I rinvii normativi, in questa prospettiva, non sono un “liberi tutti”, ma un’occasione per fare le cose bene: senza la pressione della scadenza immediata, ma con la lucidità di chi sa che la reputazione si costruisce ogni giorno e si perde molto più velocemente di quanto si possa recuperare.
Le aziende che sapranno utilizzare questa finestra temporale per consolidare processi, dati e governance non si troveranno solo pronte quando le norme torneranno a stringere: si troveranno già in vantaggio. Per chi comunica e fa relazioni pubbliche, la sfida è coltivare senso condiviso. Non mediare, ma creare connessioni autentiche.
Il tempo del legislatore può rallentare. Il tempo della reputazione, no.