Propaganda o comunicazione? Messaggi o comportamenti?
12/04/2005
Un commento di Mario Rodriguez sulla partecipazione di Berlusconi alla puntata di Ballarò dello scorso 5 aprile
"È difficile cantare portando la croce". Questa affermazione fatta dal Presidente Berlusconi a Ballarò nel suo ritorno al talk show, è cruciale. Non c'è certo mancanza di rispetto, siamo piuttosto al meccanismo del lapsus: in quei giorni l'emozione per la morte del Papa è molto forte ed emerge anche in forme inopportune. Ma l'affermazione è indicativa dell'approccio che Berlusconi ha alla sua sconfitta elettorale: per il padre padrone di Forza Italia e della Casa delle Libertà, c'è stato un deficit di comunicazione: "se avessimo potuto parlare di più & se mi fossi potuto dedicare io alla comunicazione & se le tv e i media non fossero tutti in mano ai miei detrattori".
Berlusconi continua a credere di poter convincere, di spiegare, di far capire perché crede di avere ragione e non pensa che possa esserci un modo diverso di vedere le cose. Se uno non la pensa come lui o è comunista o è suo succube! Per questo pensa che basti parlare di più, parlare più forte.
Ma qui sta l'errore: l'ex grande comunicatore non coglie la differenza tra propaganda e comunicazione. La propaganda è la diffusione di una verità (rivelata o storica, c'è poca differenza), la comunicazione è la costruzione di un significato condiviso. La propaganda può creare questa condivisione anche se non la persegue consapevolmente. Ma lo fa solo se costruisce una relazione, un rapporto; se fa passare significati attraverso i comportamenti, la relazione, il contatto, l'esperienza condivisa.
Certo nel nostro tempo entra in campo dirompente la tv che costruisce "quasi relazioni mediate", una relazione che anche se è senza contatto personale ci assomiglia molto. Per Berlusconi identificarsi con questo strumento costruttore di "quasi relazioni mediate" è stata la sua forza eccezionale nella fase dell'affermazione. Il signor tv era una presenza familiare che creava simpatia, a cui essere riconoscenti per averci dato queste nuove grandi opportunità attraverso le tv commerciali.
Oggi alla luce delle sue dichiarazioni sembra quasi che non se ne sia reso conto né lui né i suoi collaboratori. Berlusconi non sembra attribuire a questa "relazione particolare" con l'elettorato la sua forza, sembra invece convinto di aver avuto successo per le cose che ha detto più che per le cose che ha fatto.
C'è un altro momento significativo durante la trasmissione Ballarò, lo scatto di rabbia: "lei signora che applaude mi saprebbe dire che significa quello che ha detto Rutelli?". Berlusconi diventa sprezzante: la signora non capisce e siccome non sa, non ha diritto di emozionarsi. E di nuovo emerge una visione antica della comunicazione, pedagogica, elitaria. Ma davvero Berlusconi pensa che tutti i sui elettori hanno chiaro il significato della differenza tra politiche neo liberiste e neo keynesiane? Crede davvero che le persone votino un partito perché ne hanno letto, capito e condiviso il programma? Crede che milioni di persone siano diventate cristiane perché hanno letto e condiviso il Vangelo o le encicliche? Crede che milioni di persone siano state comuniste perché condividevano l'idea della inesorabile caduta tendenziale del saggio di profitto? Approfondisca l'evangelizazzione del nostro tempo e si faccia aiutare da Baget Bozzo.
Ecco, Berlusconi (il secondo Berlusconi) come molti altri (anche a sinistra) crede al potere del ragionamento logico deduttivo e sottovaluta il fatto che sono i comportamenti a comunicare più delle affermazioni, attraverso scorciatoie emotive. Se riesco a spiegarti come stanno le cose, tu lo devi capire. (E se non mi dai ragione o sei indemoniato o sei matto.) Non riconosco che l'altro abbia la legittimità di vedere le cose in modo diverso, non accetto la complessità, che un problema possa avere più soluzioni. Penso che ci sia un solo modo di vedere le cose.
Ma il significato è una negoziazione tra chi emette un messaggio (scrivendo, parlando, facendo) e chi lo riceve filtrandolo attraverso la propria quotidianità (capacità, opportunità, motivazioni).
E sono questi tre anni e mezzo di comportamenti del Governo e dei suoi esponenti di spicco che hanno lentamente, di Tremonti in Tremonti, di promessa in promessa, di devolution in devolution, di scontri in scontri con la Magistratura, contribuito a indebolire la sua promessa originaria. Berlusconi aveva promesso: l'Italia non è tutta Tangentopoli, chi ha avuto comportamenti illeciti lo ha fatto per necessità perché sono i politici ad essere corrotti, è una persecuzione della Magistratura sostenuta dai comunisti, si può fare di più: "io ho costruito cose importanti aiuterò il Paese a uscire da questo flagello". Dopo quattro anni di Governo questa promessa così tranquillizzante non convince più una parte piccola ma significativa dell'elettorato che con il suo voto determina la svolta.
In più dall'altra parte ci sono sempre degli "episodi" importanti che la CDL non riesce a replicare: Bresso, Marrazzo, Vendola, ma anche Burlando, Loriero, Del Turco (tre ex Ministri che "tornano" nel territorio). E prima c'erano stati Illy e Soro, in Friuli e Sardegna. Si dirà, e Formigoni? Certo lui c'è, ma dall'altra parte Errani, Martini, Lorenzetti, Spacca contrappongono una capacità di insediamento più solida e affidabile. Quella capacità che Galan in Veneto non ha avuto tant'è che Panto ha raccolto un 7% di voti certamente non di sinistra!
Berlusconi ha tradito la promessa originaria ed ha avuto un comportamento ansiolitico, ha accentuato le incertezze, è meno affidabile di quattro anni fa. Non gli è mancata la comunicazione ha comunicato cose che non sono piaciute. Ma lo ha fatto non con le cose che ha o non ha detto. Ma attraverso le cose che egli ha fatto e che le persone hanno vissuto. Certo l'opposizione ha cercato di esaltare le contraddizioni e ha contributo a creare la sensazione che Berlusconi non ce la fa, sono le regole del gioco. Ma comunque siamo ancora alla sconfitta della destra non all'ascesa della sinistra. Alla sconfitta di Berlusconi non alla vittoria di Prodi.
Sono state pur sempre elezioni regionali.Mario Rodriguez