Ferpi > News > Rp Lab – Se i social media fanno la guerra

Rp Lab – Se i social media fanno la guerra

21/11/2012

Il nuovo scenario bellico non è più il campo di battaglia ma il web, come dimostrano gli scontri di Gaza degli ultimi giorni. Ma allora qual è il ruolo dei social media su questo sfondo? E quale il ruolo dei relatori pubblici? Combattenti o neutrali? La riflessione di _Gabriele Cazzulini._

di Gabriele Cazzulini
Soltanto un paio di settimane fa si cantava l’epica della “social media” vittoria di Obama. Oggi il vento soffia in direzione opposta. La “notizia” è che i social media fanno la guerra, come succede a Gaza, e fanno la guerra così bene che il campo di battaglia decisivo si sposta sempre più sul web. Usare il social e il mobile per taggare missili in arrivo non è esattamente una visione edificante rispetto al buonismo mieloso che gronda sulle bacheche dei social media. Ma questo risveglio brusco alla realtà conferma l’incredibile flessibilità del social web. Ma il punto è un altro ed è ben più carico di effetti.
Se le guerre si faranno anche, e soprattutto, sui social media, a maggior ragione i social media diventeranno il teatro preferito per sfogare conflitti anche non armati. Se i social media faranno la guerra che una volta facevano gli eserciti, questo è perché i social media già oggi sono un grande teatro di conflitti tra soggetti privati, come aziende, politici, partiti, associazioni, singoli dipendenti, grandi o piccoli marchi, persino prodotti. I social media sono anche questo, e non si può negarlo: un formidabile arsenale di armi mediatiche per colpire la reputazione altrui, creare isolamento . Dalle guerre armate e dalle guerre commerciali si passa a vere e proprie guerre “socialmediatiche”. Ma c’è una differenza micidiale: se prima c’erano generali e strateghi, qui, nella terra di nessuno dei social media, ci sono solo i belligeranti, senza particolari piani di battaglia, senza vere e proprie regole di ingaggio e senza la delimitazione di un teatro di guerra. Qui siamo sempre e ovunque, e al tempo stesso è un continuo “qui ed ora”.
La mia domanda è questa: qual è il ruolo dei social media all’interno di questo scenario? Temo sia limitante continuare ad etichettare questi scenari come “crisi”. Lo scontro, la battaglia, la guerra, sono un’altra cosa rispetto alla “crisi”. Chi governa le relazioni pubbliche, deve schierarsi col suo “cliente” e diventarne un generale il cui unico obiettivo sia demolire socialmediaticamente l’avversario? Oppure le relazioni pubbliche devono assumere una posizione super partes, come se svolgessero una funzione di arbitrato equidistante rispetto ai contendenti?
Rientra nel codice di condotta di chi lavora per le relazioni pubbliche l’attività di sabotare, guastare, inquinare le relazioni pubbliche tra soggetti il cui scopo sia palesemente “conflittuale”? Oppure bisogna alzare una barriera di moderazione e dissuadere dal cercare lo scontro a tutti i costi? E’ una situazione molto complessa e richiede una riflessione condivisa – per non doversi difendere da tweet “armati” e like di piombo che passano sopra alle nostre teste.

Gli articoli precedenti:
Primarie USA: quando la tv è un’arma letale
Media, web e mobile: come cambiano le Relazioni pubbliche
Gamification, quando il marketing è un gioco
McTwitter, un flop o un’esperienza utile?
Il “fattore V”: volgarità e violenza
Tutti siamo personaggi
Il consulente deve identificarsi col cliente?
I social network non sono un gioco
Come cambiano i professionisti della comunicazione
Dove va la professione dopo le amministrative?
Relazioni o contenuti?
La media war di Chicago ed il dilemma tra piazza e palazzo
Un bon ton per il social web
Vendere realtà o fiction?
Una questione di etica
Arrivano le donne vere
Pubblico o privato? Distinguere non serve più
Storytelling, la comunicazione fa la storia
I social network non sono una perdita di tempo
Le startup nuovo orizzonte per la comunicazione
Fare guerrilla con un canarino giallo
L’empatia come forma di comunicazione
I social media in cerca di empatia
La sfida di governare il cambiamento
Dalla socialdemocrazia alla social media democrazia
Come cambia l’informazione con le GIF
Eventi