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Rp: non è un lavoro per signorine

21/10/2013

Le Relazioni pubbliche sono una professione sempre più femminile ma alla fine non è una questione di genere, ma solo di capacità e professionalità. E anche di strategia. Per esempio per riuscire a conciliare famiglia e lavoro, come ha raccontato _Letizia Pini,_ ex direttore Ferpi, in una recente intervista.

di Silvia Pugi
Letizia Pini è una donna piena di energia: gestisce un’azienda; è da sempre attiva in Ferpi, Federazione Relazioni Pubbliche Italiana, della quale è stata direttore generale; si occupa di volontariato e, dulcis in fundo, ha 4 figli.
Cosa le dà tanta energia?
Ringraziando per il velato complimento, credo che una storia alle spalle di esempi femminili forti in famiglia possa fare la differenza. Nonne e mamma forti, lavoratrici, mamme di più figli, impegni sociali e sportivi, attenzione a 360° al proprio territorio e paese, viaggiatrici incallite, caratteri forti e determinati, competizione a gogò possono insegnare molto, o farti soccombere del tutto! E i figli cercati e voluti, arrivati e non programmati, possono essere quel plus o minus a secondo del contesto. Da donna posso dire che completano la persona ma non sono imprescindibili. Da mamma posso dire che sono la vita, da donna-lavoratrice indefessa, sicuramente non semplificano la routine. Ma sanno anche darti quel quid da spendere sul lavoro difficile da trovare sui libri o altrove.
Una donna in carriera come può organizzare la propria vita con quattro figli?
Con i giusti presupposti per far bene e crescere assieme, ce la si può fare anche con 4 figli: con tutti i problemi annessi e connessi. Si impara a organizzarsi meglio, a ridistribuire priorità e tempi. Non ci si annoia, ci si diverte molto, si impara una spicciola sopravvivenza fatta di molte teste e bocche, ascolto, spazio da suddividere e condividere, rigore ed elasticità, capacità organizzativa e di adattamento: di necessità virtù. Sempre in perenne stato di crisi, con un piano a, b e c a portata di mano, incastri e obbligo di riuscita senza mezzi termini. Si cerca di insegnare, si impara, si dà e si riceve, ci si rispetta, si compete, ci si misura e ci si completa: tante cellule per un unicum. Non è però strettamente necessario averne 4. Per inciso, io ne avrei voluti 6 ma mio marito al 4 ha detto basta: e io ho preso un cane! Non è una strada assolutamente imprescindibile! È faticoso, ma impagabile! E si può trovare pure il tempo per se stesse.
Lei è da sempre nelle Relazioni Pubbliche. A volte il vostro lavoro è superficialmente visto solo come eventi e mondanità, mentre in realtà si tratta di una professione che comporta negoziazioni estenuanti, capacità di gestire crisi e altro ancora.
Il mio percorso è iniziato all’interno della facoltà di medicina a Siena e da lì ha preso letteralmente un altro volo. Trasferitami a Milano per motivi familiari, rimanendo nel campo medico sono entrata nel mondo degli eventi, che non mi soddisfaceva appieno. Da lì sono approdata, con percorso formativo di approfondimento, al mondo delle relazioni pubbliche: quelle vere e non dei pranzi e ricevimenti, che tra l’altro hanno assolutamente il loro perché professionale!, ed è sbocciato il vero amore. I guru del momento, a noi allora poche e povere femmine presenti nei corsi che si tenevano, ci raccomandavano o preannunciavano periodi di sacrifici e rinunce. Niente famiglia, niente figli, solo lavoro e lavoro. Il tutto mi ha affascinato da subito, la sua essenza, mi ha intrigato la sfida, raccolta e piegata a me e mi ha permesso di mettere in atto anche tutto il bagaglio di studi che mi portavo dietro soddisfacendo una sete conoscitiva che da allora non si è mai più arrestata. Figli o non figli… che ancora non hanno capito che lavoro faccia!
È un lavoro adatto a una donna?
In effetti non credo ci siano lavori di “genere”, anche se indubbiamente atteggiamenti e consuetudini errate hanno nella storia relegato i due sessi in stereotipi prefissati. Per quanto riguarda la nostra professione però è innegabile che negli ultimi anni sia virata molto al femminile, nonostante la partenza di cui le parlavo, e non credo che sia un caso. Forse l’approccio all’accoglienza, all’ascolto, alla capacità innata di una donna, mamma o meno, di farsi carico di una situazione altrui per affrontarla in una svolta positiva, la tenacia che una donna ha innata, perché ce la deve fare sempre e comunque, alla fine possa aver fatto al differenza. Ma non è certo tutto qua!
A livello di numeri, è un mestiere più maschile o femminile?
Oggi giorno, è veramente diventata una professione femminile, ma ci sono fior fiore di esempi al maschile che hanno fatto e fanno la storia in questo settore: all’estero come in suolo patrio. Non è una questione di genere, ma solo di capacità e professionalità alla fine. Solo le grandi aziende strutturate hanno al loro interno una funzione di Relazioni pubbliche, mentre nelle aziende medio-piccole questa attività è gestita con agenzie e professionisti esterni. Dove si trovano più donne? Non saprei con certezza se esista un’indagine precisa al riguardo. Ci si potrebbe fare una tesi o un dottorato, perché no?! Credo piuttosto che nell’uno e nell’altro caso sia sempre e solo la competenza, il percorso e la storia del professionista e della azienda stessa a fare la scelta della persona, a prescindere dal fatto che sia un uomo o una donna: dovrebbero essere intercambiabili.
Che impatto ha avuto il suo lavoro sulla sua vita privata? E la sua vita privata sul lavoro? Si può avere tutto?
I compromessi esistono sempre ovunque, sta ai singoli decidere e fare. Per me la famiglia è sempre stato il faro che illuminava la mia strada per cui per scelta ho sempre adattato il mio lavoro ad essa. A parte le raccomandazioni iniziali dei nostri maestri, mai di fatto prese in considerazione, quando in effetti mi sono state fatte richieste che secondo il mio modo di vivere avrebbero impattato troppo sul mio essere donna e in famiglia ho preferito fare altre scelte che mi hanno comunque soddisfatto professionalmente, mi hanno fatto raggiungere i traguardi che a me erano più consoni senza avere mai rimpianti né sul lavoro né in ‘casa’. Dipende, ma niente è mai troppo bianco e nero… tante sfumature di grigio!
Quali consigli darebbe a una donna che volesse lavorare nelle PR?
Di avere tanto entusiasmo, credere in se stessa, impegnarsi al massimo, non scoraggiarsi mai, studiare e mettere in atto ogni strategia possibile per allargare i propri orizzonti e non fermarsi mai di fronte a niente. Preparazione e preparazione!

Fonte: Donne Manager_Manageritalia.it
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