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One2one o one2few oppure one2few o onewithfew? Comunicare con o comunicare a? Quale la differenza? Q
05/10/2004
La differenza sta nel fatto che nel primo caso l'ascolto (comunque indispensabile perchè la comunicazione sia efficace) si svolge prima e dopo l'intervento comunicativo. Per capirci e parlando sempre del migliore dei mondi possibili (purtroppo nella maggior parte dei casi l'ascolto o è assente oppure inconsapevole), si ascolta prima dell'intervento comunicativo per capire le aspettative dei destinatari e tarare i messaggi; si ascolta dopo per misurare e valutare l'efficacia dell'intervento comunicativo. E' il modello del marketing, o - se vogliamo - il modello di Edward Bernays da lui stesso definito di 'persuasione scientifica' e che ha pervaso e pervade ancora oggi le migliori relazioni pubbliche da una cinquantina di anni. L'invio di informazioni e messaggi persuasivi al pubblico, all'audience, al target (tutti termini che denotano una impostazione di comunicazione a) c'è, è sicuramente interattivo anche se in fasi diverse poiché implica uno stacco di sequenza, fra le due fasi di ascolto e quella dell'intervento comunicativo a). Diverso è invece il caso della comunicazione con), poichè l'ascolto è integrato e consustanziale alla fase comunicativa, senza soluzione di continuità, pur restando indipensabili sia l'ascolto preventivo che quello successivo, le cui modalità, strumenti e processi ovviamente cambiano in funzione delle diverse fasi e degli obiettivi. L'ascolto è parte integrante della comunicazione con e insieme al dialogo, al negoziato, al confronto pienamente interattivo e tendenzialmente simmetrico (sottolineiamo il tendenzialmente non per modestia, ma perché la simmetria piena in natura non esiste...e anche per evitare che al modello di Grunig venga assegnato un ruolo aspirazionale quando è invece provato essere, per molte questioni, assai più efficace rispetto a quella di Bernays) è comunicazione con. Se ci pensate bene dal punto di vista della metodologia della comunicazione le due strade sono assai diverse: entrambi sicuramente efficaci, la prima largamente adottata (sempre nel migliore dei mondi possibili) e sperimentata, la seconda assai meno frequentata ma potenzialmente ricca, anche grazie alle tecnologie informatiche, di prospettive capaci di innescare un 'nuovo inizio' per la professione dei relatori pubblici. Il ragionamento, se portato fino in fondo porta dritto dritto alla scelta della 'diversità' come nuovo e fondamentale paradigma delle relazioni pubbliche rispetto alla pubblicità, le promozioni o anche (ma qui riprenderemo il discorso perchè il tema è molto controverso) al direct response. tmf