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Land of hopes and dreams

08/03/2021

Alberto Floriancig

Si parla tanto di sostenibilità ma accanto a imprenditori virtuosi che si impegnano per migliorare la società in cui viviamo ci sono altrettanti imprenditori miopi, uno Stato che non fa abbastanza, una classe politica concentrata su una campagna elettorale permanente e cittadini primi responsabili di questo sistema. È ora di rimboccarci le maniche per creare davvero “the land of hope and dreams”, come sostiene Alberto Floriancig.

Ho nelle orecchie la voce di Bruce Springsteen che, ai piedi del Lincoln Memorial, canta “Land of hopes and dreams”. Non posso fare a meno di collegare il messaggio di speranza di questa canzone – “incontrami nella terra della speranza e dei sogni” – con la conversazione che ho avuto ieri sera con Claudia De Bellis: abbiamo iniziato a discutere di sostenibilità aziendale ma, a poco a poco, la conversazione è sfociata in qualcosa di più ampio; abbiamo discusso di imprenditori e dirigenti d’azienda, non di quelli “bravi”, che fanno notizia, ma di quelli troppo miopi per abbracciare un approccio sistemico alla sostenibilità e all’innovazione o di quelli che vorrebbero anche essere innovativi e sostenibili ma non possiedono i mezzi o le competenze per farlo; abbiamo parlato di uno Stato che non fa abbastanza in quanto a politiche di sostenibilità e di aiuto alle micro o alle piccole imprese; abbiamo parlato di una classe politica troppo concentrata su una campagna elettorale permanente, troppo poco competente o volutamente incompetente per fronteggiare tutte le sfide di lungo periodo che questo paese deve affrontare e per risolvere tutti i problemi che da troppo tempo l’Italia si porta dietro.

Metto le mani avanti, perché posso già leggere i commenti arrabbiati di quelli che si sentono punti nel vivo da queste affermazioni, di quelli che, giorno dopo giorno fanno del loro meglio per la loro impresa e per la società in cui vivono, impegnandosi attivamente per integrare temi quali la sostenibilità e l’innovazione all’interno della cultura dell’azienda in cui operano o della società in cui vivono. Questo messaggio non è per voi; o meglio, è anche per voi, ma non siete voi l’oggetto delle critiche e dello sconforto racchiuse in queste poche righe e che molti della mia generazione (e non solo della mia) provano.

C’è bisogno di agire concretamente per superare le sfide che abbiamo davanti, sfide che in questo caso prendono il nome di cambiamento climatico e innovazione digitale. Le grandi e medie aziende devono integrare piani di sostenibilità chiari e precisi con l’obiettivo di misurare e ridurre nel tempo il loro impatto sull’ambiente, lo stato deve aiutare tutte quelle imprese che, per mancanza di competenze o finanziamenti, non hanno ancora innovato i loro processi produttivi o integrato pratiche di sostenibilità all’interno del loro agire aziendale. Come ho già scritto in passato, si sta facendo qualcosa con il “Piano Impresa 4.0”, ma non è abbastanza: abbiamo una marea di Microimprese che, tra tasse troppo alte e cali del fatturato, fanno del loro meglio per restare a galla ma a cui lo Stato ha il dovere di tendere una mano in modo da incentivarne i processi di innovazione e di sostenibilità.

Gli imprenditori devono a loro volta impegnarsi attivamente per affrontare al meglio queste sfide; gli strumenti ci sono già: penso alle reti d’impresa, a tutte le associazioni che sul territorio si occupano di questi temi o al già citato “Piano impresa 4.0” che, se pur non perfetto, è un punto di partenza da tenere in considerazione.

I cittadini a loro volta hanno il dovere di richiedere ai loro politici soluzioni chiare e di lungo periodo per fronteggiare gli innumerevoli problemi dell’Italia: siamo sempre più radicati in squallidi estremismi che ci impediscono di vedere il punto di vista dell’altro, chiusi in “bolle” che ci impediscono di comunicare chiaramente gli uni con gli altri e che ci portano ad una sempre maggiore radicalizzazione. I politici più “abili” in questo momento sono proprio quelli che sfruttano queste divisioni in un moto di perpetua campagna elettorale. I cittadini sono i primi colpevoli di questo sistema, quelli che hanno sempre e passivamente accettato una classe politica o troppo incompetente o troppo attaccata a interessi personali. È ora di assumersi, tutti, le proprie responsabilità. È ora di rimboccarci le maniche e metterci a lavoro per creare davvero “the land of hope and dreams”.

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