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Non aver paura di cambiare

19/05/2015

Le agenzie di stampa, che sembravano destinate a scomparire, invece resistono e, se sanno comprendere il cambiamento, godono di ottima salute. Ne abbiamo parlato con l'amministratore delegato di Agi - Agenzia Giornalistica Italia, Gianni Di Giovanni, in un'intervista esclusiva.

Le agenzie di stampa sembravano destinate a scomparire ma hanno saputo rinnovarsi e oggi si candidano ad essere vere e proprie media factory. Cosa c’è nel vostro futuro?

Il futuro delle agenzia di stampa che sapranno comprendere il cambiamento è solido, perché le agenzie di stampa sono un asset di grande importanza non solo per l’editoria ma per tutto il settore della comunicazione. L’Agenzia di stampa è l’unico soggetto capace di raccogliere, vagliare e disseminare informazioni in modo capillare e tempestivo; questo ruolo è ancor più rilevante con l’avvento dei nuovi media: ad un aumento esponenziale dei messaggi, è ancora più importante che un soggetto competente ne valuti l’attendibilità. Detto questo, le difficoltà ci sono e non sono solo di ordine economico. Nuove piattaforme di comunicazione, nuove modalità di fruizione richiedono nuovi linguaggi e la capacità di sperimentare, e questo significa sapersi staccare da modalità di lavoro sedimentate nel tempo; significa cambiare vecchie routine, acquisire nuove competenze tecniche e narrative, ma anche commerciali e produttive. Le nuove piattaforme della comunicazione sono trans-mediali e le agenzie di stampa devono saper sviluppare prodotti e linguaggi che si adattino a una fruizione e ad un utilizzo multipiattaforma. Nelle agenzie di stampa, anche chi non si occupa direttamente di nuovi media deve conoscerne le logiche e le regole, perché il loro impatto dirompente ha raggiunto tutte le sfere di attività. Non è semplice cambiare approccio in modo così profondo, ma è l’unico modo per continuare ad avere una vera rilevanza.

Questo processo in Agi è già partito, e tra poco lanceremo il nuovo portale che risponde proprio ad una esigenza di maggior connettività e coinvolgimento dei navigatori. Inoltre, stiamo sviluppando una struttura editoriale che consentirà ai nostri giornalisti di gestire, produrre e disseminare contenuti su qualsiasi piattaforma. Agi sarà sempre più orientata alle esigenze dei propri clienti piuttosto che al prodotto stand alone.

Qual è il valore aggiunto che un comunicatore di lungo corso, come lei, può apportare ad un’agenzia di Stampa?

La conoscenza approfondita delle esigenze dei clienti, e la certezza che le attività di informazione e di comunicazione possono integrarsi in modo virtuoso e rispettoso. Da questa convinzione è nata l’idea di Club Italia, la proposta di comunicazione e informazione per le aziende che puntano ai mercati esteri: la competenza e la professionalità dei nostri giornalisti, unita alla nostra rete di partner internazionali nei paesi di maggior rilevanza per il Sistema Paese, rispondono ad una esigenza molto sentita dalle aziende, che finora non aveva proposte adeguate.

Può darci più elementi su questo progetto?

Più che un progetto è uno strumento già efficace: negli ultimi anni Agi ha sviluppato una rete di 50 tra partner e corrispondenti in zone chiave del mondo, dove peraltro il gruppo Eni – di cui facciamo parte – è presente da molti anni. Africa e Medio Oriente, Cina e Far East, ma anche Centro e Sud America sono interlocutori di grande importanza per l’economia italiana, e i cui mercati in crescita hanno grandi complementarietà con il nostro tessuto produttivo. Comunicare in contesti culturali diversi dal nostro, però, non è per nulla semplice e richiede competenze e relazioni diverse rispetto a quelle dell’ufficio stampa tradizionale. Bisogna saper adattare le strategie di comunicazione ma anche i singoli messaggi alle specificità del contesto culturale a cui ci si vuole rivolgere, conoscere le caratteristiche e i rapporti di forza dei diversi sistemi mediatici, individuare gli spazi più opportuni. Club Italia fa tutto questo.

Le agenzie di stampa hanno sempre rappresentato il principale intermediario tra gli uffici comunicazione e stampa e i media. Cosa raccomanda ai suoi giornalisti nel rapporto con i comunicatori?

I nostri giornalisti seguono già le raccomandazioni del loro Direttore. Io posso solo aggiungere di ricordare quello che noi chiamiamo il “fattore Agi”, ovvero Integrità, Senso di Squadra, Servizio.

I media tradizionali, vostri principali clienti, sono in crisi profonda. Qual è a suo avviso il business model più appropriato per rispondere alle sfide della network society?

A mio avviso una delle ragioni della crisi dei media tradizionali è che hanno ignorato la globalizzazione. Mi spiego meglio: un giovane italiano, oggi, ha molto più in comune con un giovane indiano di quanto si pensi, e soprattutto molto più in comune di quanto non abbia con un italiano di mezza età. Lo stesso vale per un giovane imprenditore. I media tradizionali si rivolgono ancora alle stesse persone a cui si rivolgevano 30 anni fa, che nel frattempo sono invecchiate. Non hanno ancora saputo intercettare le esigenze di comunicazione e di consumo dei giovani e delle nuove imprese. Un esempio banale è quello delle pagine dedicate agli esteri: spesso scarne e piene di notizie di seconda mano. Nulla che aiuti a capire la complessità del reale. Inevitabile che i nuovi utenti della comunicazione vadano a cercare altrove le informazioni e i contenuti che davvero sono rilevanti per il proprio operare professionale o per la propria vita. I media tradizionali non si sono ancora sganciati da quelle abitudini di contenuto e di linguaggio così rassicuranti, ma così superate, con cui abbiamo aperto questa chiacchierata. Il punto è sempre quello: non aver paura di cambiare.

 




 

 

Gianni Di Giovanni, è amministratore delegato dell'agenzia di stampa Agi da luglio 2012 È direttore del magazine, cartaceo e digitale, Oil e del periodico Professione Gestore. È autore di “Niente di più facile, niente di più difficile - Manuale (pratico) per la comunicazione”, edito nel 2010 da Fausto Lupetti Editore e de “La casa di vetro”. “Comunicare l’azienda nell’era digitale”, edito nel 2013 da Rizzoli Etas. Da settembre 2013 è vicepresidente della categoria agenzie nazionali di stampa della Fieg - FEDERAZIONE ITALIANA EDITORI GIORNALI.

Da gennaio 2006 a luglio 2013 è in Eni come vicepresidente esecutivo per la comunicazione esterna. Da luglio 2012 fino alla nomina ad amministratore delegato è presidente dell'agenzia di stampa Agi.

 
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