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Riconoscimento delle professioni: cosa cambia con la Direttiva europea

24/01/2006

Da Comunicazione Pubblica.

Mentre prosegue l'impegno dell'Associazione "Comunicazione Pubblica", nell'ambito del Coordinamento delle Libere Associazioni Professionali (CoLAP), per il riconoscimento giuridico della figura del comunicatore pubblico, aggiorniamo i nostri soci e numerosi lettori del sito, rispondendo ad una loro esplicita richiesta, sulle ultime novità in materia a livello di dibattito e produzione normativa. Novità che ruotano attorno alla recente Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio in materia di riconoscimento delle qualifiche professionali, destinata sempre più a divenire il punto di riferimento ineludibile per chiunque si occupi, anche nel nostro Paese, di riforma delle professioni e riconoscimento delle associazioni di categoria.Il documento, approvato nello scorso settembre e disponibile in versione integrale nella banca dati normativa del nostro sito, è stato realizzato per cancellare i numerosi e complessi provvedimenti sulla circolazione dei professionisti succedutisi nel tempo in ambito europeo, e sostituirli con un unico testo di riferimento, che semplificasse la materia e rendesse soprattutto molto meno difficile l'esercizio delle professioni anche in Paesi diversi da quello di origine. Ciò avviene lasciando ogni Stato membro assolutamente libero di organizzare i percorsi di studio e l'attribuzione di qualifiche professionali secondo proprie regole e inclinazioni,  ma definendo dei principi comuni e condivisi a livello comunitario per il riconoscimento dei titoli formativi e dei professionisti.Un importante passaggio permesso innanzitutto dall'attribuzione di un significativo univoco al termine libera professione, intesa nella Direttiva come l'attività svolta sulla base diqualifiche professionali in modo personale, responsabile, professionalmente indipendente da parte di coloro che forniscono servizi intellettuali e di concetto nell'interesse dei clienti e delpubblico. E, in seconda battuta, con il riconoscimento delle autorità competenti, ossia di quegli organismi investiti dagli Stati membri, che possono rilasciare precisi titoli di formazione e qualifiche professionali, e rappresentare perciò di fatto determinate categorie di professionisti.Autorità ed è qui che si riscontra uno degli elementi di maggiore innovazione della norma, soprattutto per le associazioni che possono essere tanto gli ordini professionali quanto le associazioni, tra cui ad esempio la nostra, che dovranno di conseguenza essere regolate per legge, senza che ciò comporti in nessun modo la loro trasformazione in nuovi ordini. Nell'uno e nell'altro caso, infatti, l'unico obbligo è che esse agiscano per garantire gli utenti dei servizi, su delega governativa, assicurando sulle capacità dei propri professionisti ed impegnandosi per abbattere al minimo gli ostacoli burocratici di accesso alle professioni. "Non lobby, dunque come affermato dall'eurodeputato italiano Stefano Zappalà, promotore del provvedimento ma strutture di servizio trasparenti".Partendo da questi principi, tutti i cittadini europei potranno perciò esercitare una professione regolamentata anche in uno Stato membro diverso da quello in cui hanno acquisito la propria qualifica professionale, e questo grazie alla definizione condivisa di cinque livelli formativi, che vanno dai diplomi di primo accesso, al diploma di scuola media superiore, ad un anno di università, fino a quattro anni di università, e infine dai quattro anni in su. Percorsi ai quali ogni Stato potrà fare d'ora in poi riferimento per le proprie scelte di politica interna in materia di professioni. Resta scontato che ogni Paese potrà definire specifici percorsi culturali per l'accesso a determinate professioni, purché non siano inferiori a quelli minimi indicati a livello comunitario, e fermo restando che se dovesse optare per periodi più lunghi, non può comunque rifiutare il riconoscimento dei percorsi di minore durata fissati in altre realtà.Nel provvedimento si stabilisce inoltre che d'ora in avanti qualsiasi decisione sulle professioni dovrà essere presa da un organismo di consultazione formato da rappresentati degli Stati membri, incaricato di affiancare una Commissione esecutiva ad hoc, ma sempre consultando i rappresentanti europei della professione. E questo a sua volta significa che per ogni professione si dovrà pensare all'istituzione di una rappresentanza unitaria europea, che per quanto riguarda la comunicazione pubblica potrebbe essere assolta ad esempio dalla FEACP.Infine tra le disposizioni della direttiva figura anche la proposta di introduzione delle tessere professionali individuali, che potrebbero contenere informazioni sulle qualifiche personali, quali ad esempio la formazione, l'esperienza acquisita e le eventuali sanzioni subite. Gli strumenti potrebbero essere rilasciati dalle associazioni e/o dagli ordini professionali e, sostengono i promotori dell'idea, dovrebbero agevolare la mobilità dei professionisti, nonché accelerare lo scambio di informazioni in materia tra i Paesi membri.Notizia segnalata dall'associazione "Comunicazione Pubblica" - 20/01/2006
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