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Innovazione, una battuta d'arresto: l'Italia investe sempre meno

04/07/2006

Dal sito di Comunicatori Pubblici, gli scoraggianti risultati del Rapporto Assinform 2006.

Dal sito di Comunicatori Pubblici...Un'Italia che non investe in innovazione. È quanto emerge dal Rapporto Assinform 2006, la fotografia più completa dello stato dell'arte nel settore dell'informatica, delle ICT e delle telecomunicazioni, scattata dalla principale associazione nazionale di categoria. Nell'indagine, pur registrandosi una timida ripresa delle spese in informatica e nuove tecnologie nelle PA locali, si assiste infatti ad una vera e propria ritirata strategica del settore pubblico in questo campo di investimenti: - 12% nel 2005 e 35% nel 2006.
Il mercato IT in Italia è in lieve crescita: dallo -0,4% del 2004, allo +0,9 del 2005 e al +1,2% registrato nel 2006, un trend positivo che però ha dei numeri ridicoli rispetto alla crescita del mercato IT nel resto del mondo: "È qualcosa ma è ancora troppo poco dice il Presidente di Aitech-Assinform Ennio Lucarelli -  a fronte di un mercato IT che negli Usa cresce al ritmo del 5%, in Europa del 3,5% e in Cina siamo addirittura sull'ordine del 20%".
Pronta la replica del nuovo Ministro dell'Innovazione, Luigi Nicolais, che ha indicato l'innovazione come un "un fattore chiave per il rilancio del Paese", e sostenuto la necessità di una forte capacità di collaborazione tra settore pubblico e settore privato, condita da un grande rispetto per le autonomie locali. Il punto chiave per la riprese è sviluppare una "cultura del back office", ha spiegato il Ministro, sostenendo la necessità di coniugare gli aspetti tecnologici con quelli organizzativi per ottenere reali ritorni in termini di efficacia ed efficienza. Emblematico, a suo modo di vedere, il caso delle carte di identificazione elettronica: dopo la proliferazione selvaggia di diverse tipologie di tessere negli ultimi anni, a tutto danno dei cittadini, si cercherà ora di ridurre la confusione, distribuendo la tanto attesa carta di identità elettronica il documento che sarà assieme carta di identità, tessera sanitaria e patente di guida entro due anni, ad almeno il 50% dei cittadini.
Intanto, nell'attesa di verificare se questa volta all'annuncio seguirà anche la distribuzione, restano, a un livello più generale, non pochi dubbi sullo stato di salute del settore dell'innovazione italiana. Per quanto riguarda gli investimenti pubblici italiani in IT, ammontano a 3.000 milioni di euro, di cui la spesa pubblica centrale assorbe 1.650 milioni di euro, i restanti 1.350 vengono invece assorbiti dalla domanda pubblica locale. Spese bassissime se confrontate alle cifre europee: "Siamo agli ultimi posti in Europa, con un rapporto tra spesa IT della PA e il Pil che ci colloca in quindicesima posizione", prosegue Lucarelli. "A questo si aggiunge il fatto, grave, che, la Finanziaria 2006, sui capitoli relativi all'informatica nella Pubblica Amministrazione Centrale, prevede una netta diminuzione rispetto al 2005, che per le spese correnti è del 30% e per gli investimenti il decremento è ancora maggiore, dell'ordine 39%. Oggi la nostra PA spende 51,3 euro in informatica per abitante, rispetto ai 147 euro spesi dall'amministrazione pubblica del Regno Unito per ogni suddito britannico, ai 96 euro dell'Olanda, agli 86 euro della Francia, ai 72 della Germania, ai 63 dell'Irlanda fino ai 56 euro spesi dalla Spagna".
Senza una chiaro segnale di svolta nel campo dell'innovazione, in conclusione, l'Italia rischierebbe di uscire dal novero delle economie sviluppate. Sfruttare al massimo la pur minima ripresa registrata negli ultimi mesi, coordinare al meglio gli sforzi di pubblico e privato, puntare di più sulla creatività e l'ingegno italiani, veri e propri marchi di fabbrica riconosciuti in ambito internazionale, sembrano le uniche strategie per costruire una via italiana all'informatica.
 
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