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Mastella: riformare gli ordini e accellerare sul riconoscimento delle associazioni

08/03/2007

Il rapporto tra giornalisti e comunicatori, deve vedere, da entrambi le parti, un impegno costante finalizzato al reciproco riconoscimento e non ad ostacolarsi o farsi inutili battaglie. Chi fa relazioni pubbliche rappresenta interessi di parte, un giornalista, invece, deve sapere utilizzare al meglio le informazioni fornite verificandole per assolvere il compito di informare. Per questo, e soprattutto nell'interesse di cittadini e consumatori, è necessaria la riforma degli ordini da un lato e il riconoscimento giuridico delle associazioni dall'altro.

di Giancarlo Panico
<Invito e caldeggio le associazioni professionali ad assumere un ruolo di primo piano e a sostenere il dibattito politico sulla riforma degli ordini>. E' quanto ha detto il Ministro della giustizia Clemente Mastella intervenendo a Napoli all'incontro di studio su Identità e regole delle professioni della comunicazione' promosso dalla Scuola di Giornalismo dell'Università Suor Orsola Benincasa per fare il punto sul Disegno di Legge presentato proprio dal leader dell'Udeur sulla riforma degli ordini professionali e il riconoscimento giuridico delle associazioni, ora allo studio delle commissioni parlamentari.<Così come sono oggi gli ordini non possono più esistere - ha dichiarato il Guardasigilli - l'Italia ha bisogno di una vera e propria forma di depurazione, soprattutto se si considera che gran parte di questi sono gonfiati a dismisura rispetto alle reali esigenze dei mestieri che rappresentano, diversamente saremo fuori dall'Europa e soprattutto dal mercato. Bisogna fare in fretta>.L'intervento del Ministro è stato preceduto da quelli dei presidenti delle associazioni professionali della comunicazione, Furio Garbagnati di Assorel e Andrea Prandi di Ferpi e dal segretario nazionale dell'Ordine dei Giornalisti Vittorio Roidi. Assente Marco Testa di Assocomunicazione e Lorenzo del Boca, presidente nazionale dei giornalisti.Dal seminario napoletano, moderato da Paolo Scandaletti, che rappresenta, di fatto, il primo incontro tra i responsabili nazionali di associazioni e ordini all'indomani del Disegno di legge Mastella', è emerso che la strada da fare è ancora lunga e che, al di là delle apparenze, c'è ancora molto attrito tra giornalisti e comunicatori.I primi, per bocca dei loro massimi rappresentanti, difendono a spada tratta il ruolo e la funzione dell'Ordine. <Prima di affrontare la questione della riforma dell'Ordine dobbiamo chiederci qual è la nuova identità del giornalista, sicuramente non più quella del 1963 (anno di istituzione dell'Ordine dei giornalisti, ndr) ha detto Vittorio Roidi - quando si parla di liberalizzare la professione non si considera che le vie d'accesso al giornalismo sono già fin troppo libere. Nel nostro Paese solo il 16% dei praticanti proviene da una scuola, tutti gli altri non hanno formazione. Addirittura molti sono ancora senza laurea.Con queste cifre di sicuro non possiamo dire di essere competitivi a livello europeo. Bisogna puntare di più sulle scuole di giornalismo. L'Ordine, per il momento, a differenza delle associazioni professionali, garantisce l'operato dei propri iscritti e li obbliga ad un'etica comune. Abolire l'Ordine? Si, ma diteci con cosa sostituirlo>. Dichiarazioni che la dicono lunga su quanto il percorso del Disegno di legge Mastella' sia tutto in salita.Da qui la proposta forte - che ha suscitato l'interesse di Mastella - di Andrea Prandi, presidente di Ferpi, che rivolgendosi al Ministro ha annunciato la volontà dell'associazione dei PR di andare avanti su questa strada qualora la proposta di legge si arenasse. <Noi ci auguriamo che il disegno di legge prosegui l'iter legislativo ha detto Prandi ma qualora dovesse essere ostacolato o addirittura arenarsi siamo pronti a stralciare la parte che ci riguarda, integrandola, e prevedere un provvedimento ad hoc per il riconoscimento giuridico delle associazioni professionali che, come Ferpi, sono in linea con gli standard internazionali>.Il convegno promosso dalla Scuola di giornalismo dell'Università napoletana ha visto per la prima volta sedersi attorno allo stesso tavolo i responsabili nazionali dell'Ordine dei giornalisti e quelli delle associazioni professionali. Dopo i saluti del rettore Francesco De Sanctis è stato Lucio D'Alessandro, preside della Facoltà di Scienze della Formazione e deus et machina della più grande università privata del Sud Italia ad introdurre il seminario di studio con il ministro spiegando anche le ragioni dell'incontro.