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Simona Schina propone la sua tesi di laurea dedicata alle Relazioni Istituzionali nel settore energe

04/01/2007
Continuiamo anche questa settimana con la segnalazione delle tesi di laurea inviateci da studenti laureati in Scienze della Comunicazione o Relazioni Pubbliche.Oggi pubblichiamo lo studio di Simona Schina, nome non nuovo per FERPI dal momento che Simona ha affiancato il primo coordinatore nazionale di Uni>FERPI, Marco Bardus, nell'avvio della sezione studenti che nasceva nel 2004. Da allora Simona è sempre stata molto vicina all'Associazione e non ha mai interrotto i contatti stabiliti durante il suo mandato di responsabile Uni>FERPI. E questo ha rappresentato per lei, così come per altri studenti, un grande opportunità, anche ai fini della compilazione della sua tesi di laurea.Il lavoro di Simona, infatti, ha potuto beneficiare del supporto della nostra socia di Roma Ketty Tabakov che, in qualità di Responsabile dei Rapporti con il Territorio di Edison, ha costituito un punto di riferimento fondamentale per l'argomentazione del caso Edison a cui la tesi di Simona dedica una case history. Ma non solo, perchè Simona ha potuto contare sull'aiuto della nostra socia per consigli, suggerimenti e una costante supervisione del suo lavoro, dall'inizio alla fine.Anche questo è uno dei tanti casi, anche recenti, che vedono i soci FERPI a disposizione degli studenti che si rivolgono a loro per avere un aiuto concreto o anche un semplice orientamento. Quindi, cari ragazzi, in attesa che il 'Progetto Mentore' prenda piede anche in altre sezioni territoriali oltre a quella del Triveneto, cominciate da subito ad approfittare dei soci FERPI!


Le Relazioni Istituzionali nel settore energetico. Il caso EDISON
Sintesi della tesi di laurea della dottoressa Simona Schina (simonaschina@interfree.it) discussa presso l'Università degli studi "La Sapienza" di Roma, facoltà di Scienze della Comunicazione - indirizzo in Comunicazione Istituzionale e d'Impresa (Vecchio Ordinamento), Anno Accademico 2005/2006.Ogni organizzazione complessa che opera consapevolmente nella società e sul mercato deve, oggi più che mai, attentamente osservare le dinamiche del processo decisionale pubblico per prevedere tutte le possibili decisioni che potranno favorire od ostacolare il raggiungimento dei suoi obiettivi; e deve attivare relazioni con i diversi soggetti della decisione pubblica, e coloro che ne influenzano opinioni, atteggiamenti e comportamenti, al fine di contribuire a orientare le decisioni in una direzione favorevole ai suoi obiettivi. Le aziende più consapevoli utilizzano le relazioni con il processo decisionale pubblico come un sempre più importante e decisivo strumento per entrare in nuovi mercati, difendere le quote esistenti e aumentare i profitti. Emerge la tendenza a fare questo in modo proattivo, al punto che gli stessi processi regolatori' cominciano ad essere considerati una opportunità da cogliere anziché un rischio da cui difendersi. (Muzi Falconi, 2002)
E' comunque doveroso spiegare, in una prospettiva teorica e generale, che non sempre appare semplice dare una definizione ai 'rapporti con il processo decisionale pubblico': sentiamo spesso parlare di Public Affairs e Lobbying con la conseguente esplicitazione di definizioni autorevoli riferite rispettivamente: a) alle attività di un'organizzazione per sviluppare relazioni con i processi decisionali pubblici e b) ad un trasferimento di informazioni verso il decisore pubblico con l'obiettivo di influenzarlo.
In questi ultimi decenni, a partire dagli Stati Uniti, ma con progressiva diffusione anche negli altri Paesi, lo sviluppo dei 'gruppi di pressione', delle cosiddette 'lobby', ha scosso gli animi di molti critici e osservatori sociali: le domande ricorrenti hanno riguardato principalmente la loro effettiva identità, gli interessi che rappresentano e il loro ruolo nel contesto democratico. Per alcuni ci troviamo di fronte ad un fenomeno patologico, dannoso... Ovviamente nulla di più sbagliato: si può e si deve parlare di lobby in termini di fisiologia del sistema pluralistico, in grado di attivare meccanismi di partecipazione, di associazione, di comunicazione all'interno della società civile e tra essa e le istituzioni (Mazzei, 2004).     
