L'etica professionale nella carta d'identità dei soci Ferpi
16/12/2015
Luigi Norsa e Daniele Salvaggio
L’etica, non basta promuoverla, non serve codificarla in una carta dei valori, se poi la si disattende attraverso comportamenti silenti o non radicalmente improntati al coraggio e all’azione. La questione riguarda la società e, in un contesto più specifico, qualunque organizzazione ne faccia parte. La riflessione di Luigi Norsa e Daniele Salvaggio.
L’etica non è solo uno stile di comportamento a cui “si dice” ci si dovrebbe attenere, non è solo uno strumento di tutela e di prevenzione, è fondamentalmente una forma di rispetto. Esistono le mode ed esistono le parole che fanno moda: come gli abiti, non basta possedere un bel vestito, occorre saperlo indossare. Allo stesso modo l’etica, non basta promuoverla, non serve codificarla in una carta dei valori, se poi la si disattende attraverso comportamenti silenti o non radicalmente improntati al coraggio e all’azione.
Ricerche e illustri colleghi continuamente ribadiscono che la credibilità è una caratteristica fondamentale per essere riconosciuti non solo competenti, non solo interessanti, ma anche e soprattutto affidabili. La questione dell’eticità in un qualunque organizzazione e associazione, compresa Ferpi, deve essere al centro di continui dibattiti e confronti.
Ogni giorno ci troviamo dinnanzi a notizie, accuse, complotti, dossier, che conducono tutti allo stesso interrogativo: perché non si può essere tutti più trasparenti agendo nel rispetto dell'etica e della correttezza? Il mercato, il business, le decisioni, le comunicazioni delle decisioni, possono essere vissute e trasmesse in un modo differente rispetto ad oggi? Si può pensare al dare prima che al dire?
Esiste un problema di etica più generale, che coinvolge pubblici diversi, anche Paesi con legislazioni diverse, ed esiste un problema di etica più specifico, ad esempio all’interno degli ordini professionali, delle associazioni di categoria, di federazioni di persone come Ferpi.
La Federazione Relazioni Pubbliche Italiana si è ben attrezzata negli ultimi anni per quanto riguarda la sorveglianza della correttezza dei comportamenti inerenti l’attività professionale di PR, tutelando l’eticità nei confronti di committenti, media, cittadini, consumatori e nei rapporti fra professionisti. Si tratta però di codici etici sviluppati soprattutto con l’ottica di assicurare la tutela degli altri, attraverso la trasparenza per quanto riguarda gli interessi che tuteliamo, la veridicità delle informazioni trasmesse, la correttezza delle attività professionali. Ma sul fronte della tutela degli associati forse non basta un'azione rivolta al rispetto di statuto e regolamenti nella gestione dell’associazione e al rispetto delle regole di leale concorrenza fra professionisti, è opportuno che l’adesione alla Federazione tuteli tutti nel venir accomunati a persone rispettabili e rispettate.
Occorre introdurre tra i requisiti di iscrizione oltre alla speciale competenza tecnica nel campo delle PR e la prevalenza di tale attività, anche una valutazione sulla condotta morale e sulla comprovata onorabilità di chi vuole entrare a far di una comunità di persone prima ancora che di professionisti. Altre associazioni stanno seguendo questo percorso virtuoso, perché non seguire quindi i buoni esempi?
Ci sono comportamenti che pur non essendo perseguibili legalmente sono più che disdicevoli, c’è poi – particolarmente in questo Paese e in questi tempi tribolati - tutta l’area delle implicazioni giudiziarie e le notizie sugli ultimi scandali ne sono una chiara evidenza. Per questo diventa necessario prevedere la sospensione “automatica” che non è di nocumento al singolo che vi incorre – perché è appunto automatica e prescinde da una preventiva valutazione. Questo da un lato risolve possibili problemi per l’associazione e i suoi associati, derivanti da coinvolgimenti giudiziari di un collega, senza aggiungere a lui danno a quello già derivantegli – a torto o a ragione - dalla vicenda giudiziaria, dall'altro rafforza il rigore etico percepito della associazione e consente oltretutto di dare alla stessa in tali casi un potenziale ruolo positivo riservandosi semmai la possibilità di cancellare nei casi palesemente ingiustificati la sospensione fornendo all'interessato un contributo positivo per superare l'eventuale gogna mediatica"
Si tratta di innovazioni che nulla hanno a che vedere con comportamenti rigidi, bacchettoni o talebani, non violano la presunzione di innocenza – che è tanto sbandierata, ma in effetti è superata dallo sputtanamento immediato e mediatico, utile solo ai veri colpevoli – ma ampliano le tutele e la trasparenza.
Ci auguriamo che queste idee possano essere oggetto di una nuova discussione all’interno dell’associazione e che finalmente si decida realmente di mettere al centro l’etica attraverso scelte di garanzia e di protezione verso le persone e i propri valori professionali. Be a good person, before a good spokesperson!!