La lezione di Trump
28/10/2016
Bob Geller, autorevole autore, blogger e presidente di Fusion PR a New York dice la verità su un mito vecchio ma oggi rinnovato e sempre falso. Any press is good. La lettura della campagna presidenziale statunitense in termini di comunicazione però dice altro.
Il settore delle Rp deve amare molto Donald Trump dal momento che impartisce lezioni sul potere degli earned media. Sono stato a molti party e quando la conversazione si sposta sulla campagna, tutti gli occhi si rivolgono a me, sembrando sfidarmi/incolparmi: "Andiamo ragazzo delle PR, racconta qualcosa!”
Trump è un critico frustrato, ama confondere i giornalisti, fare lo spaccone e autopromuoversi.
Questa storia spiega come ha tenuto troppo sotto controllo le PR - e
questa (del giornalista e
podcaster Michael Barbaro di Run-up del New York Times) documenta come Donald si sia innamorato dei successi mediatici già in tenera età:
Può ancora ricordare l'emozione di vedere menzionato il suo nome su un giornale per la prima volta, come giocatore di baseball del liceo. Trump ha detto: “Mi è piaciuto. Era la prima volta che mi trovavo su un giornale”.
La campagna insegna anche lezioni sul valore della copertura stampa a confronto con la pubblicità. Mostra quale sia il potere del brand - il misterioso fascino di alcune persone, aziende o prodotti. È la musa, il dono dei media che continua a dare foraggio per innumerevoli storie (oltre che a comici e ospiti dei talk show). Les Moonves ha detto che Trump non è in grado di rendere grande l'America, ma è "dannatamente buono per la CBS”.
Ma cosa dire del vecchio detto: non c’è nulla come la cattiva stampa?
Lynn Vavreck ha studiato l'efficacia delle campagne pubblicitarie e riportato i risultati su Upshot del New York Times:
Do Campaign Ads Matter?. Il suo lavoro è anche un bel trattato sulle Rp contrapposte alla pubblicità, dal momento che Trump ha puntato quasi tutto su mezzi di informazione liberi. L’adv sembra funzionare, vista la leadership in crescita di Hillary Clinton.
“Tutto questo suggerisce che la strategia di Donald Trump, se risulta efficiente in termini di costi, può non essere efficace in termini di persuasione. Ha lasciato Hillary Clinton a dominare la guerra pubblicitaria negli stati competitivi e sembra che questo gli stia costando voti”.
Ma una variabile molto importante che la Vavreck non ha esplorato era il sentiment della copertura mediatica. Credo che siamo tutti d'accordo, senza fare un sacco di analisi, che la stampa di recente non è stata buona, e questo ha fatto male alla reputazione di Trump.
La situazione mi ricorda un altro luogo comune: stai attento a ciò che desideri. Si vive di Rp e si muore di Rp. Sì, non c’è nulla come la cattiva stampa e noi potremmo solo vivere meglio.
Fonte: Flacksrevenge