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La crisi allarga il digital divide dell’Italia

05/06/2009

Presentato il 40° rapporto di Assinform Confindustria sullo stato dell’Information & Communication Technology: crolla la domanda di servizi ICT da parte di Media, PA e Telecomunicazioni. Tengono solo le utilities. Il resto del mondo è in trend positivo.

Che durante una crisi economica le relazioni pubbliche assumano un carattere più personale e diretto può essere un fatto naturale. Ma quanta comunicazione può oggi fare a meno della tecnologia? Eppure è proprio quello che sta accadendo in Italia nel corso di questi ultimi mesi. Secondo il 40° rapporto di Assinform (l’associazione dei produttori informatici aderente a Confindustria), il crollo della domanda di servizi ICT si attesterà a fine 2009 intorno a un -5,9%: “Il peggior risultato dell’informatica italiana nella sua storia”, ha commentato il presidente di Assinform, Ennio Lucarelli, presentando il report durante il Tosm di Torino (il Salone professionale dell’ICT giunto alla sua seconda edizione).


A trascinare verso il basso i consumi di tecnologia, per di più, sono tre settori dove la comunicazione è a dir poco strategica: media (- 8,1%), pubblica amministrazione (centrale -3,2% e locale -1,7%) e telecomunicazioni (-11%). Ma la frenata della spesa digitale coinvolge anche i consumatori (-3,5%), i trasporti (-4,9%) e le banche (-9%). Tra le poche voci positive spicca il settore energetico, con la crescita della domanda di ICT da parte delle utilities (+3,4%).


Al di là della crudezza di questi numeri, secondo Lucarelli, “la crisi sta mettendo a nudo l’estrema debolezza dell’altalenante politica per l’innovazione in Italia. Per il settore privato esistono ben pochi incentivi – ha sottolineato – mentre l’approfondirsi dei tagli alla spesa pubblica in ICT renderà ben più difficile portare avanti il piano per l’e-Government e si rifletterà in termini negativi direttamente sui servizi ai cittadini e sulla semplificazione nei confronti delle imprese”.


Se per l’Italia la situazione interna è allarmante, il confronto con l’estero è addirittura disastroso. Nel 2008 tutti i mercati informatici internazionali hanno continuato a crescere, sebbene in misura lievemente ridotta (nell’ordine dell’1%) rispetto al 2007: Stati Uniti +3,3%, Europa +3,8% e Asia-Pacifico +7,2%. “Se è inevitabile che di fronte alla crisi dei mercati, imprenditori e amministratori si preoccupino di limitare i costi – ha detto Lucarelli – dobbiamo essere consapevoli che tagliando sull’innovazione stiamo approfondendo il nostro ritardo rispetto ai paesi concorrenti e compromettendo così proprio le possibilità di riprendere a crescere e a competere”.


Al Governo – rappresentato al Tosm da Luigi Mastrobuono, capo di gabinetto del Ministero per lo Sviluppo Economico – Assinform ha chiesto una decisa svolta sull’innovazione con urgenti contromisure: detassazione degli utili delle imprese investiti in innovazione digitale; incentivi all’innovazione inseriti in ogni iniziativa del piano anticrisi; fondi nazionali Fas (Fondo Aree Sottoutilizzate 2009-2011 circa 14 mld su cui deciderà il Cipe nella prossima riunione) per finanziare Industria 2015 da cui far partire l’atteso progetto ICT e lanciare nuovi programmi, in particolare il Piano e-Government 2012, il Fondo Ricerca e Competitività; un impegno sullo sviluppo dell’e-commerce che aiuti le Pmi italiane ad affrontare nuovi mercati; la ripresa della strada delle liberalizzazioni.


Rosario Vizzini – Redazione Cultur-e
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