/media/post/fdppp7p/woman-865111_640.jpg
Ferpi > News > Professione: la situazione delle Rp “rosa” in italia

Professione: la situazione delle Rp “rosa” in italia

24/09/2015

Enrica Orecchia

Qual è la situazione delle donne che si occupano di Rp in Italia? È cambiata rispetto a qualche anno fa? Si è evoluta? Enrica Orecchia ha condotto un’ indagine “collettiva” tra alcune socie Ferpi per capire quale sia lo stato dell’arte.

 

 

Struttura

Alcuni anni fa, ho scritto un post per PR Conversations, dove ho dettagliato le questioni affrontate dalle donne italiane che lavorano nelle Relazioni pubbliche. Con grande piacere, ho accettato l'invito di Judy Gombita a fornire una prospettiva aggiornata.

Questa volta, per una comprensione più approfondita di come la situazione potrebbe essere cambiata o evoluta, ho deciso di condurre una serie di interviste con diverse professioniste delle Rp italiane (i nomi alla fine). Il risultato non è il mio punto di vista sulla situazione ma un punto di vista ricco e collettivo.

Ho scelto di intervistare socie Ferpi, perché le considero l’appartenenza alla più grande associazione italiana di professionisti di Rp un segnale di una più profonda consapevolezza dell'impatto del nostro mestiere, oltre alle opportunità di formazione e informazione che offre.

Tutte le donne intervistate sono professioniste delle Relazioni pubbliche, alcune a livello executive. Tutte lavorano in aziende o settori di alto profilo.


Perchè un secondo post sulle donne italiane nelle Rp


Le sfide per le professioniste italiane delle Rp, descritte in dettaglio tre anni fa, sono ormai superate? Si spera sia così; tuttavia, un articolo pubblicato nel mese di agosto 2014, sulla rivista americana, The Atlantic, prendeva in considerazione l’enorme numero (e come si relazionava alla loro carriera) delle donne nelle Relazioni pubbliche, a dimostrazione che il dibattito resta ancora attuale.

La maggior parte delle intervistate concordava con i temi di quell’articolo. Anche quelle donne italiane che hanno sottolineato come permanga la necessità di valutare la competenza e i risultati di una persona al di là dello squilibrio di genere in ruoli di alto livello, hanno ammesso che le PR – così come le donne che in generale lavorano - continuano a combattere diverse battaglie.

I soggetti intervistati ritengono che una continua esplorazione del tema sia molto utile, soprattutto per quanto riguarda:

  • i ruoli chiave (formali e informali) ricoperti dalle donne italiane nelle Rp

  • le maggiori sfide di oggi

  • i passi che devono essere fatti per avanzare, sia come professione organizzata sia come persone

  • gli stereotipi che persistono sulle donne nelle Relazioni pubbliche


Un importante argomento emerso dalle interviste "collettive" è la convinzione che, mentre i ruoli più importanti e di potere per le donne forniscono maggiore valore alla professione (e delle organizzazioni in cui operano), un miglior equilibrio uomo/donna e migliori rapporti di lavoro (in tutti gli aspetti) rimangano essenziali.

 

Lavorare nelle Rp è appagante per le donne, mette in rilievo le loro capacità ed aggiunge valore

Per le donne italiane che ho intervistato, la carriera nelle Rp è stata la loro prima scelta professionale. Nessuna si è trovata in questo ruolo come seconda opzione o ha avuto un percorso già tracciato. Neppure si è trattata certo di una scelta dovuta alla mancanza di successo in un altro settore.

Né si tratta del percorso tradizionale per chi ha intrapreso studi umanistici; simili corsi di studio non si traducono automaticamente in una (facile) posizione delle Relazioni pubbliche.

Al contrario, tutti i soggetti hanno sottolineato le crescenti difficoltà di iniziare un percorso di carriera nelle Rp in Italia, con i requisiti tradizionali e nuove skill, oltre ad una comprensione del business per i diversi ambiti della comunicazione. Sempre di più, i datori di lavoro sono abbastanza selettivi ed esigenti sui requisiti delle giovani generazioni di aspiranti professionisti.

Come detto, queste donne italiane hanno scelto le Rp come la loro prima opzione di carriera. I motivi citati sono:

  • è un modo soddisfacente per guadagnarsi da vivere

  • le Rp consentono alle donne di esprimere le proprie doti naturali

  • (per estensione) questi talenti insiti consentono alle donne di portare valore alla professione ed alle loro organizzazioni.


