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"Second Market"

04/10/2006

Il mondo virtuale di Second Life vede fiorire una moda specifica per gli avatar. Con vestiti, sfilate, riviste virtuali. E soldi (ma anche marche) reali.

Un paio di settimane fa The Wall Street Journal ha dedicato un lungo e interessante articolo al mondo di Second Life. In particolare il pezzo analizza il mercato dell'abbigliamento virtuale, in rapido sviluppo in questo mondo parallelo creato dalla Linden-Lab, una società di San Francisco.
Second Life è una realtà simulata, a cui chiunque può accedere attraverso Internet, che riproduce città, negozi e tutto ciò che fa parte della nostra esistenza. I giocatori che vivono in questo mondo parallelo sono più di 700.000: ognuno di loro ha creato un proprio alter ego, chiamato avatar, con un aspetto e un carattere peculiari; ogni avatar "prende vita", interagendo o meno con altri navigatori, durante i collegamenti online.Contando sul desiderio di ogni utente di distinguersi, di liberare la propria creatività e andare oltre le poprie possibilità terrene, gli ideatori del gioco hanno dato la possibilità ai "residenti" di creare, comprare e vendere molte cose, tra cui vestiti, capi di abbigliamento, etc.
Il mercato è cresciuto rapidamente e ha procurato agli stilisti più gettonati un discreto guadagno, non solo virtuale: nell'agosto 2006 i 20 fashionist più richiesti hanno venduto capi per un totale di 140.466 dollari. Infatti, se la moneta corrente in Secon Life è il Linden dollar, che può essere guadagnato e speso in modo virtuale, c'è anche la possibilità di cambiare la moneta degli avatar con i dollari veri (il cambio è più o meno 280 a 1).Le marche di abbigliamento più famose nel mondo reale (es. American Apparel Inc. e Adidas) hanno iniziato ad aprire i propri store nelle strade principali delle cyber città.Alyssa LaRoche, ex web designer nella realtà, disegna vestiti per il mondo virtuale dal 2004 e ora questo è diventato il suo lavoro a tempo pieno, grazie al successo ottenuto dai suoi capi.La competizione nel mercato dell'abbigliamento ha provocato lo sviluppo di altre attività collaterali attraverso le quali gli stilisti cercano di ottenere maggiore appetibilità: alcuni hanno creato blog sul fashion (www.second-man.com), altri hanno comprato spazi pubblicitari online, sono nate pubblicazioni di moda come Second Style, Linden Lifestyles e Pixel Pinup. Una recensione favorevole può fare la differenza nella scelta tra una linea di moda e un'altra.Ultimamente è insorto anche un problema di copyright: la facilità con cui è possibile copiare le creazioni delle boutique d'elite e venderle per proprio conto, ha portato alcuni case di moda, come la DE Designs, a intraprendere i primi passi per richiedere i diritti d'autore sulle "imitazioni" non autorizzate.
Valentina Tubino - Totem

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