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Rp e giornalismo in campagna elettorale: un abbraccio mortale?

04/04/2006

Una riflessione sull'esperienza inglese.

Spesso le campagne elettorali di oggi si combattono su un campo che è quasi totalmente determinato e controllato dai media. Giornali, radio, televisione e ora siti internet sono il palcoscenico su cui i politici devono esibirsi e provare a vincere l'attenzione di un elettorato sempre più scettico - e qualche volta ostile. I consulenti di rp e i giornalisti tendono a essere uniti in un abbraccio sempre più stretto, dentro una relazione che può portare a un'insana collusione e a un abbassamento degli standard editoriali.Ovviamente, i partiti politici e i mezzi di informazione hanno più che mai bisogno l'uno dell'altro. I politici hanno poche altre vie altrettanto efficaci per comunicare con il pubblico e, dall'altra parte, i mezzi di informazione non possono ignorare l'importanza di una campagna elettorale. Dopo tutto "Chi governerà il paese?" è una domanda di vitale importanza per la maggior parte di lettori, telespettatori e ascoltatori. La prospettiva che il potere politico possa passare di mano, e quindi mettere in gioco l'orientamento futuro del paese, è abbastanza per eccitare qualsiasi giornalista e, inoltre, fornisce ai proprietari dei media la tentazione di interferire.L'esperienza inglese ci dice che, se i giornali mantengono ancora una considerevole influenza nel dettare l'agenda politica, sono le televisioni e le radio che hanno la più grande efficacia sulla scelta di un leader politico o di un partito. I siti web, ma soprattutto i blog dove sono gli elettori a parlare, stanno aumentando la loro influenza tanto che, nelle ultime elezioni inglesi del maggio 2005, internet è stata la prima fonte di informazioni politiche per un terzo dei giovani. Da qui l'esigenza preminente delle rp politiche di seguire e di adattarsi alla nuova tendenza. Altri recenti trend in Gran Bretagna non sono incoraggianti: i proprietari dei media stanno cambiando le loro alleanze politiche più frequentemente che in passato e sempre per mero vantaggio economico, vendendo il supporto politico dei loro giornali in cambio di benefici commerciali. Il risultato di tutto questo? Giornalisti politici sempre più schierati e responsabili delle rp che cercano di sfruttare la situazione provando a dettare l'agenda delle notizie con la speranza che a seguire il trend siano anche le tv e le radio, dato che spesso è proprio la stampa britannica a fornire idee, soggetti e domande per sondaggi e talk show.Il vecchio compromesso inglese è di avere una stampa libera libera di sostenere qualsiasi partito politico - e radio e televisione regolate per fornire equilibri e parità d'accesso ai principali partiti politici. Altre misure di sicurezza britanniche: i broadcaster non devono diffondere i loro pareri politici; i partiti politici non possono fare pubblicità televisiva e radiofonica ma possono trasmettere un numero limitato di messaggi elettorali con un processo rigorosamente controllato. Ma questa regolamentazione sembra diventare ogni giorno più debole: la strenua concorrenza tra i mezzi ha abbassato il livello editoriale e il sempre più incontrollato sensazionalismo dei giornali popolari e la crescente manipolazione dei media causano grande preoccupazione. Alla base di tutto c'è il grande potere dei proprietari di media come Rupert Murdoch, che con la sua company possiede il 40% del mercato inglese dei giornali. Nelle recenti elezioni i 4 giornali di Murdoch - il Sun, News of the World, il Times e il Sunday Times hanno raccomandato ai loro lettori di votare per il Labour Party. Così tutti nelle rp in UK sanno che i rapporti con i giornalisti politici sono influenzati a un livello molto più alto di quello a cui operano. E spesso il fattore decisivo su cosa il giornale dirà sarà la forza del rapporto fra la direzione del partito e l'azienda di media, e non una valutazione editoriale indipendente. Rupert Murdoch, come tutti i proprietari, è incostante e piuttosto ballerino circa i suoi favori politici: infatti fino al '97 aveva sostenuto Margaret Thatcher e il partito Conservatore. Ora, che i conservatori hanno un nuovo e più giovane leader, David Cameron, si ha la sensazione che il suo orientamento potrebbe cambiare ancora. E come nelle elezioni precedenti, i giornalisti sanno che il fattore decisivo non sarà il giornalismo politico, ma gli interessi di business dei media di Murdoch. Se i Conservatori, sotto il loro nuovo capo David Cameron, sincronizzeranno il loro ordine del giorno politico con l'ordine del giorno commerciale di Murdoch, le  alleanze politiche potranno cambiare.
Il pericolo che deve affrontare il processo democratico in Gran Bretagna è quello che i giornali sensazionalisti - maneggiando i loro ricchi libretti di assegni per comprare storie non usino questa possibilità solo per sostenere il loro partito, ma anche per denigrare, persino distruggere, gli avversari politici. Ed è questo che i partiti di opposizione temono maggiormente: l'uso di trucchi sporchi per danneggiare i candidati politici.
Così l'esperienza britannica conferma che i giornali rimangono un obiettivo importante per gli operatori di pubbliche relazioni in una campagna elettorale. E può essere sensato pensare che sia il modo in cui i due partiti politici principali in Gran Bretagna hanno provato a manipolare il mercato dei media che ha minato la fiducia del pubblico nel processo politico. All'orizzonte c'è però una nuova generazione di giovani giornalisti, al lavoro su siti di notizie o in rete, che sembra avere standard editoriali più alti. Inoltre su molti nuovi siti le notizie vengono date differenziando i fatti dalle opinioni e l'accuratezza dei report, la precisa citazione delle fonti e l'esatta attribuzione delle citazioni lasciano ben sperare su questa giovane generazione. E quando ci si convincerà che dare informazioni solo a qualcuno per un vantaggio politico insidia gravemente il processo politico stesso, il futuro delle relazioni pubbliche politiche migliorerà sensibilmente.
N.C.
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