Quando è stato chiesto che cosa intendano con doti "naturali", hanno citato i seguenti aspetti:

  • capacità di ascolto e di mediazione

  • intuizione

  • la pazienza

  • capacità organizzative (multitasking)


All’unanimità hanno smontato lo stereotipo diffuso che le Rp siano un ruolo facile che chiunque con un carattere ed un temperamento estroversi sia in grado di gestire.
La comunicazione digitale risulta più facile per le donne che per gli uomini

Le donne intervistate ritengono che la nostra professione sia in continua evoluzione, e a nostra volta, dobbiamo impegnarci a rendere l'apprendimento permanente. Ciò è particolarmente vero ora che i canali e il pensiero digitali stanno rivoluzionando (o almeno migliorando e accrescendo le opportunità) il modo di comunicare.

Una necessità di acquisire competenza negli strumenti tecnici - quelli precedentemente utilizzati (forse sconosciuti) dai professionisti delle Rp - ha fatto sì che le donne (e gli uomini) delle Relazioni pubbliche cooperino e lavorino con lo staff dell’IT e di sviluppo e ricerca; per esempio, lavorare insieme per sviluppare sistemi di comunicazione interna.

Altre aree strategiche riguardano l'interpretazione dei numeri e la loro traduzione in dati significativi circa la reputazione, le questioni organizzative, la gestione delle crisi e così via.

Il possesso di almeno alcune competenze tecniche di base è diventato essenziale mentre lavoriamo a mantenere relazioni informate, importanti e positive con i diversi stakeholder, sia internamente che esternamente.

Una delle mie professioniste italiane ha sottolineato la prontezza che le donne hanno in questa prospettiva, rispetto agli atteggiamenti più lenti dei colleghi uomini. Ha affermato che gli uomini apparivano più attaccati alla loro tradizionale funzione come rappresentanti delle relazioni con i media. Molte hanno notato che questo atteggiamento “possessivo” nei confronti delle media relations ha preceduto l'avvento del digitale e rimane, a dispetto di un altro stereotipo che l’IT sia appannaggio di uomini - alcuni potrebbero anche considerare la tecnologia un talento "naturale" maschile.

 

Meno uomini nelle Rp, ma ancora molti occupano posizioni di rilievo

Quando si cerca di capire il motivo per cui il numero di donne supera di gran lunga quello di uomini nel settore, uno dei motivi postulati era che il vero professionista di relazioni pubbliche è sempre dietro le quinte, e si ritiene essere un ruolo che la maggior parte degli uomini non aspirano a ricoprire.

Un'altra osservazione interessante è stata la convinzione che alcuni uomini si sentono meno a loro agio con le posizioni che mancano di profondità strategica, in particolare il potere di prendere decisioni. (Al contrario, le donne sono più propense ad accettare un ruolo con delle limitazioni - ad esempio un'aspettativa di trasmettere messaggi - e lavorare per cercare di cambiare le cose all'interno della posizione, l'impegno rivolto al pubblico e narrativa.) In generale, troppo spesso le aziende italiane negano ai professionisti di Rp il ruolo di direzione strategica; sia per le donne e gli uomini, questo può essere restrittivo in senso operativo.

Nonostante la scarsità relativa di uomini che ricoprono cariche nelle Rp in Italia, questo non rende più facile per le donne raggiungere le posizioni più alte della scala aziendale. Molte donne sono degne di fiducia per le loro competenze nelle media relations. Tuttavia, il più delle volte la persona a capo della comunicazione aziendale è di sesso maschile. Forse (per le osservazioni di cui sopra), è perché questo ruolo può aggiungere valore strategico per le aziende. Tuttavia, lungi dall'essere un tema specifico per le Rp, la carenza di donne nei ruoli e nelle responsabilità più alte è una sfida che condividiamo con gli altri professionisti italiani.
Un passo indietro: più uomini portano più valore alla professione

Le donne intervistate erano convinte che un maggior numero di uomini nel settore avrebbe evitato di che venisse etichettato come una professione da donne (o un "ghetto rosa"). All'interno del gergo delle Rp, ciò implica spesso che le professioniste passano molto del loro tempo a partecipare ad eventi di alto profilo (come cene, lancio prodotti e cocktail), venendo definite come “frizzanti” e “civettuole”.

