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Sul linguaggio della pubblica amministrazione: un articolo del professor Mario Caligiuri

20/09/2005

Il testo è stato pubblicato sulla rivista Parlamenti Regionali

Linguaggio chiaro versus comunicazione istituzionale*Mario CaligiuriIl tema del linguaggio nell'area della comunicazione istituzionale è ov­viamente fondamentale. Senza pretesa di esaustività ma solo per tracciare alcune tendenze illustrerò in modo rapido alcuni casi di semplificazione le­gislativa a livello comunitario, a livello nazionale - sia in Europa che in America - ed a livello italiano nei vari ambiti centrali, regionali e comunali.Un aspetto importante che si rileva è che la semplificazione del linguag­gio è un obiettivo che si pongono tutte le grandi e moderne democrazie.Quindi un tema di grandissima importanza perché le scelte politiche hanno un senso se non restano virtuali, quindi nella fase della gestione c'è una conseguenza.Allora il linguaggio delle leggi rappresenta un vincolo, come sappiamo, per tutti gli altri linguaggi pubblici. Quindi semplificando il linguaggio del-la legge a cascata si semplificherà tutto il resto.In Italia, come sappiamo, c'è una stima prudenziale che identifica in 50mila leggi quello che è il patrimonio giuridico del nostro Paese.Forse nel nostro Paese abbiamo bisogno di 600 codici circa ma ne ab­biamo solo qualche decina. Sappiamo tutti che il linguaggio è democrazia e non solo ce lo ricorda ripetutamente Noam Chomsky grande fustigatore dell'impero americano che centra un aspetto importante.Quali sono le ragioni dell'ambiguità delle leggi? Molte sono volute per­ché non si sceglie chiaramente l'interesse da tutelare, quindi si adotta la tattica della salvaguardia del potere per avere le mani libere e privilegiare di volta in volta quelli che sono gli interessi più vicini magari a scopo elettorale.Poi c'è questa visione colta della politica e noi sappiamo che la politica dovrebbe essere il tempo del futuro mentre si riduce in una salvaguardia dell'esistente spesso di sé stessi. Infine l'altra ragione dell'ambiguità credo sia quello del mantenimento del potere di determinate categorie che si legit­timano a vicenda. Da un lato chi interpreta, quindi i giudici, e dall'altro gli avvocati e per altri aspetti i burocrati.Quindi si crea un circolo per nulla virtuoso per cui la tutela delle proprie prerogative diventa preminente: infatti proprio ieri abbiamo assistito ieri allo sciopero di gran parte della magistratura.Non entro nel merito della riforma, ma sono problemi che vanno posti perché bisogna porre un argine a delle corporazioni che legittimano se stes­se, che si autogiudicano da sole e che finora non rispondono a nessun crite­rio di produttività se non a quello dell'avanzamento automatico.Credo siano temi su cui è giusto che si ponga necessariamente mano, perché siamo in tremendo ritardo.In Italia il dibattito tra linguisti sulla semplificazione del linguaggio bu­rocratico è antico e a tal proposito si fronteggiano due scuole. La prima è quella di Tullio De Mauro, a cui afferisce anche Alfredo Fioritto curatore del "Manuale di stile ", e di Sabino Cassese che sostengono che è necessa­rio semplificare. Compito, evidentemente, non facile.A questo proposito De Mauro cita sempre l'aneddoto di Santa Redegon­da, che fa riferimento ad un romanzo francese dell'800 in cui una giovane diceva di sognare Santa Redegonda che era in grado di rispondere a qua­lunque tipo di questione le potesse essere posta. Quindi le persone andava­no da questa ragazza e ponevano domande: "mi sposerò?", "avrò un lavo­ro?", "cosa prevede per me il futuro?". E lei rispondeva sempre con le parole che la Santa le riferiva in sogno. Accadde una volta che un professore di matematica pose alla ragazza la soluzione di un problema difficilissimo di trigonometria. È facile immaginare che la Santa non rispose: perché la ra­gazza - naturalmente - si inventava le risposte.Quindi il problema qual è? Ci sono linguaggi specifici che vanno saputi utilizzare e quindi la ragazza non avendo conoscenze di trigonometria