Necessario distinguere gli affaristi dai lobbisti che svolgono con trasparenza una professione indispensabile per la democrazia. L'auspicio è che non vi sia condizionamento dei lavori sull'indagine conoscitiva in materia di attività di rappresentanza di interessi da parte della Commissione Affari Costituzionali della Camera, a cui FERPI contribuirà nell’elaborazione del documento conclusivo.
"Dispiaciuti e preoccupati". Questa la prima reazione di FERPI alle parole utilizzate dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante la conferenza stampa di fine anno, in cui mette sullo stesso piano affaristi e lobbisti che, “con questo Governo non passano un bel momento”.
"Lavoriamo da anni - aggiunge FERPI - per contribuire a modificare una narrazione distorta della professione del lobbista, che viene associata spesso in modo errato all'attività di affaristi e corruttori". "I lobbisti invece si muovono in trasparenza seguendo le regole, contribuiscono a portare all'attenzione delle istituzioni le istanze legittime dei tanti soggetti che rappresentano (aziende, organizzazioni del terzo settore, enti) e supportano con la loro conoscenza di dati e di scenario i decisori nella definizione delle politiche pubbliche. Sono parte integrante del processo democratico".
Da qui anche l'impegno, che parte da lontano, della Federazione dei Relatori Pubblici per la definizione di una legge che ne disciplini e riconosca l'attività come avviene in tanti altri Paesi.
La dichiarazione della Presidente del Consiglio, peraltro, cade in un momento molto particolare, mentre è in corso un’indagine conoscitiva in materia di attività di rappresentanza di interessi da parte della Commissione Affari Costituzionali della Camera, a cui FERPI contribuirà nell’elaborazione del documento conclusivo.
"Auspichiamo - conclude FERPI - che l'onda emotiva generata da una associazione non corretta tra l'attività legittima dei rappresentanti di interessi con altre categorie, innescata prima dal caso Anas e poi dalle parole della Premier, non condizionino i lavori in corso. Esiste infatti il rischio concreto che si utilizzi un approccio restrittivo, con la sola definizione di divieti e controlli sull'attività di lobby, neutralizzando il valore che l'attività di rappresentanza degli interessi può portare al miglioramento del processo democratico e nella sfida di modernizzazione del nostro Paese".