Poiché tali stereotipi sembrano applicarsi meno agli uomini, un migliore equilibrio tra uomini e donne porterebbe valore alle relazioni pubbliche nel complesso, e aiuterebbe a far valere l’importanza strategica delle Rp indipendentemente dal genere di chi ricopre i ruoli principali.

I soggetti intervistati hanno indicato che lavorare in squadre miste, con un numero altrettanto equilibrato di uomini e donne, si traduce in una maggiore produttività e risultati superiori. In tali squadre, le donne hanno riferito che sono considerate altamente degne di fiducia da parte degli uomini, che le considerano "franche, dirette e affidabili."

 

Gap culturale, mancanza di strutture e salari più bassi

In Italia, un gap culturale continua ad esistere nelle nostre infrastrutture sociali sottosviluppate; una struttura più solida potrebbe contribuire ad alleviare le famiglie per quanto riguarda la cura di bambini e genitori anziani. Naturalmente, questa situazione impatta sulle donne più che sugli uomini e grava ancora prevalentemente sulle spalle delle donne.

La convinzione comune è che i salari più bassi e la mancanza di opportunità di crescita professionale nelle relazioni pubbliche italiane riguardino meno un maggior numero di donne (una questione sentita in altre professioni prevalentemente femminili). Piuttosto, si parla di una migliore compensazione dei professionisti dei Rp in altri paesi occidentali, in primo luogo perché le organizzazioni con sede altrove sembrano apprezzare meglio l'importanza di una eccellente comunicazione e del mantenere buone relazioni con gli stakeholder pubblici.

Le aziende italiane hanno ancora una lunga strada da percorrere.

 

Vantaggi di una professione prevalentemente femminile

La saggezza popolare indica la presenza di una "forza numerica". Forse le donne nelle Rp potrebbero sfruttare uno status di maggioranza per creare una massa critica e raggiungere più facilmente gli obiettivi.

Purtroppo, come gruppo, le donne devono ancora imparare a fare questo. Associazioni come Ferpi o gruppi industriali correlati potrebbero fornire un aiuto fondamentale per le donne nel raggiungimento di questo obiettivo. Se solo le donne parlassero in questi contesti (ed organizzazioni), e facessero sentire la loro voce su ciò che vogliono e ciò che deve cambiare.

E 'importante per le donne ottenere riconoscimenti simili a quelli tradizionalmente dati agli uomini, mantenendo differenze legate al sesso che sono i loro punti di forza, non le loro limitazioni.

Forse, per il massimo vantaggio, dovremmo concentrarci su quanto segue:

  • Per quanto riguarda le competenze, allenare le donne a comprendere e apprezzare le proprie abilità e doti innate per il business e la comunicazione

  • Imparare a far valere noi stesse e “brandizzarci” come professioniste italiane intelligenti, abili e attente

  • Infine, per le donne, posizionarci nel mercato, sottolineando (non nascondendo) le nostre qualità uniche che rappresentano un valore aggiunto


 

Battaglie ancora da combattere

Equilibrio vita privata - lavoro

Siamo d’accordo sul fatto che molte battaglie rimangono da combattere prima che le donne italiane delle Rp possano rendere la loro vita professionale più equa. Una su tutte, sono necessari urgenti cambiamenti nell'organizzazione del lavoro, soprattutto nei tempi di lavoro e di ore lavorate per permettere alle donne una migliore qualità della vita. Poche donne hanno la fortuna di godere di posti di lavoro che consentono flessibilità.

Si tratta di una sfida globale, non solo italiana, che coinvolge uomini e donne nei vari ambiti di lavoro (non specifico per la comunicazione). Tuttavia, i professionisti di Rp possono giocare un ruolo di primo piano nel processo e nel dare voce alla causa.

La nostra è una professione dinamica e proattiva, e beneficiamo della nostra ubiquità nel:

  • contribuire alle discussioni, sul luogo di lavoro, locali e nazionali

  • fare network per amplificare le opportunità

  • far parte di associazioni che fanno lobbying per ottenere condizioni economiche migliori (female-friendly)

  • sottolineare l'importanza di insegnare ai bambini l'uguaglianza di genere (a scuola e a casa)


Quanto sopra riguarda le organizzazioni più grandi. Come ho dettagliato tre anni fa, la mancanza di una cultura di comunicazione (interna ed esterna) nelle piccole società è un ulteriore ostacolo da superare.

