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Indecidibilità della sponsorizzazione

13/07/2004

Cosa fare quando il testimonial principe di una campagna pubblicitaria deve difendersi da accuse di doping?

Nike si trova ad affrontare un problema molto delicato: continuare o meno a sostenere uno dei suoi testimonial più celebri e su cui ha investito più denari e che oggi si trova sotto indagine dell'Agenzia anti-doping statunitense, la velocista e saltatrice in lungo Marion Jones.La campionessa Usa, già vincitrice di 5 medaglie olimpiche a Sidney 2000, era stata scelta per la campagna "Speed" che sta accompagnando il colosso dell'abbigliamento sportivo di Beverton verso Atene 2004. Ora, dopo che l'Agenzia anti-doping ha fatto sapere di aver incluso Marion Jones tra gli indagati, puntare sull'atleta di colore potrebbe rivelarsi un clamoroso autogoal.Tre le possibili soluzioni al problema:

sostenere la Jones e rischiare, in caso di accertamento del caso doping, di aver puntato molti soldi sul cavallo sbagliato;
ignorare la controversia sul doping, vera o falsa che sia, e rischiare di essere considerati indifferenti al problema doping;
prendere le distanze dall'atleta, col rischio, se l'affaire doping si rivelasse una bufala, di perdere un testimonial che risulterebbe ancor più rinforzato agli occhi dell'opinione pubblica.
Per il momento Nike, che ha preferito non commentare la vicenda, sembra attuare una vera e propria sospensione del giudizio e programma spot in cui al posto della Jones compaiono Serena Williams, finalista a Wimbledon, e Lance Armstrong, impegnato a vincere il suo sesto Tour de France. Ma prima o poi delle decisioni andranno prese, e i risultati sportivi della campionessa (eliminata nei Trials Usa nei 100m, per cui niente Olimpiadi in quella specialità) non stanno per ora giocando a suo favore.
Gabriele De Palma - Totem
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