<Le università non possono concepire master e corsi di studio finalizzati a formare professionisti senza una forte sinergia con associazioni professionali mondo delle imprese soprattutto quando si parla di professionalità come quelle della comunicazione dove c'è bisogno di identità ben definite e regole certe ha detto il nuovo quadro normativo proposto dal ministro Mastella, deve essere concepito come un'occasione per regolamentare la formazione di giornalisti e comunicatori. In questo campo, infatti, è più facile e veloce la creazione di nuove professionalità, non sempre riconosciute a livello normativo ma ugualmente importanti per la nostra società>.Anche se ha molti aspetti poco chiari, che richiedono ulteriori aggiustamenti, il Disegno di Legge Mastella' trova favorevoli le associazioni professionali che avevano supportato già nella precedente legislatura la proposta Vietti' da cui quella attuale ha mutuato molti passaggi. <E' importante che una professione come quella dei comunicatori, e particolarmente in questo ambito, quella delle relazioni pubbliche, trovi, anche a livello normativo, uno status giuridico definito e connesso al ruolo sempre più strategico che la professione sta assumendo nelle organizzazioni pubbliche e private ha detto Furio Garbagnati - lo stesso disegno di legge definisce nei suoi primi capoversi  il sistema ordinistico quale un "sistema predisposto a tutela dei propri iscritti" quindi un sistema di natura corporativa e sottolinea più avanti come la scelta sia quella di conferire agli ordini  una fisionomia organizzativa  priva appunto di connotati autoreferenziali e corporativi ma proiettata nell'interesse del mercato. Su questo punto francamente non mi è chiaro con quali strumenti il disegno di legge possa intervenire per modificare i caratteri di autoreferenzialità propri degli ordini. Sono invece le associazioni professionali riconosciute, a mio parere, che garantendo il libero accesso alle professioni ma nel contempo definendo parametri di qualità e di deontologia propri delle associazioni stesse tutelano in primo luogo le scelte dell'utenza e quindi agiscono nell'interesse prioritario del mercato e non, come invece scritto nel disegno di legge, dei propri associati>.Molto seguito ed apprezzato l'intervento del presidente Ferpi Andrea Prandi che, attingendo alla propria esperienza professionale in aziende come Omnitel e Edison, di cui è capo comunicazione, ha saputo, attirare l'attenzione dei circa cento intervenuti, tra cui molti studenti, sulla necessità di distinguere bene le professioni di comunicatori e giornalisti. I primi rappresentano degli interessi di parte mentre i secondo sono tenuti a verificare la veridicità di quegli interessi e fare informazione.  Per questo le regole non possono essere le stesse. La vera questione che pone, ancora una volta, un problema che Ferpi persegue da più di cinquant'anni, è che mai come oggi in una società caratterizzata dall'informazione e dalla comunicazione c'è bisogno di regole certe, riconosciute e condivise. Regole che servono e che consentirebbero di lavorare meglio per entrambe le professioni. Mi rendo conto che in gioco ci sono interessi molto forti ma bisogna trovare un punto d'incontro e andare avanti su un cammino dettato da esigenze di mercato e di democrazia ancora prima che di parte. Chi fa il nostro mestiere incide profondamente sulla società e non può essere lasciato a comportamenti arbitrari ed etiche personali. Il Disegno di legge Mastella' sia occasione per intraprendere, definitivamente, un percorso comune di confronto e di collaborazione tra ordini e associazioni professionali>.
 
 
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