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Professioni: Ferpi tra le associazioni rappresentative

31/01/2013

Dopo 40 anni, il Ministro della Giustizia, di concerto con il Ministro per le Politiche Europee, il 7 gennaio ha emanato il decreto di iscrizione di Ferpi nell’elenco delle associazioni rappresentative a livello nazionale delle professioni non regolamentate.

Dal 7 gennaio, Ferpi è tra le associazioni più rappresentative a livello nazionale delle professioni non regolamentate. Una data storica per la Federazione e, indirettamente, per la professione, a cui viene riconosciuta l’autorevolezza della rappresentanza di chi svolge attività di Relazioni pubbliche nel nostro Paese. Con il decreto del Ministro della Giustizia emanato di concerto con il Ministro per le Politiche Europee, comunicato alla Presidente, Patrizia Rutigliano, si realizza quel sogno che aveva animato e guidato i padri fondatori di Ferpi.
“Siamo grati al Ministro della Giustizia, Paola Severino, per questo atto che apre una nuova stagione per Ferpi e per il settore delle Relazioni pubbliche e in generale con gli stakeholder strategici nel nostro Paese”, afferma il Presidente Ferpi, Patrizia Rutigliano. “Di fatto, l’iscrizione di Ferpi all’albo delle associazioni rappresentative a livello nazionale è il riconoscimento del lungo lavoro fatto in questi anni dalla Federazione e di tutti quegli associati che hanno contribuito con le varie attività ad accrescerne l’autorevolezza e la reputazione, a tutto beneficio della professione. Il past president, Gianluca Comin e i soci, Attilio Consonni e Giancarlo Panico negli ultimi anni hanno impresso un’ulteriore accelerazione al percorso ma sta ora al Consiglio Direttivo Nazionale compiere in tempi rapidi tutti i passi necessari agli adempimenti previsti dal Decreto, valorizzando al massimo il vantaggio competitivo dell’iscrizione”.

E’ bene chiarire subito, come indicato dalla legge e ribadito dal Ministro, che per il decreto l’iscrizione nell’albo delle associazioni rappresentative, non è finalizzato al riconoscimento o altra forma di regolamentazione di attività professionali non specificatamente oggetto di previsione normativa. Dunque, non il riconoscimento della professione in sè ma quello molto più importante dell’associazione che quella professione rappresenta. Una legittimazione istituzionale, sociale e anche politica che rilancia il ruolo delle associazioni professionali e la loro funzione di rappresentanza di interessi.
L’albo delle associazioni più rappresentative a livello nazionale delle professioni non regolamentate è stato istituito ai sensi dell’art. 26 del dlg.vo 206/2007 emanato in attuazione della direttiva 2005/36/CE relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali.
Un tema quello del riconoscimento professionale e del riconoscimento delle associazioni che le professioni rappresentano su cui Ferpi è attiva da anni aveva avuto un balzo in avanti nelle ultime due presidenze, prima con Andrea Prandi, che con l’aiuto di Fabio Bistoncini e il contributo del vicepresidente Giancarlo Panico e della socia, Sandra Cioffi aveva avviato l’iter con l’allora Ministro, Clemente Mastella, e negli ultimi anni con Gianluca Comin che ha curato tutta la pratica per portare a termine il procedimento, bloccato poi dall’ultima crisi di Governo. A supporto di tutte le presidenze, instancabilmente negli anni, il lavoro attento, puntuale ed estremamente competente, di Attilio Consonni, socio fondatore della Federazione e instancabile sostenitore dell’importanza dell’iscrizione.
Sino al decreto legislativo del 9 novembre 2007 n. 206, nel panorama legislativo italiano la definizione di associazione professionale era quasi del tutto assente. La lacuna è stata colmata con il recepimento della direttiva comunitaria sulle qualifiche professionali, nello specifico con l’articolo 26, in cui si fa riferimento alle cosiddette Piattaforme comuni, ossia tavoli tecnici transnazionali convocati con l’obiettivo di rendere il sistema professionale europeo il più possibile omogeneo, postula la partecipazione delle associazioni professionali alle conferenze dei servizi che verranno insediate dai ministeri competenti (Giustizia, Sanità , Politiche Comunitarie, etc.) per definire la posizione italiana sugli standard formativi europei (appunto, le piattaforme comuni).
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