non fu in grado in quel caso di inventarsi nessuna risposta.L'altro punto di vista per quanto attiene la semplificazione del linguag­gio è oggi espresso da Michele Cortellazzo e da Mirco Pavoni che addirit­tura affermano che il linguaggio burocratico è una varietà alta della lingua che occorre mantenere perché ha le sue ragioni storiche e difende i cittadini dalle ingiustizie.Quindi il problema è quello del circuito comunicativo. Una cosa è parla­re ai cittadini e un'altra parlare ai medici e agli avvocati, cioè rivolgersi a chi ha necessità di utilizzare un linguaggio specialistico. Secondo questi studiosi il problema non è cancellare il burocratese ma semplificarlo.Quindi il linguaggio burocratico diventa addirittura una salvaguardia della democrazia. Bisogna certo conoscere le leggi, perché è sempre attuale il motto latino dura lex sed lex, però bisogna anche avere fiducia in chi le leggi poi le interpreta e le applica. Il contadino che ebbe una questione di confini con Federico II di Prussica disse "ci sarà pure un giudice a Berlino" quindi c'era la fiducia in una categoria che è fondamentale per garantire la civile convivenza, una catego­ria assolutamente terza.Quindi le leggi rappresentano la prima forma di comunicazione tra Stato e cittadino. Ma le cose stanno cambiando.Si usano più linguaggi. Scrive Ignazio Ramonet direttore di Le Monde diplomatique: "Lo Stato è diventato da qualche anno uno dei migliori clien­ti delle agenzie di pubblicità. Mediante questi spot gli Stati tentano di per­suadere i telespettatori e i cittadini che si stanno preoccupando del loro be­nessere, della loro salute e della loro qualità della vita". Ma ci spiega Lorenzo Bardin che "la pubblicità di Stato è il segnale che stiamo entrando nella società dei fantasmi", si vede qualcosa che deve essere fatto come per esempio l'integrazione degli immigrati e si pensa che sia stato già realizzato solo perché lo si è visto.Non si cerca più di agire sulle realtà ma sulle immagini. Vediamo quindi che lo scenario che abbiamo di fronte è di questo tipo per cui approdiamo alle esperienze di caso a livello comunitario. C'è un sito interessante a li­vello europe attraverso cui si vede questa interessantissima campagna che è fight thè fog, combatti la nebbia, che riguarda le traduzioni in inglese a livello comunitario: http://europa.eu.int./comm/translation/en/ftfog.Nasce nel 1998, guarda caso durante il semestre di Presidenza della Gran Bretagna per colmare il distacco tra istituzioni europee e pubbliche perché semplificare la legislazione europea era il primo obiettivo e lo è sta­to anche sotto la Presidenza Prodi.L'Unione europea come ha detto benissimo il professor Gambino soffre di questo deficit di democrazia che è endemico e certo non può fare regre­dire i processi di integrazione ma che oggettivamente pone dei problemi reali.L'Unione europea, come scriveva Rampini nel 2000, trova nei burocrati comunitari il peggior nemico di Internet perché rendere trasparente, cono­scibile nelle varie lingue le normative europee certamente riduce il potere di chi a Bruxelles svolge dei ruoli all'interno della burocrazia.I servizi che furono fatti all'interno di questa campagna in cui sono stati proposti degli adesivi, opuscoli, consigli pratici, premi, seminari e addirit­tura un logo, in questi seminari con i traduttori emersero alcuni problemi che forse possono esserci utili.Primo: la redazione dei testi da parte di persone non di madrelingua con la creazione di quell'euro inglese e quindi la tolleranza come conseguenza dell'inglese difettoso, la paura della brevità, il gergo europeo, la costruzio­ne del consenso e questo è molto interessante perché per trovare un accordo ad ogni costo magari anche quando non è possibile e quando non è utile i documenti vengono gonfiati e la loro logica viene distorta. Il linguaggio o­scuro quindi aiuta ad acquisire consenso politico. Questa campagna ha avuto successi e fallimenti di diversa natura. La cosa importante - ne cito solo una - è la proposta di questi citizen summary che è un riassunto delle leggi che non ha valore legale ma