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Spin doctoring e strategie di comunicazione politica

23/03/2009

Spin: roteare vorticosamente. Se il termine - preso a prestito dal linguaggio del baseball - è applicato alla comunicazione significa fare roteare le notizia in modo tale da ipnotizzare, e così manipolare, i media e gli utenti. Paola Stringa racconta lo spin doctoring partendo dalla storia delle strategie di marketing elettorale al loro uso nell’era postmoderna.

In Italia la figura dello spin doctor non è ancora così nota non c’è un contratto di categoria che ne definisca i compiti e la deontologia. Eppure i politici fanno sempre più affidamento su queste figure professionali che conoscono i meccanismi per indirizzare l’agenda politica dei media: sanno come distrarre l’opinione pubblica, come introdurre nuovi argomenti al momento giusto (sicurezza, smog, tasse vanno alla grande), come tenere sotto controllo ogni uscita sui giornali, come anticipare le notizie e rispondere alle critiche.


E spesso anche come deviare dalla responsabilità in una sorta di braccio di ferro con i media, a volte alleati a volte rivali (“cani da guardia del sistema”) che possono prendere il sopravvento. Soprattutto quando la comunicazione politica non è omogenea, sia da parte del governo che da parte dell’opposizione, elemento che desta sospetto e sfiducia da parte dell’elettorato. In Italia siamo dei maestri nel settore: accade spesso che il problema più grande delle coalizioni sia quello di comunicare “a una sola voce”, evitando di mettere in piazza sfilacciamenti e disaccordi.


L’autrice fa un’ottima analisi comparativa della leadership mostrando le differenze tra Usa, Gran Bretagna, Francia e Italia. Si sofferma sulla figura di Blair, forse il primo a usare lo spin doctoring in modo preponderante per mantenere il consenso, la figura di Sarkozy, mix di origini popolari e coolness, ha colpito per la capacità di farsi vedere ‘umano’ anche nelle sue vicende sentimentali, e indubbiamente sono interessanti molti aspetti del caso Berlusconi. Può stupire sapere che in realtà c’è poco di studiato nelle sue scelte comunicative.
La sua è una comunicazione spesso spontanea, forte di una particolare empatia che il Capo del Governo sa creare con il pubblico. Berlusconi si esprime in modo semplice e diretto, “si rivolge al cuore e alla pancia dei cittadini, più che alla loro razionalità”, dice l’autrice. E di fatto ha cancellato quella patina elitaria che spesso accompagnava la politica della Prima Repubblica.


Paradossalmente, la nostra comunicazione politica ha avuto meno gioco nella spettacolarizzazione delle figure delle elité, semplicemente perché i padri costituzionali hanno previsto un forte bilanciamento dei poteri. In altre parole, un ordinamento giuridico che prevede complessi sistemi di pesi e contrappesi, e la presenza di corpi intermedi radicati (i partiti prima di tutto), rende sicuramente più difficile una comunicazione del leader efficace e diretta.


E comunque, a farne le spese di questa manipolazione diffusa, è senz’altro la comunicazione politica istituzionale. Quella non dei proclami ma delle idee: i contenuti dei programmi, dei disegni di legge, le mediazioni che si svolgono nelle aule consiliari e nelle commissioni sui temi della vita sociale. “Gli annunci delle azioni sono diventati più importanti delle azioni”, dice Paola Stringa. “La politica, per inseguire le esigenze dell’informazione, si trova costretta a creare artificialmente avvenimenti o pseudoavvenimenti, come gesti inaspettati, dichiarazioni improvvise, conferenze stampa dell’ultimo minuto [...]. I leader diventano celebrities da mettere in vetrina”.


Oggi, poi, tra media e politica si mette in mezzo un terzo attore, i new media, definendo un nuovo panorama. Blog e social media portano sulla scena il cittadino elettore che ha sicuramente nuovi strumenti per controllare l’esercizio della democrazia e la rappresentazione che ne fanno i media tradizionali. Ma delle potenzialità della Rete se ne sono accorti anche i politici e già iniziano con la colonizzazione, consci del suo potere mobilitante. E così, “tra adattamento e conflittualità, in un coro di voci sempre più complesso, si giocano le sfide del futuro”.


tratto da Comunicatori Pubblici
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