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India: Pepsi e pesticidi

06/06/2007

Il colosso delle bevande si difende dalle accuse di eccessivo sfruttamento delle falde acquifere e da quelle di utilizzare acque contaminate da pesticidi.

Indra K. Nooyi, cinquantunenne Ceo di PepsiCo Inc., alza le barriere a difesa dell'azienda della quale è a capo contro le accuse di eccessivo sfruttamento idrico con l'aggravante di usare nel confezionamento delle bevande acqua con pericolosi residui di pesticidi. Come riportato da BusinessWeek, lo fa ricordando la propria infanzia nella città costiera indiana di Chennai. Nooyi rievoca gli anni Sessanta, durante i quali il razionamento idrico prevedeva l'erogazione di acqua solo dalle tre alle cinque del mattino, orario nel quale lei e la sua famiglia si svegliavano per riempire tutti i secchi che avevano a disposizione in modo da creare una riserva per la cucina e l'igiene personale.
Dopo gli studi al prestigioso Institute of Management in India, Nooyi lasciò la sua patria per trasferirsi negli Stati Uniti e iscriversi alla Yale University, dalla quale la sua carriera prese il volo culminando con la nomina ad amministratore delegato di Pepsi nell'ottobre dello scorso anno.
E' stato a questo punto che i problemi idrici della sua nazione d'origine hanno ricominciato a essere un problema anche per lei, ma questa volta Nooyi viene chiamata in causa come responsabile. A capo della protesta cè un'altra donna indiana, Sunita Narain, discendente di una famiglia di attivisti. Narain, da sempre impegnata nella difesa dell'India dai pericoli di un'eccessiva industrializzazione, è ora a capo del Centro per la Scienza e l'Ambiente. La sua denuncia è che gli indiani stanno subendo un avvelenamento da pesticidi e che Pepsi ne è uno dei principali, colpevoli, autori.
Non bisogna dimenticare che le prime accuse di eccessivo sfruttamento idrico, che vedono la chiamata in correo anche di Coca-Cola, sono datate 2003: da quell'epoca le vendite di Pepsi sono andate calando progressivamente e vi sono state manifestazioni durante le quali i partecipanti frantumavano bottiglie prodotte dalla multinazionale americana. Indra K. Nooyi sostiene "che chiunque pensi che Pepsi metta a repentaglio il proprio brand, un marchio globale, facendo qualcosa di stupido in una nazione, è pazzo".
Redazione Totem - Emanuela Di Pasqua
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