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Politica e potere, l’Italia delle lobby

26/01/2019

Beppe Facchetti

Un libro che descrive quasi 40 anni di rapporti fra politica e potere per raccontare perché i governi non abbiano mai spinto più di tanto per giungere alla disciplina della lobby, un'attività che, nel corso del tempo, è stata sempre più assimilata al malaffare e accostata a clamorosi casi di corruzione. L’ha letto per noi Beppe Facchetti.

Arricchendo la già abbastanza ricca bibliografia sull’argomento lobby, il nuovo libro di Vincenzo Mascellaro e Carlo Pappagallo (“Politica e potere, l’Italia delle lobby”, edizioni Minerva, prefazione di Giancarlo Caselli), rinnova e aggiorna l’attenzione su un tema di grande attualità, ma soprattutto si fa apprezzare per alcuni ingredienti di particolare interesse.

Innanzitutto, è il primo testo che esce dopo l’applicazione concreta della legge Severino (2012) sul traffico di influenze illecite, constatandone di fatto l’inutilità e anche un po’ la dannosità. Quando la legge fu infatti varata dal Governo Monti, una giurista attenta come la Severino si rese ben conto che questa era l’entrata di servizio, non la principale, di un edificio giuridico che avrebbe dovuto primariamente occuparsi del corretto inquadramento del lobbying nelle pratiche di una società democratica.  Ammise, infatti, che la legge sulle influenze era solo il primo tempo di un intervento effettivamente rivolto alla regolamentazione complessiva della materia, altrimenti sarebbe rimasto zoppo e scoordinato.

Così purtroppo è invece avvenuto, perché, terminato il governo della Severino Ministro della Giustizia, la parte costruttiva della regolazione non è stata mai più messa in campo, e ora abbiamo soltanto un istituto di intonazione vagamente punitiva, ma simile ad una classica grida manzoniana, e si è sempre in attesa della vera regolazione per legge di una attività e di una professione che dovrebbero avere un valore addirittura nobile in uno Stato di diritto.

Il tentativo più serio, dopo la Severino, fu fatto dal governo Letta, e arrivò persino all’ordine del giorno di un Consiglio dei Ministri, ma ne uscì depennato, per poi scomparire del tutto.

Le ragioni sono rintracciabili in diverse parti del volume di Mascellaro e Pappagallo, che fornisce strumenti interpretativi e testimonianze dirette (oltre ad una solida documentazione di quanto fatto all’estero in materia) che consentono di conoscere da vicino un paradosso, e cioè che la regolazione legislativa del lobbismo è stata contrastata per quasi 50 anni, e affossata ogni volta, da un’azione essa si lobbistica di segno contrario, organizzata più o meno esplicitamente dall’eterna Italia corporativa già descritta anni fa da Giovanni Giavazzi, autore a sua volta di un libro sull’argomento.

Il massimo che si è ottenuto è una regolazione “patchwork”, come viene definita l’attuale situazione da parte degli Autori. Cioè tentativi settoriali di trasparenza a macchia di leopardo, come quelli della presidente Boldrini e soprattutto di Carlo Calenda al ministero dello Sviluppo. Regolamento interno abbastanza corposo, ma oggi rientrato nei cassetti del nuovo Ministro Di Maio, e lì giacente. Non risulta che l’elenco degli accessi sia stato aggiornato. Meglio usare il lobbismo come argomento polemico, che cercare di regolarlo.

Ragione di più per approfondire la materia con l’ausilio di un libro che fa il punto della situazione, giovandosi delle specifiche esperienze degli autori: giuridica quella di Pappagallo, professionale di lungo corso quella di Mascellaro, supportata da ulteriori testimonianze di 8 autori che offrono il contributo della rispettiva esperienza al concreto approfondimento della materia.

Interessante in particolare l’introduzione del presidente Eurispes Gian Maria Fara, che ha il pregio di evidenziare un punto fondamentale del ruolo della lobby correttamente intesa, e cioè il fatto che la democrazia è un processo dinamico che si afferma “per contrasto” di tesi diverse ma nella massima trasparenza.

Un criterio, questo della trasparenza, che viene usato troppo spesso con disinvoltura giustizialista, da applicare agli avversari politici e non praticare con coerenza e rigore, all’insegna del “conoscere per deliberare”, che è poi un altro modo per definire la lobby.


Politica e potere
L’Italia delle lobby
V. Mascellaro, C.Pappagallo
Minerva, 2019
pp. 192, € 15,00

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