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Perché le società di Rp italiane sono "migliori" delle americane: un commento di Clemente Senni
18/10/2004
Sul Sole 24ore, Emanuele Invernizzi ha commentato una classifica Assorel che vedrebbe le società italiane' di RP meglio affermate di quelle americane'. Perché sanno offrire un servizio su misura dichiara Invernizzi al Sole - chiarendo poi successivamente su queste pagine che questo tema dovrebbe essere riferito più alla nazionalità dei consulenti che non a quella delle società.Credo che la questione meriti qualche ulteriore considerazione:1. La classifica pubblicata nell'articolo del Sole non è completa. Mancano società del calibro di Weber Shandwick, Burson Marsteller e Cohn & Wolfe e solo per rimanere in ambito Assorel. Considerandole, il quadro complessivo apparirebbe diverso.2. Le ragioni dell'affermazione delle realtà italiane non sono da ricercare nella nazionalità e non solo nella qualità dei servizi ma anche nelle motivazioni di carattere imprenditoriale e in una maggiore flessibilità di gestione e intervento.3. I consulenti di rp americani' o stranieri sono virtualmente assenti sul mercato italiano tranne pochissimi casi (a me ne vengono in mente 3, tutti di grande spessore e comunque di fatto italianizzati). Trasferire il distinguo dalla nazionalità delle società a quella dei consulenti per motivare le performance delle agenzie è un esercizio non applicabile all'attuale realtà italiana.4. E' ancora abbastanza vero che PR doesn't travel, ovvero che il comunicatore deve esprimere una profonda conoscenza dell'arena in cui opera ma è anche vero che questa arena va continuamente allargandosi e che il mercato esprime esigenze tali da rendere necessarie competenze in grado di agire nell'ambito di dinamiche sempre più internazionali.5. Agenzie grandi = servizio buono viene letto come agenzie + grandi = servizio migliore. Non è necessariamente vero. La dimensione di un'agenzia è il frutto di più fattori, la qualità del servizio, ancorché importante, è solo uno di questi. Occorre ricordare che esistono boutique che intendono restar tali, in alcuni casi proprio per mantenere elevati standard qualitativi.6. Il dinamismo che ha caratterizzato l'offerta di consulenza di comunicazione d'impresa basti confrontare il vertiginoso aumento delle agenzie pubblicate da Uomini Comunicazione negli ultimi anni- ha dato vita a una continua contaminazione di know-how tra professionisti cresciuti in agenzie italiane, trasferitisi in agenzie internazionali e viceversa. Così come tra professionisti cresciuti in agenzia e comunicatori cresciuti in azienda.7. Più che di agenzie buone e meno buone sarebbe opportuno parlare di agenzie in stato di grazia o di disgrazia, in questa o quella practice. Cambiano i gruppi di lavoro e cambiano i livelli di domanda tra le diverse industry. La new economy, solo per fare un esempio, è stata una bolla anche per alcune agenzie di pr, non solo per gli investitori. Le agenzie internazionali non sfuggono a questa regola e come le altre attraversano fasi alterne ma va loro riconosciuto di aver dato e di continuare a dare un contributo inestimabile all'evoluzione della professione nel nostro paese.Clemente Sennisenni@neosonline.com