Piccolo è bello
17/03/2011
A fronte del taglio dei fondi pubblici, l’unica soluzione per non privare i cittadini di servizi di qualità sembra essere l’associazionismo. Dai Comuni virtuosi alle imprese che sfidano i mercati globali, un movimento dal basso che lavora per portare il nostro paese in un futuro che sappia prendersi cura della collettività senza gravare troppo sulle casse dello stato.
di Marco Alfieri
I battistrada sono i veneti, dove più morde la penuria di risorse tagliate da Roma. Il 1° gennaio è nata la Federazione dei comuni del Camposampierese, che accorpa Borgoricco, Campodarsego, Camposampiero, Santa Giustina in Colle, San Giorgio delle Pertiche, Loreggia, Massanzago, Piombino Dese, Trebaseleghe, Villa del Conte e Villanova di Camposampiero. In base al nuovo statuto s’impegnano a condividere gestione del personale, servizi informatici, difensore civico, polizia municipale, sportello imprese, protezione civile e segnaletica. Senza arrivare a tanto, l’unione dei comuni di Isola Vicentina, Caldogno e Costabissara ha messo insieme la polizia locale, lo sportello attività produttive e la protezione civile. Mentre a poca distanza, nell’Alto vicentino, una ventina di comuni tra cui Valdagno, Schio, Thiene e Malo hanno creato un portale sovracomunale che gestisce i servizi on line, gli avvisi di gara e i concorsi pubblici. Invece a Bovolone, nel veronese, la giunta ha promosso insieme ai Comuni vicini la costruzione di una struttura per anziani da 120 posti letto per rispondere ai bisogni del comprensorio. Non solo Veneto. In Emilia Romagna, i comuni di Carpi, Soliera, Novi di Modena e Campogalliano si sono federati nell’Unione delle Terre d’Argine mettendo insieme i servizi istruzione, ambiente, polizia locale, pari opportunità, gestione del personale, difensore civico, piano sociale di zona e, tra poco, anche il sistema dei pagamenti.
Insomma, situazioni e casi diversi ma tutti con un medesimo tratto. Davanti al taglio dei trasferimenti statali, fare economie di scala è l’unico modo per non ridurre i servizi al cittadino. Confindustria Bergamo lo scorso autunno ha fatto una simulazione sui bilanci dei Comuni italiani. Piccolo è bello, si dice sempre, ma per una gestione oculata dei servizi pubblici (istruzione, raccolta rifiuti, vigilanza) la taglia media ottimale di un’amministrazione dovrebbe essere tra i 7.500 e i 50 mila abitanti. Se così fosse ci sarebbe un risparmio di quasi 3,5 miliardi a livello nazionale. Impensabile accorpare e fondere Comuni nel Paese dei campanili, ma se almeno si aggregassero alcuni servizi di prossimità, come già avviene nei territori battistrada di Veneto, Emilia e Lombardia, molti enti locali potrebbero respirare.
Naturalmente le vie della sperimentazione sono infinite. In Val Cavallina la coop l’Innesto di Trescore Balneario (Bergamo) è nata qualche anno fa per recuperare strutture rurali e avviare al lavoro i disabili. Ma l’Innesto è diventata anche punto di riferimento per il Consorzio dei 21 Comuni di valle, che le ha affidato la raccolta rifiuti e la pulizia strade. In tempo di tagli ai bilanci pubblici, oltre all’inventiva dei Comuni, la mutualità diventa preziosa nel garantire i servizi essenziali. «L’obiettivo è di estenderla anche al ciclo integrato delle acque, facendo diventare persone e imprese titolari e controllori del servizio», spiega Luca Bernareggi, presidente di LegaCoop Lombardia.
A cavallo dei due modelli, in Alta Val Rendena qualche mese fa è nato il primo «Distretto Famiglia» del Trentino. A sottoscriverlo con la Provincia autonoma i comuni di Pinzolo, Carisolo, Giustino e Massimeno, la società funivie Pinzolo, la Scuola italiana di sci di Pinzolo, la Cassa rurale di Pinzolo, l’Apt Madonna di Campiglio, Pinzolo e Val Rendena e l’Unione Commercio Attività di Servizio di Pinzolo. Tra i progetti in cantiere, la costruzione di un asilo nido di ambito sovracomunale che verrà realizzato a Giustino, e agevolazioni tariffarie.
Poi c’è il welfare aziendale, a complemento di uno stato che non ce la fa più e ha bisogno di essere integrato. Lo scorso giugno ad Agordo la Luxottica ha firmato con Cgil-Cisl-Uil la nascita di una Cassa Sanitaria aziendale per i 7.300 operai e impiegati del gruppo. La nuova Cassa coprirà le spese per le prestazioni odontoiatriche, le visite specialistiche, gli esami di alta diagnostica e i grandi interventi. Si stima che una famiglia media possa risparmiare da un minimo di 300 euro di spese l’anno fino a 5 mila euro in caso di grandi interventi ospedalieri. Un esempio imitato da un’altra dozzina di aziende. Dunque cooperative che svolgono servizi pubblici, Comuni in rete, welfare aziendale e distretti «famiglia». Dai territori italiani, nelle regioni dove il capitale sociale è più forte, ecco che s’avanza un nuovo associazionismo pubblico/privato. Chiosa Daniele Marini, direttore della Fondazione Nord Est: «La popolazione invecchia, si vive di più e lo stato ha meno soldi. Battere nuove vie sussidiarie e integrate è l’unico modo per mantenere una gamma di servizi di livello universale, migliorandone l’efficienza». Dal basso, piccole schegge di un’Italia al futuro.
Tratto da La Stampa