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Stati Uniti: il progetto di legge sulle lobby passa al Senato

04/04/2006

Fra polemiche e accuse l'America cerca di riparare al caso Abramoff. Ma, sul problema dei sussidi e dei fondi per le attività di lobbying, non riescono ad emergere né un'unica opinione né un'unica direzione per le azioni da intraprendere.

Gli Stati Uniti stanno studiando una nuova regolamentazione per le lobby e i controversi rapporti sulle attività svolte da questi gruppi. Dopo il caso Abramoff sembra che si stiano preparando a riparare i danni e cancellare i sospetti. Il progetto di legge in questione, di cui già abbiamo parlato sul nostro sito, è appena passato al Senato, ed è il più restrittivo degli ultimi dieci anni. Tuttavia questo non lo salva da una pioggia di critiche che ne attaccano molti aspetti, dalla possibile debolezza alla probabile inefficacia. Le restrizioni prevedono oltre che diversi tagli su spese sconvenienti come pasti non dovuti, viaggi, regali, e molti altri lussi, anche l'obbligo di depositare in un archivio pubblico in rete le informazioni rilevanti sulle opere svolte dai lobbisti: il tutto, in onore di una maggiore trasparenza.
A sorpresa alcuni legislatori che hanno voluto fortemente una politica di restrizione e di maggiore trasparenza nelle attività e nei finanziamenti, hanno votato contro questa legge. In ogni caso il progetto è passato per 90 voti a favore e 8 contro. Inizialmente, dopo che Abramoff si era dichiarato colpevole, profondamente spiacente e pienamente intenzionato a collaborare con la giustizia, un profondo fermento aveva colto Democratici e Repubblicani che, in modo difensivo o in assetto da attacco, si erano comunque, in qualche direzione, mossi. Tutti sembravano d'accordo sul bisogno di una profonda revisione del sistema, e su un serio cambiamento di rotta. Ora, invece, emergono i divari, peraltro trasversali rispetto agli schieramenti politici. Alcuni senatori repubblicani, ad esempio John McCain, dichiarano che il provvedimento è davvero troppo debole rispetto al problema: sarebbe, fra le altre cose, insufficiente a bloccare il problema dei finanziamenti per viaggi privati. Fra i democratici, in molti hanno votato contro, da John Kerry a Barack Obama. I dubbi e le perplessità che serpeggiano riguardano anche la proposta respinta dal Senato di costituire un osservatorio indipendente per investigare sugli abusi.
Mentre fra le polemiche si insinua l'idea che la campagna elettorale che si profila all'orizzonte abbia in qualche modo influenzato la fretta aleggiante attorno all'approvazione della legge, emergono anche altre voci: Mike DeWine, senatore repubblicano dell'Ohio, si chiede come mai nessuno fino ad ora abbia chiaramente parlato di un "problema lobby", e una pungente dichiarazione del senatore Susan Collins profila una reazione da parte dell'opinione pubblica. Collins dichiara: "Non si può avere fiducia in un sistema in cui noi facciamo le regole, e allo stesso tempo siamo i consiglieri, i controllori, i pubblici accusatori, i giudici e la giuria".
Serena Patierno - Totem
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