 

Le Relazioni pubbliche rimangono importanti

Dare l'autorità alle relazioni pubbliche è un obiettivo che donne e uomini devono abbracciare. I risultati positivi sono numerosi, come ad esempio: “vendere” professione che attira più giovani e una migliore comprensione da parte delle aziende circa l'importanza delle Rp come funzione di management, in cambio, la creazione di nuovi posti di lavoro per contribuire a realizzare gli obiettivi di business e di comunicazione.

Probabilmente, questo è il nostro problema fondamentale: l'importanza delle Rp nel mondo degli affari e della società, piuttosto che il fatto che la maggior parte dei professionisti sono donne.

 

Sfide personali

"C'è solo un modo per colmare il divario: non smettere mai di aumentare le proprie competenze e capacità per mantenere il proprio lavoro aggiornato." Patrizia Rutigliano, attuale presidente, Ferpi


Una sfida importante che dovremmo tutti noi abbracciare è mantenere le nostre competenze costantemente aggiornate, nonché conoscere i trend del settore. La percezione del nostro campo è che sia quello in cui il cambiamento avviene più velocemente che in altri - questo è un concetto discutibile.

Questa sfida coinvolge sia donne che uomini. Come il Presidente Ferpi Patrizia Rutigliano ha indicato, "C'è solo un modo per colmare il divario. Mai smettere di aumentare le proprie competenze e capacità per tenere aggiornato il proprio lavoro".


Un ultimo rischio: giornalisti che si riciclano nelle Rp


Con i nuovi media in crescita e la contrazione media tradizionali, e la crisi non solo economica con conseguente perdita di posti di lavoro, il nuovo scenario per il giornalismo e le Rp sta cambiando fulmineamente e le frontiere tra i nostri ruoli tradizionali sono diventate meno definite.

In Italia, si nota una tendenza crescente per quanto riguarda i giornalisti di sesso maschile che hanno perso il lavoro quotidiano; molti sono si sono riciclati (o reinventati) in nuove posizioni nelle Rp.

Il rischio per le donne italiane riguarda il lungo periodo, dove è più facile per gli uomini tentare la scalata aziendale, non importa quale sia stata la loro occupazione precedente e il ruolo.

Per vincere (o almeno non perdere terreno) in questa sfida più recente, le donne devono consolidare e mostrare al proprio management e potenziali datori di lavoro le loro competenze e capacità.

C'è molto in gioco e non solo per le donne. Le  Relazioni pubbliche non devono essere considerate (o accolto favorevolmente) come rifugio per i giornalisti disoccupati, ma piuttosto come una professione che richiede un insieme definito di competenze che vanno ben oltre la capacità di scrivere bene (anche se certamente questo attributo è necessario).

Aiutando ad evitare che l'occupazione e le competenze di base delle donne vengano buttate via, grazie a questa pratica semi-automatica di fraterna occupazione intersettoriale , è un compito che deve essere abbracciato e effettuato dalle associazioni (ad esempio Ferpi). A sua volta, tale difesa favorirebbe automaticamente il valore della professione come funzione distinta con una base di competenze ed abilità predefinite per entrambi i sessi.

Le donne che raggiungono la vetta di ruoli a livello senior dovrebbero anche aiutare le altre donne ad aspirare a raggiungere posizioni simili, a condizione che le giovani generazioni siano in possesso della necessaria esperienza e capacità di evoluzione.

Tutti i soggetti intervistati hanno convenuto che la solidarietà su una struttura e un piano d'azione necessiti di miglioramenti, in cui le donne a più alto livello aiutino altre donne a crescere professionalmente.

 




Grazie infinite a Patrizia RutiglianoDaniela BellardinelliSilvia CerioliFrancesca ConcinaRenata FischettoEliana LanzaFederica MoscheniLuisa PiazzaManuela PrioloAlessandra Veronese e Roberta Zarpellon. Ognuna di queste donne ha generosamente accettato la mia richiesta di colloquio e hanno giocato un ruolo fondamentale nella stesura di questo post.

 

Pubblicato anche su PR Conversations

 

Traduzione a cura della Redazione Ferpi
Eventi