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Storia Ferpi: verso l’affermazione di un’opinione collettiva

28/04/2010

Il convegno di Roma del 1976 evidenzia i problemi delle autonomie e richiama l’attenzione sul progressivo affermarsi di una “opinione collettiva” che segna un passaggio ormai evidente nel mondo professionale delle RP.

di Francesco Scarpulla
Il 19 e 20 maggio 1976, si svolge a Roma (Centro Congressi – Auditorium della Tecnica) il Convegno nazionale su Comunicazione, partecipazione e opinione collettiva.
Il Convegno si apre con una nota introduttiva di Italo Capizzi che evidenzia come i problemi delle autonomie e insieme dell’affer¬marsi dell’opinione collettiva, dalla FERPI presi in esame già nel maggio 1976, siano diventati più evidenti e di impatto nella società italiana.
“I fenomeni di disgregazione, di ribellione sociale, si sono frapposti nella società alle manifestazioni collettive già rappresentate o almeno congiungibili ai quadri istituzionali. Se quindi il rapporto masse-Stato in quel momento stava cambiando volto, se la partecipazione ad ogni livello andava per¬fezionando le forme in cui si esprime, se le nuove organizzazioni di base stavano incrementando il loro ruolo positivo di intervento, contemporaneamente si stava generando un nuovo tipo, anche se isolato, di espressione so¬ciale e di opinioni contrarie nei confronti del corso istituzionale, fino agli episodi di violenza armata da parte di gruppi e all’assunzione della pra¬tica della dissociazione come fatto culturale.
Questi gruppi sono espressione di minoranze che si configurano nella «società di tanti» non rappresentata, esclu¬sa, emarginata, fuori da un inserimento sociale organico: i giovani, i di¬soccupati, gli studenti, le donne, le masse del sud. Gruppi dai comportamenti «irrituali», che si contrappongono alla società organica, ma con tecniche operative, valori e modi propri di un gruppo e quindi ancora nella logica dell’analisi compiuta dal convegno sull’età dei gruppi come fatto di comportamento e opinione”.
Queste considerazioni che venivano espresse nella relazione di Capizzi al Convegno di Roma nel 1976, sono tutt’oggi attuali nella realtà della società italiana contemporanea: i “gruppi di opinione non organizzati, non istituzionali” hanno un ruolo decisivo e forte nella formazione dell’opinione pubblica in generale, esercitano una sempre maggiore pressione nei confronti delle istituzioni e delle organizzazioni di carattere istituzionale.
Tutto questo costituisce un terreno di confronto e di dialogo in cui gli specialisti di RP hanno la capacità di operare con cognizione di causa, proprio perché la loro identità professionale è specifica, riferita a meccanismi in cui si articola e si forma un’ “opinione collettiva” con il superamento radicale delle tradizionali forme di consenso attorno a cui si è sviluppata nel mondo occidentale la tematica dei rapporti tra le istituzioni e i cittadini.
Questo Convegno prospettava, nelle sua sintesi, una realtà che si è affermata nella storia degli sviluppi della comunicazione d’impresa nel nostro Paese, collegandosi ad una concezione della società complessiva che in quel momento si avviava progressivamente ad annullare il confine tra il privato ed il collettivo nelle fondamentali manifestazioni della vita politica, culturale e produttiva.
Anche in questo caso la FERPI, attraverso quel Convegno, dimostrava la capacità di raccogliere e valorizzare degli elementi che hanno poi caratterizzato l’evoluzione dell’intero processo della comunicazione d’impresa e che tuttora sono presenti nella realtà italiana. E’ indubbiamente vero che oggi la realtà italiana è l’espressione di una opinione pubblica collettiva non più dominata da singoli gruppi o leader di opinione ma da una vera e propria rete di opinioni in cui le opinioni non istituzionali influiscono in modo decisivo sui processi di formazione delle opinioni dei gruppi istituzionali.
Questo è l’elemento chiave di cui la professione oggi nel nostro Paese tiene conto, se è vero (com’è vero) che si è affermata nello scenario delle relazioni pubbliche italiane la necessità di guardare agli stakeholder come “portatori di interessi collettivi” e non più come pubblici direttamente coinvolti sul prodotto o sul processo di decisione dell’impresa.
Il Convegno sull’“opinione collettiva” ha fatto capire, in sostanza, che il pubblico di riferimento non era più il pubblico dato dai pubblici influenti (che hanno una diretta relazione con l’impresa, con il prodotto, con il servizio) ma da una rete infinita di pubblici che agiscono perché valutano, mettono in discussione ogni elemento di base della vita economica e sociale del nostro Paese.
Ancora una volta un tema affrontato in un Convegno degli anni ‘70, viene oggi riproposto: la “Corporate Social Responsibility” (CSR), rappresenta oggi una evoluzione estremamente attuale di quel principio del valore di “opinione collettiva” intesa come rete di opinioni apparentemente meno influenti che però sono determinanti. In questo modo è corretto collegare il Convegno di Roma del 1976 con le attuali considerazioni che hanno portato a valutare la CSR come elemento chiave nella pianificazione e gestione delle politiche di relazione per imprese ed organizzazioni.
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Storia Ferpi: la FERPI negli ultimi anni Ottanta
Storia Ferpi: le iniziative tra il 1983 ed il 1985
Storia Ferpi: i primi anni Ottanta
Storia Ferpi: la fine degli anni settanta
Storia Ferpi: la seconda parte degli anni settanta, i Convegni di Roma 1976 e Genova 1978
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Storia Ferpi: 16 maggio 1970, nasce la Ferpi
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(con un un articolo storico di Paese Sera a firma di Toni Muzi Falconi)
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