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Smart Cities, l’esempio di Milano

04/12/2015

 Antonella Luppoli

Milano è una smart city, lo è diventata ancora di più con Expo 2015. Ma cosa sono le smart cities? Se ne è parlato durante “Smart Cities for a Better World” l’incontro, promosso da Formiche in collaborazione con Ferpi, che si è tenuto lo scorso 30 novembre presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Quante volte abbiamo sentito pronunciare il termine Smart Cities? Moltissime e ormai ne sentiremo parlare sempre più spesso. Che cosa sono? Si tratta di aree urbane tecnologicamente connesse, in cui comunicare e muoversi diventa semplice. Milano è una smart city, lo è diventata ancora di più con Expo 2015. Prima dell’Esposizione Universale infatti non esisteva nel mondo un’area così grande che per un lasso di tempo così lungo garantisse una connessione attiva a disposizione di milioni di persone. Proprio nella città meneghina si è parlato di Smart Cities con una serie di relatori che sono intervenuti all’Università Cattolica del Sacro Cuore per raccontare come il capoluogo lombardo è diventato un’eccellenza digitale e come nel tempo potrebbe diventare sempre più smart. A moderare l’incontro – inserito all’interno del ciclo “Integratori Culturali” promosso dalla rivista Formiche e da Mediolanum Farmaceutici – il vice direttore de Il Giorno, Sandro Neri.

Tosoni: “Rilievo delle Smart Cities nella società e nella politica”

A precedere il dibattito si è tenuto un workshop dal titolo “Smart Education” coordinato dal Prof. Simone Tosoni, che ha sostenuto: “Per una migliore realizzazione e diffusione delle Smart Cities occorre lavorare sulla capacità dei comunicatori di leggere le implicazioni sociali e politiche”. È infatti la società, insieme alla tecnologia, l’elemento fondante delle Smart Cities: “Alcune decisioni riguardanti per esempio le infrastrutture sono il frutto di lavori che vengono portati a compimento sui tavoli politici”, ha spiegato ancora Tosoni.

Tilia: “Le Smart Cities sono paradigma delle città del futuro ma anche una sfida per il presente”

Ma quando si parla di avanguardia della tecnologia e di aree urbane smart si fa riferimento a un progetto futuribile o a qualcosa che trova concretezza nel presente? “Le Smart Cities sono il paradigma delle città del futuro, ma si stanno già manifestando nelle città del presente”, ha esordito Giuseppe Tilia, responsabile del progetto “Agenda Digitale” di Telecom Italia. “Expo 2015 è stato il primo evento totalmente Smart e totalmente fruibile dal punto di vista digitale”, ha aggiunto. La tecnologia evidentemente cambia la nostra esistenza e gli eventi che si avvicendano nel corso di essa. L’importanza delle Smart Cities a questo punto diventa ancor più palese: sono la faccia più viva del nostro mondo ma “impongono investimenti tecnologici e umani”, ha spiegato ancora Tilia: “La sfida per la progettazione dei finanziamenti europei è gigantesca perché serve all’Italia un’interdisciplinarietà che dobbiamo costruire piano piano, implementando sullo stesso piano più elementi”. Chiedersi se quindi la concreta realizzazione di questi progetti sia possibile è lecito e il responsabile di Telecom Italia si è detto ottimista: “Tablet e smartphone sono nelle mani di tutti, dal punto di vista tecnico le piattaforme Cloud sono semplici e a basso costo, e anche le reti di accesso sono ormai efficienti. Il percorso continuerà in termini di sofisticazione ma ormai i presupposti ci sono tutti”.

Galliano: “Il Comune lavora sulla società, non sulla tecnologia”

