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La campagna anti-fumo del Governo italiano

10/02/2009

Ottantamila morti l’anno in Italia, 5,4 milioni nel mondo. Almeno 25 le malattie causate dalle sigarette. Il ministero del Welfare prova ad assestare un nuovo colpo alla peggiore eredità del ‘900.

Il fumo causa in Italia ottantamila morti all’anno, 5,4 milioni nel mondo, ed è fra i responsabili di almeno 25 gravi patologie. Dal tumore ai polmoni all’infarto, fino alle disfunzioni erettili e riproduttive. Nel complesso gli italiani schiavi delle “bionde” sono 11,2 milioni.


A diffondere questi dati, lo scorso 5 febbraio a Palazzo Chigi, sono stati il sottosegretario alla Salute Ferruccio Fazio e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti, durante la presentazione della Campagna di comunicazione 2009 contro il fumo, denominata “Il fumo ti uccide: difenditi!”. Duplice è l’obiettivo di questa iniziativa, voluta dal governo e condivisa dal ministero del Welfare: ridurre il numero dei fumatori abituali ed evitare l’avvicinamento dei più giovani alle sigarette.


Qualche segnale confortante arriva dal numero totale dei fumatori con più di 14 anni, sceso dal 23,8% del 2003 al 22,2 del 2008. Mentre a preoccupare sono i più giovani, nel 2007 tra i 20-24enni la percentuale dei fumatori era pari al 28,8%. Inoltre, il 7,8% dei 14-24enni ha dichiarato di aver iniziato prima dei 14 anni.


La campagna ha già preso avvio l’8 febbraio con il passaggio, in questa prima fase, di uno spot dissuasivo sui principali canali televisivi nazionali, per passare in un secondo momento alle sale cinematografiche e ai giornali. Protagonista del filmato è l’attore Renato Pozzetto, che pronunciando l’intercalare tipico dei lombardi d’azione (“taac”, come dire “cosa fatta”) si lancia alle spalle tante sigarette quante sono le malattie che possono causare.


Nel giro di un secolo, quella che era una consuetudine etnico-religiosa è diventata un vizio di massa. Colpa della produzione industriale di tabacco, sigarette e articoli per fumatori, ma anche dei tempi, di quel Novecento durante il quale il gesto di accendere sigari e sigarette aveva finito per caricarsi di troppi (e falsi) significati di libertà ed emancipazione.
Oggi gran parte di quella simbologia ha perso di senso e il vero atto di libera autodeterminazione è smettere di fumare.


Rosario Vizzini – Redazione Cultur-e
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