Jeremie Tshimanga e Martina Carone
L’incontro con Luca Barabino organizzato da CASP e FERPIlab, raccontato da Jeremie Tshimanga e Martina Carone.
Crisi geopolitiche, shock economici e innovazione tecnologica accelerata hanno reso l’incertezza una condizione strutturale, più che una fase transitoria. In questo scenario, la comunicazione d’impresa è chiamata sempre più spesso a svolgere un ruolo di “bussola”, aiutando vertici e strutture operative a leggere i contesti, rafforzare la reputazione e accompagnare le organizzazioni nel governo della complessità. È il quadro entro cui si è svolto l’evento formativo “Comunicare in un mondo che cambia”, organizzato dalla Commissione di Aggiornamento e Specializzazione Professionale (CASP) di FERPI insieme a FERPILab e svoltosi lo scorso 3 dicembre.
L’incontro, introdotto da Vincenzo Manfredi, Direttore scientifico FERPILab, e moderato da Fabrizio Vignati, Componente del Comitato Scientifico FERPILab e Consigliere Nazionale FERPI con delega alla formazione, ha coinvolto soci FERPI e giovani comunicatori in un confronto serrato sul ruolo della comunicazione d’impresa in contesti instabili. Nel solco delle attività di formazione continua promosse da CASP e FERPILab, il corso ha offerto strumenti e chiavi di lettura utili a interpretare i nuovi scenari e a ripensare il contributo strategico dei comunicatori nei processi decisionali.
Protagonista della lezione è stato Luca Barabino, CEO e Founder di Barabino & Partners, che ha ripercorso alcuni passaggi della propria esperienza professionale, dalle radio libere e dall’impegno con i Giovani Imprenditori di Confindustria fino alla nascita, nel 1985, dell’agenzia che porta il suo nome. Un percorso che ha contribuito a spostare la comunicazione corporate da funzione ancillare a componente strutturale della governance, accompagnando la crescita di Barabino & Partners fino alla leadership nel mercato italiano e al suo ingresso in Excellera Advisory Group, piattaforma di corporate affairs con posizionamento internazionale.
Uno dei passaggi più rilevanti del confronto ha riguardato la definizione della “instabilità cronica” come nuova stabilità, a partire da una sequenza di eventi che va dall’11 settembre alle crisi finanziarie, dalla pandemia alle guerre, fino alla diffusione dell’intelligenza artificiale. In questo contesto, la comunicazione d’impresa non può limitarsi a reagire alle emergenze, ma deve diventare infrastruttura di continuità: uno strumento per dare senso a cambiamenti che si susseguono senza pause, mantenendo coerenza tra identità, scelte aziendali e narrazioni verso i molteplici pubblici di riferimento.
Da questo punto di vista, le relazioni pubbliche sono state presentate come professione “olistica”, capace di connettere business, responsabilità sociale e comunità, presidiando in modo coordinato comunicazione esterna, istituzionale e finanziaria. Barabino ha sottolineato come, in una fase in cui molte imprese affrontano riorganizzazioni, cambi nei modelli di lavoro e pressioni competitive crescenti, la comunicazione diventi decisiva per gestire trasformazioni sensibili come processi di riduzione del personale o cambi di governance, minimizzando i rischi reputazionali e rafforzando il capitale di fiducia.
Un focus specifico è stato dedicato alla comunicazione interna, non più “cenerentola” della comunicazione d’impresa, ma snodo strategico per la talent attraction e la talent retention. In un contesto in cui le persone possono amplificare o indebolire il posizionamento dell’azienda attraverso i propri canali digitali, diventa essenziale condividere scopo, valori e linguaggi, e sviluppare programmi che rendano dipendenti e collaboratori autentici ambasciatori dell’organizzazione, anche nei rapporti con i territori in cui l’impresa opera.
Accanto alle dinamiche di scenario, l’evento ha messo in luce le competenze richieste oggi ai comunicatori: capacità di analisi dei contesti geopolitici ed economici, comprensione degli impatti dell’innovazione tecnologica, padronanza dei linguaggi digitali e, soprattutto, una solida cultura manageriale che consenta al Chief Communications Officer di sedere a pieno titolo nei board. La prospettiva proposta da Barabino conferma la comunicazione corporate come leva per affrontare l’incertezza, anticipare i cambiamenti e governare l’instabilità in un mondo che cambia.