Renato Galliano
, direttore Settore Innovazione Economica, Smart City e Università del Comune di Milano, ha raccontato: “Nella nostra città il processo è partito nel 2013 con una consultazione della città e ha portato a tre livelli di intervento: uno sulla governance, uno sul piano strategico e uno sulla tecnologia”. A prova del lavoro svolto dalla giunta Pisapia, Galliano ha citato l’accordo sottoscritto con il ministero dello Sviluppo Economico per dare vita a un’area smart che entro un anno e mezzo sorgerà all’inizio di Via Ripamonti. Poi ha aggiunto: “Il tema della tecnologia è certamente importante ma non rientra nelle competenze dell’Amministrazione, noi dobbiamo assicurarci che la città e i suoi agenti utilizzino la tecnologia, per questo abbiamo installato 500 hotspot che danno Wi-Fi gratuito”. Certo, è pur vero che senza lo sviluppo tecnologico non ci sarebbe neppure l’agognato impatto sociale. Se quindi per la costruzione delle Smart Cities è necessaria la partnership degli enti locali, Galliano ha sottolineato che la realizzazione di un progetto di questa portata non può e non deve basarsi solo sullo Stato. “Il finanziamento pubblico deve fungere da start up”, ha spiegato, cosicché possa consentire alle imprese di produrre servizi da mettere poi sul mercato e innescare così un ciclo economico vitale. “Non ci siamo ancora su questo punto, perché il mondo finanziario non è capace di valutare l’orizzontalità dei progetti di Smart City”.

Maran: “Per creare le Smart Cities occorre avere una comunità”

Sempre rimanendo nei meandri di Palazzo Marino, ci si è chiesto come il Comune di Milano stia lavorando su mobilità e infrastrutture per agevolare la realizzazione della Smart City. “Tra le altre cose, abbiamo aperto il car-sharing a privati, così per far capire a tutti che non è una prerogativa del pubblico”, ha detto Pierfrancesco Maran, assessore alla Mobilità, Ambiente, Metropolitane, Acqua pubblica, Energia del Comune di Milano. “Vale la pena investire a Milano perché i milanesi sono un ottimo pubblico per testare le novità”, ha spiegato ancora, per poi elencare alcuni progetti di “disponibilità diffusa”, come l’accordo con Airbnb o quello (mancato) con Uber. “Occorre creare comunità, così facendo con la condivisione si accorcia il segmento tra domanda e offerta. Ma occorre tenere presente che non si può fare innovazione senza investimenti e dopo Expo siamo in grado di attirare capitali nella nostra città”.

Tommasi: “Ricerca, investimenti e condivisione sono la chiave del successo delle Smart Cities”

Secondo Luciano Tommasi, responsabile Start Up Initiatives and Business Incubator di Enel, i finanziamenti sono soltanto una parte della picture, “è importante anche l’università, vivaio dell’innovazione, e poi un area in cui le aziende possano interagire”. In questi tre elementi, investimenti, ricerca e condivisione, risiederebbe quindi il successo delle Smart Cities. “Le start up hanno un ruolo importante perché per definizione vanno oltre un confine, sanno creare nuovi modelli di business e nuove tecnologie. Le Smart Cities sono l’insieme di piccoli segmenti: mobilità, sharing ed efficienza elettrica”, ha commentato Tommasi.

Camorali, Cioffi e Ricci

Partendo dal presupposto che le Smart City possono creare sviluppo economico e occupazione, Giovanna Camorali, direttore Pubblica Amministrazione Locale Sanità e Università di IBM Italia, ha sostenuto che “la condizione che abilita la crescita di un territorio è riuscire ad attirare investimenti. Non solo, è importante la creazione o il potenziamento di luoghi (non fisici) in cui si incontrano i fattori necessari per lo sviluppo digitale della città”. Le ha fatto eco Pasquale Cioffi di Ferpi (Federazione Relazioni Pubbliche Italiane): “Siamo all’inizio di una rivoluzione e Milano sta rispondendo bene”. E Paolo Ricci, Innovation Manager Youco, ha concluso: “Non basta avere i dispositivi, la comunicazione tra essi è la vera essenza delle Smart Cities”.

Conclusioni

A tirare le fila del dibattito ci ha pensato il professor Roberto Zoboli, delegato rettorale al coordinamento e alla promozione della ricerca scientifica dell’Università Cattolica, che in conclusione ha sostenuto “la necessità di una visione olistica della Smart City”. Il saluto finale è toccato a Paolo Messa, fondatore ed editore di Formiche, che ha fatto accenno alla conferenza sul clima di Parigi, sostenendo: “Da una città in ginocchio come la capitale francese passa un cambiamento che riguarderà tutti”. Insomma, inclusione e condivisione la fanno da padrone anche a Parigi, come nelle nostre (future e presenti) Smart Cities.

 

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