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Non male questo report sociale di McDonald's...Un articolo di Paolo D'anselmi

03/05/2005

Corporate Social Responsibility - Gli effetti esterni.

Quando passa accanto al McDonald's s'arriccia il naso mediterraneo per gli effluvi dalla patatina fritta in olio di semi vari e tutto il centro commerciale ne risente. Ecco un caso da manuale di bilancio sociale, aggiornamento dell'esempio classico di effetti esterni indesiderati: il fumo della pizzeria italiana che sporca i panni della lavanderia cinese, apoteosi del politically scorrect. Il tempo passa e tutto s'aggiorna: oggi c'è Mac che ammalora la savana creata da Pinko con l'immagine di Naomi Campbell. Ma stai a vedere che nel loro report parlano di filtri e puzze. Scarichi il Corporate Responsibility Report 2004 e taddentri nelle analisi. No. Non ne parla, ma ci va molto vicino e convince.Convince il Report di McDonald's perché non cerca terze vie ed è impostato come il business plan, quello per fare i soldi, secondo le quattro P del marketing: il prodotto, cosa propiniamo ai clienti; il posto, cioè il luogo di distribuzione, il ristorante; il prezzo e la promozione, le diverse formule con le quali ti invoglia a mangiare più patatine. Alle iniziali quattro si aggiunge la quinta P: people, cioè i dipendenti, le loro opportunità di carriera, il loro trattamento.Parte dal prodotto e s'imbarca nell'analisi della dieta bilanciata. Lo dice che non va bene mangiare Mac tutti i giorni a tutte l'ore: il punto del bilancio sociale non sta nell'essere buoni, ma nell'essere cattivi con sport. Interessa qui il place: la rete dei ristoranti (si fa per dire) viene sviscerata in ogni suo aspetto. Si va dallo studio sui rifiuti, solidi e non, allo studio di impatto economico sulla comunità locale. Mac ha arruolato un professore di economia aziendale, tale Tootelian, un solido signore dall'aria affidabile. Il prof ha studiato un'area specifica, intorno a Chicago (Mac ha più di 24.000 ristoranti nei dieci paesi del mondo di maggiore presenza). Tra i risultati dello studio c'è che oltre il 40% dei ricavi di un singolo ristorante viene assorbito dalla comunità locale, in termini di forniture, di stipendi dei dipendenti e di profitti dei proprietari dei ristoranti. La proprietà di Mac infatti è frazionata, oltre alla casa madre ci sono molti proprietari locali in franchising (in Italia ce n'è almeno due). Quanto ai dipendenti Tootelian trova che restano in azienda per un anno e sei mesi mesi in media, il doppio della media.Ringrazia il report, la Global Reporting Initiative GRI, ma non v'è traccia evidente dei parametri da essa prescritti. Tornando ai rifiuti, si preoccupa delle cartacce intorno ai ristoranti: "gettare male la carta è alla fine una responsabilità individuale, ma l'azienda prescrive ai dipendenti di pulire anche fuori della stretta competenza fisica del ristorante". Grande dettaglio. Quanto alla puzza, c'è sul sito un modulo per dare feedback e far sensibile il cuoco anglosassone alle nostre pruderie: non gli pare vero che contribuisci al suo mondo con la tua cultura.C'è infine una tabellina in cui si analizza ogni scarto e si evidenzia che la maggior parte dei rifiuti di un ristorante viene prodotta dietro il banco. Non è certo Mac che inquina il mondo, ma è interessante vedere la meticolosità con cui certe cose si possono studiare, specie in una realtà molto grande, nella quale vi è la possibilità di applicare i risultati su vasta scala. E il risultato di questa operazione di studio e rivelazione dei risultati non è solo pratico, c'è un aspetto culturale: il report solleva la tenda sul backstage del capitalismo, lo smitizza e fa pace con la multinazionale. Cioè col lavoro.Paolo D'Anselmi
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