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La PA senza parole. Comunicare senza budget

17/05/2013

Dai tagli delle risorse fino a questioni culturali e professionali in grado di ostacolare la funzione pubblica della PA. Sono stati i temi emersi durante l’incontro, organizzato dalla Delegazione Ferpi Lazio, che si è tenuto lo scorso 8 maggio a Roma.

di Alessandra Fornaci e Marco Barbieri
Se dalla questione dei tagli lineari delle risorse è partito il confronto nell’incontro organizzato dalla Delegazione Ferpi Lazio lo scorso 8 maggio, le analisi di Stefano Rolando, Raffaele Marmo, Roberto Marino e Marco Magheri, stimolate dalle provocazioni di Marco Barbieri, Delegato Nazionale Ferpi PA, hanno portato ad individuare questioni culturali e professionali più “gravi”, di ostacolo alla comunicazione “pubblica”, aggettivo di cui a Rolando stesso si deve la scelta, nel significato di “comunicazione per tutti”.
Più che la mancanza di risorse – secondo Rolando – è il rapporto di sudditanza con la comunicazione politica dei vertici dell’amministrazione a togliere parole, risorse ed efficacia alla comunicazione pubblica. “L’obiettivo delle campagne di comunicazione che le amministrazioni devono assicurare ai cittadini è prima di tutto politico-sociale –ha sottolineato Rolando – non amministrativo. Bisogna capire se tutta l’amministrazione condivide tale obiettivo e la strategia per realizzarlo. Se c’è una strategia poi le risorse si trovano”. Magari con un po’ più di fantasia e creativita’, secondo l’opinione di Raffaele Marmo. Meno ottimista – “senza risorse non si puo’ avere la certezza di informare i cittadini dei loro diritti” – Marco Barbieri, responsabile della Comunicazione Inps e promotore del dibattito, che ha contrapposto la possibilità di vertici politici illuminati e di dirigenza burocratica poco incline alla comunicazione. Purtroppo la cultura del segreto, e dell’informazione negata al pubblico dei cittadini stakeholders, strascico anche del timore di un possibile riprodursi di logiche da Minculpop nelle istituzioni del dopoguerra, continua a impedire l’adesione al modello inglese del Central Office of Information, al quale Rolando guardava già nel 1984. Obiettivo, budget e valutazione restano a suo parere i tre cardini di un’attività professionale di comunicazione al cittadino, accorta nell’uso delle risorse e ed eticamente orientata. Ma questo modello è sempre stato rifiutato in Italia perché avrebbe prontamente smascherato le tentazioni propagandistiche dei vertici politici delle amministrazioni, sempre più preoccupati della loro visibilità personale fino alle ultime derive della seconda repubblica.
Secondo Rolando, la responsabilità della politica e dei portavoce è in tal senso enorme. E anche in presenza di un politico illuminato al vertice di un’amministrazione, basta una dichiarazione sbagliata di tale vertice per vanificare l’efficacia di un’intera campagna di comunicazione.
L’opinione di Stefano Rolando è stata confermata dalla testimonianza di Raffaele Marmo, che ha potuto sperimentare quanto la comunicazione del vertice politico faccia ancora premio sulla comunicazione al cittadino, avendo ricoperto prima il ruolo di Portavoce del Ministro Sacconi e poi quello di Direttore centrale della Comunicazione al Ministero del Lavoro. Marmo non fatica a vedere il bicchiere mezzo pieno. “Non è detto che la riduzione delle risorse sia solo un male. Di fatto ci ha spinto ad uno sforzo sinergico per ottimizzare l’uso delle risorse e coordinare le azioni di comunicazione tra Ministero ed enti collegati, quali Inail, Inps, Italia Lavoro e Isfol, che ha portato alla nascita della Casa del Welfare, come soggetto unico che comunica con il cittadino ad una voce sola, almeno nei contesti fieristici, con risparmi significativi e un migliore coordinamento delle azioni”.
Per il Delegato Lazio di Comunicazione pubblica, Marco Magheri – già responsabile della comunicazione dell’assessorato alla salute della Regione Campania e poi dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma – i veri sprechi si realizzano dove non si assicura un’efficace comunicazione a fronte di investimenti già fatti per iniziative e progetti importanti per i cittadini e la sfida del momento sta nell’imitare gli uomini preistorici che univano le forze per combattere i nemici più forti e feroci.
Il tema del coordinamento tra le amministrazioni è stato centrale anche nell’attività del Dipartimento Informazione ed Editoria che, come ha illustrato il Consigliere Roberto Marino, si è concentrata su due linee d’azione: la scelta di sperimentare per le campagna l’utilizzo dei nei new e social media e l’accentramento della spesa di comunicazione per l’acquisto dai concessionari di pubblicità nel ruolo di “Grande cliente”,finalizzato a garantire le stesse tariffe a tutte le amministrazioni.
Il dibattito ha poi toccato possibili scenari futuri: la necessità di nuove norme, più aderenti alle novità del tempo.“Nuove norme o nuova dirigenza pubblica e nuovi politici?” ha chiesto con domanda retorica Barbieri. La legge 150 del 2000 era nata già vecchia, sette anni sono stati impiegati per approvarla, ha affermato Rolando, da padre putativo della norma, “oggi la comunicazione è branding ed e-democracy”. E sull’emergere di una nuova classe politica più attenta a questi temi si dice poi fiducioso.
Una considerazione finale e’ stata dedicata all’uso dei social media. Necessari alla PA, anche perché a basso costo, ma senza indulgere al gusto della moda del momento e con la consapevolezza che si tratta di piattaforme e canali di comunicazione a forte impatto organizzativo dove è richiesta competenza e presidio del tutto nuovi.
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