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Lobby contaminata

20/04/2004

Un professore di ingegneria nucleare all'università del Texas ha ammesso pubblicamente che un articolo apparso a suo nome sull'Austin American Statesman era in realtà scritto dalla Potomac Communications Group, azienda di rp di Washington DC a servizio della lobby del nucleare.

La dialettica sempre verde tra nucleare sì e nucleare no questa volta si arricchisce di un piccolo scandalo che fa riflettere. Succede infatti che un professore di ingegneria nucleare all'università del Texas ha ammesso pubblicamente che un articolo apparso a suo nome sull'Austin American Statesman era in realtà scritto dalla Potomac Communications Group, azienda di rp di Washington DC a servizio della lobby del nucleare e impegnata ultimamente nel sostenere il cosiddetto Yucca Mountain project. E' solo la punta dell'iceberg: in realtà l'episodio ha fatto emergere una pratica inflazionata quanto discutibile di riportare articoli a sostegno di una causa sotto falso nome. Nel caso della lobby del nucleare pare che nel prestigioso quotidiano texano siano comparsi per lungo tempo articoli finti. Recentemente, dopo il grande blackout, il nucleare ha alzato decisamente la testa e le tesi a sostegno di questa posizione sono frequenti anche tra gli scienziati, a cominciare da Tullio Regge, Carlo Rubbia e Antonino Zichichi, tutti d'accordo che: "Il nucleare è l'energia del futuro". Ma in America il confine deontologico nelle operazioni di lobbying e di pressione è sempre più debole.
Emanuela Di Pasqua - Totem
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