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Rp Lab - I social network non sono una perdita di tempo

26/09/2012

Parte della vita quotidiana della maggior parte degli utenti web e cruccio di molte aziende, i social network sono un utile – talvolta indispensabile – strumento di lavoro o una perdita di tempo? La riflessione di _Gabriele Cazzulini._

di Gabriele Cazzulini
Ormai è diventato un luogo comune. Stai sul social network? Allora perdi tempo! Hanno fatto persino gli studi “scientifici” per calcolare quanto tempo si perde tra Facebook, Twitter, Pinterest, YouTube… quasi quasi i social network diventano il nemico pubblico numero uno della produttività, la causa di ogni crisi economica e, già che ci siamo, pure l’origine dello spread.
Però, adesso, basta con le battute di spirito. I social network non sono una fonte di distrazione o un balocco con cui trastullarsi nei momenti di pausa. E’ come pensare che i libri siano soltanto buoni per stamparci barzellette o letteratura erotica sadomaso così di moda oggi. Oppure è come pensare che la televisione serva soltanto ad esibire le cosce sgambettanti di diciottenni sponsorizzate da politici.
Il punto è questo: i social network sono il nuovo lavoro e il nuovo modo di lavorare insieme. Siamo entrati in una nuova rivoluzione industriale, ma senza fabbriche e senza merci. Infatti lavorare con i social media è diverso. Lavorare con un social network è molto più che indossare una tuta blu o una camicia bianca: è unire identità e attività. Sono immerso in una comunicazione continua che parte proprio da me stesso. Ogni azione è una comunicazione, che parte sempre da me stesso.
In quest’ottica il senso del tempo si fa più contratto e occupato da una molteplicità di eventi che si sovrappongono, mentre il lavoratore deve svolgere molteplici compiti non più in successione, bensì in condivisione – con altri compiti, con altri lavoratori. E’ finita l’epoca della catena di montaggio, sia materiale sia intellettuale. Quei diagrammi di flusso che scorrevano lineari come l’acqua da una cascata oggi si sono attorcigliati e avvolgono le persone, non le macchine. E’ finita anche l’era del computer. Le storiche fabbriche di pc sono ormai in crisi, perchè i tablet e gli smartphone richiedono solo percentuali minime dell’hardware di un computer. Infatti la comunicazione mobile, e il web, sono una tecnologia umana, quindi sociale. Hanno bisogno di micromessaggi, non di microprocessori.
Anche per questo lavorare con i “social” può risulta molto complicato e snervante, a fronte di una tecnologia informatica davvero semplificata. Il problema è che la vera tecnologia è sociale, quindi imprevedibile e allergica a rispettare programmi e scadenze. Il social web è “wild” e richiede un impegno diverso e maggiore per essere “governato”. Altro che perdere tempo. Il social web è time-consuming, perché le campagne richiedono molta analisi e sperimentazione e il calcolo del Roi include numerose variabili all’interno di numerose formule, da adattare ai singoli casi.
Non c’è bisogno di sottoscrivere le visioni di personaggi estremi come Deepak Chopra, il nuovo Omero che canta l’epos del social network come fosse la nuova fase dell’umanità che attinge direttamente al subconscio collettivo. Basta fermarsi alla realtà: il social web è uno spazio sociale online grande quanto il mondo. Prima tra uno starnuto a Pechino e una farfalla a Parigi c’era solo la teoria del caos. Oggi ci sono meno di sei gradi di separazione che possono essere riuniti attraverso il social web.
I social network.fanno perdere tempo? Non è un problema dei social network. Il problema è di chi vuole perderci tempo – inutilmente.

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