Federica Zar, Consigliera Nazionale con delega alla Comunicazione
Una ricerca accademica sui possibili impatti e la riflessione del Consigliere Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Cristiano Degano.
In questi giorni, l’Ordine Nazionale dei Giornalisti sta invitando gli iscritti a partecipare a un’interessante ricerca accademica sull’impatto dell’intelligenza artificiale nel giornalismo italiano, a cura di Pina Debbi, Vicedirettrice del TG La7 e dottoranda in Learning Sciences and Digital Technologies all’Università di Modena e Reggio Emilia.
In particolare, il progetto indaga come strumenti come ChatGPT, Gemini, Claude (per la scrittura), Midjourney e DALL·E (per le immagini), oltre ad applicazioni per trascrizioni, sintesi o fact-checking, vengano già utilizzati, formalmente o informalmente, nelle pratiche giornalistiche quotidiane. E non solo, aggiungo, anche in quelle delle relazioni pubbliche e della comunicazione in generale.
“Il contesto italiano è ancora poco esplorato dalla ricerca scientifica” – sottolinea Pina Debbi – “nonostante la crescente adozione spontanea di questi strumenti da parte dei professionisti. La rilevazione è fondamentale per fornire dati empirici utili a indirizzare policy editoriali e percorsi di formazione e comprendere come i giornalisti stiano ridefinendo il proprio ruolo nell’ecosistema digitale”.
Come professionisti delle relazioni pubbliche – penso all'attività di media relations e gestione di uffici stampa – possiamo contribuire all’indagine, ovviamente se iscritti anche all’Ordine Nazionale dei Giornalisti, di qualsiasi regione italiana, contribuendo così in modo concreto a far emergere la voce anche della nostra “duplice” professione in un momento di grande trasformazione.
“Il mondo del giornalismo e quello della comunicazione del resto si intrecciano frequentemente” – sottolinea Cristiano Degano, Consigliere Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, facendo anche suo il mio appello affinché gli aderenti alla FERPI iscritti anche all’Ordine partecipino alla ricerca accademica curata dalla Vicedirettrice del TG La7 – “e non sono pochi i soci delle FERPi che hanno in tasca anche il tesserino dell’Ordine dei giornalisti. In un momento di crisi dell’editoria come quello attuale sono infatti molti i colleghi che trovano uno sbocco professionale negli uffici stampa o nell’attività di media relations. L’arrivo dell’intelligenza artificiale generativa” – continua il Consigliere nazionale – “ha investito in poco tempo le nostre professioni come uno tsunami e sta cambiando il nostro modo di lavorare. C’è chi lo vede come un pericolo, anche per i posti di lavoro, chi come una grande opportunità, in ogni caso è fondamentale introdurre delle regole per il suo utilizzo. Lo ha fatto l’Europa con l’AI Act, che sta gradualmente entrando in vigore, lo sta facendo l’Italia. Nel marzo scorso, il Senato ha infatti approvato un Disegno di legge in materia di intelligenza artificiale, che dovrà ora passare all'esame della Camera, riguardante anche il mondo del lavoro e delle professioni intellettuali. Si tratta di norme in parte già anticipate, per quanto ci riguarda, dall’Ordine dei giornalisti. Il primo giugno scorso è entrato infatti in vigore il nuovo Codice Deontologico dei giornalisti che introduce uno specifico articolo dedicato proprio all’intelligenza artificiale”.
Il nuovo Codice Deontologico e l’uso dell’IA
Il questionario della ricerca, disponibile qui fino a settembre, è completamente anonimo e non richiede l’inserimento di alcun dato sensibile. I dati raccolti saranno utilizzati solo ai fini di ricerca accademica, nel pieno rispetto del Regolamento (UE) 2016/679 (GDPR).
Foto Lara Perentin