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La reputazione, elemento fondamentale per le imprese

16/06/2010

Trasparenza e comunicazione, specie alla luce degli ultimi recenti eventi che hanno contribuito a stravolgere i mercati finanziari, da semplici “luoghi comuni” possono diventare elementi strategici per imprese e professionisti della comunicazione. Se ne è parlato al Festival dell’Economia di Trento durante il workshop curato da Ferpi.

L’attuale contesto economico e finanziario, la cui forte incertezza e instabilità non consentono di offrire a consumatori e stakeholders prospettive e visioni di medio termine, impone alle aziende di recuperare la componente reputazionale.
É la conclusione cui sono giunti Gianluca Comin, presidente Ferpi e direttore relazioni esterne Enel, Paola Dubini, docente di economia aziendale all’università Bocconi, il giornalista Luca Sofri, Vittorio Meloni, direttore relazioni esterne gruppo Intesa Sanpaolo e Toni Muzi Falconi, docente di Global relation alla New York University nel confronto curato da Ferpi nell’ambito del Festival dell’Economia di Trento, dal titolo Trasparenza e comunicazione.
“È una scelta strategica che, seppur comporta dei costi in termini organizzativi e gestionali, ripaga nel lungo periodo, specie se accompagnata da una rendicontazione dei comportamenti socialmente responsabili”, ha spiegato Paola Dubini.
Comunicazione, rendicontazione, trasparenza. In campo economico uno spartiacque lo ha segnato nel 1998 la “legge Draghi”, imponendo alle società l’obbligo di comunicazione trimestrale dei dati. Ma può bastare ad aumentare la reputazione di un’impresa?
“Di per sè no – ha spiegato Meloni – se ai semplici dati non si offre al cliente/investitore una visione di medio lungo periodo, una prospettiva futura che crei il valore reputazionale dell’azienda anche agli occhi del mercato”.
Dunque informazione, che però – come ha fatto notare il giornalista Luca Sofri – spesso non è attendibile e comunque ha poca corrispondenza alla realtà e non è quindi sinonimo di trasparenza.
Ecco dunque, come ha spiegato Muzi Falconi, che “l’informazione aziendale e finanziaria, più che essere fine a se stessa e autoreferenziale, dovrebbe contenere tre caratteristiche fondamentali: essere informativa (tempestiva, sostanziale, verificabile), partecipativa (rispondere a interessi espressi dagli stakeholder) e responsabilmente rendicontabile”.
Concetto ribadito anche da Paola Dubini. “Non serve una grande mole di informazione se non quella necessaria; l’azienda dovrebbe parlar poco di sè, lasciando a altri questo compito, limitandosi ad offrire le informazioni utili al consumatore per capire il contesto”.
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