Inoltre, da diversi decenni si discute se, come e con quali obiettivi gli Stati debbano regolarne le attività: negli Stati Uniti esiste, fin dagli anni quaranta del secolo scorso, il Lobbying Disclosure Act, una legge, più volte modificata nel tempo, che si propone di assicurare un minimo di trasparenza alle azioni di coloro che svolgono abitualmente attività di rappresentanza di interessi presso il processo decisionale pubblico a livello federale, ma anche a livello di singolo Stato e di singola amministrazione. In Europa, ogni Paese ha le sue modalità di regolazione ma non esiste ancora alcuna normativa direttamente vincolante per il lobbista. Al momento, lo scenario italiano evidenzia un'assoluta e inguaribile carenza di 'iniziative regolative'.
Nel settore energetico le relazioni con il processo decisionale pubblico hanno acquisito sempre più valore  e importanza  nel corso degli anni, anche a seguito dei numerosi cambiamenti legislativi succedutisi dal 1999 (con la manovra di liberalizzazione del mercato dell'energia elettrica ad opera del decreto Bersani) ad oggi. La recente emanazione della Legge Marzano n.239/04 sul "riordino del settore energetico, nonché delega al Governo per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di energia", con cui si è provveduto a individuare gli obiettivi di politica di competenza dello Stato e a integrare la normativa esistente, ha introdotto, rispetto alla precedenti disposizioni legislative (con particolare riferimento al Decreto Letta n.164/00), novità normative che hanno inciso negativamente sulle attività di distribuzione gas degli operatori del settore bloccando il mercato in maniera notevole e comportando forti rischi nella gestione aziendale e nella non stabilità di tutto il sistema. Questa situazione ha spinto inevitabilmente Edison e gli altri operatori presenti sul mercato, tra cui Enel ed Eni, ad avviare un'azione di riscatto e tutela dei propri legittimi interessi nei confronti delle istituzioni nazionali. In questo contesto la collaborazione con le associazioni di categoria è stata importantissima: hanno sostenuto, rappresentato e veicolato gli interessi degli operatori arrivando direttamente ed efficacemente al decisore pubblico e portando all'attenzione di quest'ultimo un interesse generale, comune ad un intero comparto economico. Così come difficoltoso è stato il rapporto con le controparti, capitanate dai partiti politici della ex maggioranza, scese in campo per sostenere con forza le proprie opinioni e difendere i propri interessi. Ad oggi, nonostante i buoni risultati raggiunti, la vicenda non è ancora conclusa e le notizie delle ultime settimane, riguardanti il settore, fanno ben capire che tutti gli operatori dovranno, nei prossimi mesi, impegnarsi ancor di più nell'implementazione dei rapporti con il processo decisionale pubblico. Ma in Edison le relazioni con le istituzioni non si esauriscono solo nell'ambito nazionale ma interessano anche l'ambito locale-territoriale. Un esempio emblematico è rappresentato dall'insediamento di una centrale termoelettrica nel comune di Candela, in provincia di Foggia, considerata il vero e proprio 'fiore all'occhiello' di Edison.Nel caso di Candela la gestione dei rapporti con le istituzioni locali è stata relativamente semplice rispetto alle difficoltà incontrate nella gestione dei rapporti con tutti gli altri stakeholder locali, tra questi le associazioni di categoria, i movimenti politici, la stampa locale e, last but not least, gli stessi cittadini. È bene precisare che in questa situazione, il cittadino ha assunto le sembianze di un vero e proprio soggetto istituzionale in grado di imporre decisioni e influenzare, attraverso la pressante protesta, la reale parte politica e di conseguenza acquisire maggiore potere rispetto alle stesse istituzioni locali. Un soggetto afflitto da quella che in gergo viene denominata "Sindrome di NIMBY" (acronimo di Not In My Back Yard), un fenomeno che può portare al rifiuto di tutti quei progetti che hanno un qualsiasi legame con l'ambiente in cui si risiede. Spesso si tratta di importanti infrastrutture, utili alla salute di tutto il Paese: centrali elettriche, termovalorizzatori, inceneritori, linee ferroviarie. Come dire: "Quell'opera serve, ma non la voglio nel mio Comune e nel mio quartiere!".L'illustrazione di questi due casi estremamente recenti, portati avanti da Edison, ci permette di capire, ancora una volta, quanto il "dialogo istituzionale" sia fondamentale e vada gestito, innanzitutto, in riferimento all'obiettivo che si vuole raggiungere in una prospettiva di crescita (economica e non) congiuntamente alle caratteristiche, alle abilità, alle conoscenze dell'interlocutore istituzionale di riferimento, senza tralasciare, ovviamente, i meccanismi di influenza attivati da altri soggetti che a diverso titolo partecipano alla vicenda con buone possibilità di indirizzare le decisioni a proprio favore. È ovvio che l'azienda non dovrà limitarsi ai soli rapporti con le istituzioni ma dovrà essere in grado di gestire una molteplicità di rapporti. Dunque non una semplice relazione a due, azienda-istituzioni, ma una relazione a più parti, azienda-istituzioni-influenti.
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