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Quarterly Report dalla campagna delle regionali

01/03/2005

Un articolo di Paolo D'Anselmi.

Il primo trimestre del 2005 si chiude con la campagna elettorale per le regionali, tempo di report pubblici e murali. Della campagna elettorale di Storace per la conservazione del Lazio incuriosisce l'intreccio con la campagna istituzionale della regione Lazio stessa che le ha fatto da apripista. Primo: la regione ha adottato nella sua comunicazione murale il payoff L'Italia nel cuore che sdogana al linguaggio politico il sostantivo ottocentesco. Il quale viene ripreso nella campagna di parte Una regione governata col cuore. Paghi uno e prendi due. Niente male. Ma non finisce qui. Secondo intreccio: la regione ha lanciato un servizio di call center a numero gratuito, con risposta 24 ore su 24 (sic). Anche questo ha alzato la palla per il manifesto elettorale che schiaccia La mia regione mi risponde 24 ore su 24. L'evocato cuore sobbalza: a che diavolo serve una regione che ti risponde 24 ore su 24. Credevamo bastasse il 113, poi ciascuno ha voluto il suo cento e qualche cosa: i carabinieri il 112, la finanza il 117 e già questo è una contraddizione del concetto di numero unico. Che adesso arrivi pure la regione è cosa da Corte dei Conti.Fin qui reporting e relazione con gli elettori. Ma in fase di campagna colpisce l'assenza dal dibattito elettorale della madre di tutte le faccende: il blocco auto per smog. In principio furono gli arabi. Le domeniche a piedi portarono una ventata di novità che fece assorbire lo shock. Poi venne lo smog. Erano i primi anni '90 e si cominciò col pari e dispari delle targhe alterne. Massimo Ferlini, assessore di sinistra a Milano, sperava nelle marmitte catalitiche e nella benzina verde, a corpo morto sulla tecnologia. Rien de tous sa. Formentini riaprì perfino la cerchia dei bastioni al traffico privato. Nella capitale la farsa: i motorini rutelliani, approccio pechinese alla mobilità urbana, non hanno risolto neanche la crisi della Piaggio. Il sindaco attuale aderisce a manifestazioni in nome del popolo inquinato, come non fosse responsabile egli stesso della debolezza manifesta della politica di fronte al problema. Vero è che ispira umana compassione il politico di princisbecco che contempla il coraggio necessario ad avviare una demotorizzazione gestita. Divieti mirati e stabili. Esperimento sociale da scuola: fatti e regole sono gli stessi a destra e a sinistra. La tesi è che stavolta il problema non è politico, ma della politica. Fa call center ma non riesce a fare le scelte dure. Aggiusta le tazzine sul ponte del Titanic.Al danno, la beffa: il provvedimento da coprifuoco viene presentato dalle istituzioni e ripassato dalla stampa come cosa buona. Quant'è bello signora mia, la domenica mattina in bici a Piazza del Popolo. Ma è buono come è buona la bronchite che ci fa smettere di fumare Tutto ciò è ingannevole e tematizzato al rovescio. Impariamo dunque una lezione sul metodo per il bilancio sociale: l'approccio stakeholder driven ha un suo limite. Esso presuppone che ci sia consapevolezza esplicita ed organizzata di un costo o di un beneficio. Sul tema dello smog non appare essere così. È compito del bilancio sociale ricercare i costi sociali senza responsabile. È questo uno specifico del bilancio sociale pubblico e privato: fare ricerca, scavare, pulire gli angoli cancellati dal sudiciume, mostrare spigoli e profili smussati dalla consuetudine e dalla mistificazione. Riportare alla luce lo stakeholder ignoto. E se alla fine sarà Storace o Marrazzo è solo cosa da pari o dispari.Paolo D'Anselmi
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