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Slow Brand

24/10/2013

In tempi in cui in cui la velocità sembra essere indispensabile per sopravvivere in rete, una nicchia socio-culturale crescente avanza richieste “slow”. _Patrizia Musso_ indaga questo tema, rileggendo in chiave slow tutti gli strumenti della comunicazione d’impresa.

Tutto scorre veloce al tempo del web. La tecnologia ci ha abituati all’illusione di poter fare tutto, simultaneamente e in poco tempo. Eppure, in controtendenza rispetto al trend del fast life contemporaneo, una nicchia socio-culturale sempre più crescente avanza richieste “slow”. Osservando il mondo del branding – da sempre caratterizzato da dinamismo, velocità e iperconnessione – non possono passare inosservati alcuni segnali insoliti: complice la crisi economica, alcuni brand stanno rallentando e allungando i tempi di contatto con i propri stakeholder, creando nuovi spazi fra on e off line, in un’ottica più a misura d’uomo.
Come si diventa slow brand? Patrizia Musso vuole indagare questo tema, che sembra capace di rispondere in modo responsabile ed efficace alle esigenze socio-economiche del momento.
Gli strumenti di comunicazione sono riletti in chiave slow e raccolti in quattro grandi aree tematiche: le slow advertising (da Carosello Reloaded agli spot del Super Bowl); gli slow places (dai nuovi punti vendita ai musei aziendali); le slow factory (che coniugano Internal Branding, Welfare aziendale e CSR); e il paradossale slow web (dai cortometraggi digitali brandizzati ai loop comunicativi con il mondo off line).
Un inedito serbatoio di casi nazionali e internazionali di settori merceologici molto diversi arricchisce e completa il volume, che si propone come utile strumento di studio e di lavoro per quanti si occupano di comunicazione, pubblicità e marketing.

Slow Brand
La gestione socio-economica della marca contemporanea
P.Musso
Franco Angeli, 2013
pp. 128, € 18
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