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Nel digitale il futuro delle Rp

20/09/2012

Continuare a rafforzare l'identità delle Relazioni pubbliche e della professione, investire nel digitale e valorizzare il ruolo delle associazioni. Questa la "ricetta" di _Daniele Rosa,_ Direttore Comunicazione del Gruppo Bayer in Italia, analizzando lo scenario attuale e le prospettive della comunicazione.

Dal suo punto di vista e in base alla sua esperienza, come sono cambiate le Relazioni pubbliche e più in generale la comunicazione?
La professione sta cambiando alla velocità della luce anche perché ci sono delle variabili che provocano un mutamento così rapido: la crisi e il mondo web. Due variabili importanti che mettono a dura prova la professione del comunicatore ma danno anche delle grandi opportunità.
La comunicazione è divenuta una funzione strategica per le aziende. Quanto secondo lei le imprese italiane riescono a rispondere alle nuove sfide?
Dobbiamo fare due ragionamenti diversi. Un conto sono le multinazionali per cui la comunicazione è un obbligo, qualcosa di imprescindibile dal business, altro sono le piccole e medie imprese soprattutto italiane. L’Italia è, in questo momento, un mercato in difficoltà. Se i tassi di disoccupazione, soprattutto giovanile, sono di questo tipo e la produttività delle aziende è quella che noi conosciamo, è chiaro che, molto spesso, marketing e comunicazione vengono, nelle PMI, tagliati. E’ un grandissimo errore perché proprio in un momento come questo bisogna “accendere la luce” sul proprio prodotto investendo in comunicazione, marketing e adv.
Secondo lei quale incidenza ha avuto la crisi sul settore?
Purtroppo la crisi mette a dura prova la professione del comunicatore ma questo fa sì che molte realtà debbano aprire gli occhi. In primis le università che continuano a sfornare quantità incredibili di laureati in scienze della comunicazione. La seconda cosa è che i giovani devono convincersi che le Rp e la Comunicazione possano essere esercitate anche al di fuori dei confini italiani. Secondo me più si andrà avanti più dovranno pensare di ragionare sull’estero. Chi pensa di crearsi un’agenzia di comunicazione con i livelli di tassazione che ci sono in Italia, la burocrazia, è davvero un audace. Forse fra qualche anno, le condizioni saranno diverse. Adesso basta pensare al progetto del governo Monti: società giovanili a 1 euro, è un bellissimo progetto di per sé, ma lo è solo sulla carta. Con 10 euro si potrebbero fare 10 società peccato che non ci sia nessuno a finanziarle e la burocrazia ad ucciderle.
Quali le caratteristiche che la professione dovrà avere per essere competitiva?
C’è un’altra criticità forte e qui credo sia importante dirlo: la nostra Federazione deve diventare la “Confidustria” delle Relazioni Pubbliche. Lasciamo perdere tutte le associazioni collaterali che non danno una massa critica alla professione del comunicatore in grado di confrontarsi con il governo in maniera organizzata. Bisogna fare molto di più. Non ci possono essere troppe associazioni. Ogni associazione ha un presidente, uno statuto ma in realtà in concreto mi chiedo: quanto aiutano la professione? Ben venga Ferpi che lavora tanto anche in questa direzione. Questa professione ha bisogno di una massa critica, di una forza. Io non posso immaginare il fotografo di un politico che improvvisamente diventa un comunicatore: ci devono essere dei confini che delineino chiaramente l’accesso a questo tipo di professione. Non è un mestiere che si può improvvisare ed è necessario avere dei paletti, delle competenze.
Iniziamo a definire cosa siamo! Mi piacerebbe che questa professione, che tutti noi amiamo, avesse una dignità ancora più forte. A livello internazionale il manager della comunicazione è un manager con delle connotazioni precise. Tanto si è già fatto e si sta facendo ma bisogna continuare su questa strada ed avere la collaborazione di tutti coloro che operano in questo settore. Noi che siamo gli esperti dell’immagine dobbiamo lavorare ancora molto su questo aspetto per offrire una fotografia vera, coerente, unica di una professione così complessa ma anche bella.
Quale il ruolo del web e delle Digital PR?
Il web non è una semplice opportunità, è il futuro. Sempre di più ci saranno prodotti editoriali, video, radio – televisivi sul web. Si userà il web per fare tutto e sempre di più ci sarà bisogno di professionisti che, oltre ad essere in grado di realizzare questi prodotti, siano capaci di comunicarli. Fare un bellissimo sito web, un social network, un blog in cui non entra nessuno è come avere un relitto defunto nello spazio virtuale. Dobbiamo parlarci chiaro: il web è una grandissima opportunità ma è vero anche che i comunicatori dovranno essere esperti di comunicazione a livello internazionale perché parliamo di uno strumento che non ha confini. Esiste un enorme potenziale lavorativo per una professione che ha assoluta necessità di essere delineata come tale. Ferpi deve creare massa critica.
Quali sono le professionalità più richieste e le competenze su cui focalizzarsi?
Al di là delle parole il mondo va verso il web. Fra qualche anno si useranno i tablet per leggere libri e giornali. Già adesso è così. La carta stampata è sempre più in difficoltà e si lavora in direzione del web. Noi come Bayer abbiamo da poco lanciato una rivista per iPad, Scienza 2.0, scaricabile gratuitamente da App Store. Un’iniziativa che, nonostante sia di nicchia, ha avuto un successo notevole. Il futuro è nel web e i comunicatori dovranno muoversi in questo mondo in cui occorrono competenze in più rispetto a quelle attuali. Svecchiamo la professione e le associazioni e creiamo una realtà unica verso cui dirigersi e orientare i giovani. Non è un problema di età ma di cervelli, di idee nuove. Poche ricette, insomma: una massa critica forte, dei confini definiti sulla professione, un nome chiaro e un lavoro intenso sul web. Il futuro è già tra noi. Prendiamolo.
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