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La circolazione delle informazioni nuoce al segreto militare

01/06/2004
C'è un nuovo grande nemico per il segreto militare: la rapida diffusione di macchine fotografiche digitali, videofonini e altri strumenti per la comunicazione senza fili. Il recente e ancora non concluso dramma delle torture dei prigionieri iracheni nel carcere di Abu Ghraib ha portato alla ribalta il conflitto tra la ragion di stato militare e la disponibilità di tecnologie di massa che facilitano la comunicazione. Quasi ogni milite in missione in Irak ha portato con se almeno un videofonino e risulta praticamente impossibile per l'esercito controllare tutte le comunicazioni da e verso il contingente militare. Il Dipartimento della Difesa statunitense non ha ancora bandito videofonini e simili, e Donald Rumsfeld ha dichiarato di non avere intenzione di farlo nel futuro, ma il Pentagono non più tardi di un mese fa ha diramato la direttiva 8100.2 che impone ai comandanti di monitorare strettamente l'uso di mezzi di comunicazione wireless. La direttiva prescrive ai soldati di usare tecnologie wireless che si conformino agli standard di sicurezza militari. E' inoltre proibito loro di usare qualsiasi strumento per archiviare o trasmettere informazioni riservate. La 8100.2 ha sollevato le critiche dell'opinione pubblica: Clarence Page, editorialista del Chicago Tribune ha firmato un fondo dal titolo "Armi di fotografia di massa" in cui ha sostenuto che ogni soldato dovrebe essere dotato di macchina fotografica digitale; Jeff Jarvis, esperto di media, ha chiesto al Pentagono di bandire la stupidità e non l'esibizione della stupidità. Mizuko Ito, antropologo che si è dedicato allo studio dei videofonini e di come modificano le abitudini quotidiane, ritiene inutile ed anacronistico un divieto delle tecnologie senza fili e paragona il diffuso potere di documentare ciò che accade ad un "piccolo fratello", contraltare anarchico (nella misura in cui sfugge a qualsivoglia controllo dall'alto) del più celebre e preoccupante "Grande fratello" di orwelliana memoria.
Gabriele De Palma - Totem
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