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La società dello spettacolo

06/03/2013

Cosa accomuna le vicende elettorali di Grillo, Berlusconi e Bersani? La risposta starebbe nella televisione e nella sua capacità di costruire una relazione personale mediata con le persone. L’analisi di _Mario Rodriguez._

di Mario Rodriguez
È la società dello spettacolo gente! Non mi riferisco a Guy Debord, penso soprattutto alla società dominata dalla pervasività dei media o più precisamente (ancora) dalla tv, il medium che si è confermato il principale mezzo di costruzione della realtà sociale anche in questa campagna elettorale.
Due premesse: la mia è una visione delle cose secondo la quale la realtà sociale è creata dalle interpretazioni che ne dà il sistema mediatico, tv in testa. Secondo: la comunicazione è scambio di valori simbolici e sono appunto i simboli che permettono di conoscere, comprendere e soprattutto motivano all’azione. Quindi la campagna elettorale è una competizione tra soggetti che attraverso le loro capacità di rappresentazione (narrative) costruiscono valori simbolici motivanti al voto.
Da questo punto di vista possiamo dire che i fatti che fanno notizia sono quattro. Il primo è l’indiscutibile affermazione di Beppe Grillo sostenuta da un evento epocale: la raccolta di oltre 8 milioni e mezzo di voti alla prima prova elettorale parlamentare. Il secondo è il risultato di Silvio Berlusconi che viene interpretato da tutti come un grande recupero piuttosto che la perdita di oltre 6 milioni di voti (dal 37% al 21%). Il terzo è la quasi vittoria di Pierluigi Bersani che vince solo perché perde meno, ma perde. E perde 3,5 milioni di voti in cinque anni (da 33% al 25%). C’è poi, quarto punto, il flop del professor Monti che meriterebbe una riflessione a parte per argomentare una evidenza importante: i danni che possono fare gli errori in una campagna elettorale, sono molto più importanti dei vantaggi. Insomma, in campagna elettorale, ma possiamo allargare alle iniziative di comunicazione consapevole in generale, gli errori fanno più danni delle cose positive.
Ecco la domanda: c’è una cosa che accomuna le vicende di Grillo, Berlusconi e Bersani? Certo, è, come da molti anni, la televisione. Grillo e Berlusconi sono due persone che hanno costruito il loro capitale economico e simbolico con e attraverso la tv; Bersani è invece espressione di una cultura che non riesce a sintonizzarsi con quel rivolgimento che la tv ha determinato.Grillo recentemente, e Berlusconi da più tempo, hanno costruito la loro riconoscibilità, quindi la loro possibilità di incarnare valori simbolici trasferibili in politica attraverso la televisione, attraverso quella quasi relazione personale mediata (Thompson) che la tv costruisce con le persone. Attraverso i successi ottenuti in tv – seppure a titoli diversi – Grillo e Berlusconi hanno accumulato le risorse economiche che hanno permesso loro di dedicarsi a tempo pieno alla nuova passione della loro vita. Bersani no, ha continuato a pensare che la tv fosse responsabile di una mutazione antropologica negativa che impediva alle persone normali di pensare l’unica cosa pensabile: votare per lui. Ma non è andata così.
È la democrazia del pubblico bellezza! C’è poco da fare, è dentro questo nuovo habitat che si sviluppano le vicende politiche e umane, cioè si continueranno a costruire e scambiare i valori simbolici che motivano all’azione.
PS. Lo so, resterebbe da parlare di come lo sviluppo del web stia interagendo e trasformando anche la dominazione televisiva dello spazio pubblico. Ma oltre a dire che è stata la condizione essenziale per fare vivere ai militanti del movimento 5 stelle l’esperienza di sé, mi pare serva tempo per ragionarci su e spazio per esprimersi.
Fonte: MR Newsletter
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