informativo per i cittadini. Poi la creazione dell'euro lex in cui c'è tutta la legislazione gratis della Unione europea nelle diverse lingue a livello europeo.La Gran Bretagna ha lanciato una bellissima campagna, la plaìn english campagne che è un gruppo di pressione indi­pendente che lotta per avere una informazione pubblica in un inglese più semplice. Non a caso viene notato in Inghilterra che le categorie che mag­giormente usano la lingua tecnica sono la professione legale e l'industria finanziaria. Non è casuale.Fu una battaglia iniziata negli anni sessanta da Chrissie Maher che iniziò dopo che due signore erano morte alla fine di quel decennio perché non e­rano state in grado di compilare dei moduli. Nel 1979 è diventato un mo­vimento vero e proprio con sede nel Derbyshire. Si autofinanzia completa­mente ed è indipendente. Questo è Venglish style della comunicazione pub­blica come il professore Rolando sa bene e vede come uno degli strumenti privilegiati di coordinamento della informazione pubblica il Coi - Central Office of Information - struttura privata quasi l'equivalente del nostro Di­partimento per l'Informazione e l'Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri con le debite differenze che però è privato e che vende i propri prodotti al pubblico.Allora cosa è l'inglese semplice? È qualcosa che il pubblico capisce la prima volta che lo legge. Viene usato un simbolo di chiarezza riconosciuto a livello internazionale che è il cristo! mark ovvero l'equivalente del nostro premio Chiaro che si usa anche in internet. Ogni documento passa attraver­so 35 test tecnici e un test sul pubblico per verificarne la comprensione co­sa che sarebbe utile fare anche da noi. Margaret Thatcher già nel 1982 ave­va rivisto tutta la sua modulistica, ridisegnando ben 41 mila moduli ed eli­minandone 30mila. In questo modo è stato stimato un risparmio annuo di circa 700 miliardi di lire di allora ottenuto non solo grazie alla minore pro­duzione di carta ma anche al minor numero degli errori commessi dai citta­dini nella compilazione dei moduli e quindi al minor tempo impiegato dai funzionari per l'istruttoria delle pratiche per fornire ulteriori spiegazioni. Altro esempio negli Usa, National Performance Revue. Qui si vede l'utilizzo intelligente di internet come semplificazione burocratica. Una grande iniziativa proposta da Bill Clinton e poi attuata in modo molto intel­ligente e costante dal Vicepresidente Al Gore. Fu un gigantesco processo di innovazione della macchina governativa Usa che ridusse del 16 per cento il suo personale pari a 365mila addetti in meno con un risparmio di 165 mi­liardi di dollari. Vennero prodotte 382 raccomandazioni, ministero per mi­nistero, agenzia per agenzia e nel progetto si indicavano anche obiettivi quantitativa che poi furono raggiunti: 108 miliardi di dollari di minori spese nel periodo 1995-1999; 273mila posizioni di staffe di controllo in meno. Quindi tutta una serie di iniziative che sgravarono il bilancio federale di 137 miliardi di dollari e contribuì a fare in modo che il bilancio federale fosse in pareggio, quindi con l'utilizzo intelligente della rete che già oggi vede che il fisco federale americano ha le sue procedure interamente in rete e la gran parte della modulistica disponibile in rete in Italia.In Italia il Codice di stile del 1993 fu curato - anche questo -da Alfredo Fioritto, sotto l'impulso di Sabino Cassese: è stata la prima occasione in cui venne introdotta un'idea forte nel settore. Si è quindi cercato di utilizzare anche in Italia le tecniche della comunicazione pubblica ed in particolare del linguaggio legislativo facendo riferimento ad esperienze tedesche, spa­gnole e scandinave proponendo 15 regole di scrittura semplificata. Venne attivato un progetto di sviluppo che approdò poi nel 1997 al Manuale di sti­le. Tra le altre cose citate anche dal professor Sepe la "direttiva Frattini" dell'8 marzo 2002 sulla semplificazione del linguaggio dei testi amministra­tivi, il premio Chiaro e tutta un'altra serie di iniziative che si sono svolte.Interessante è uno studio di Michele Cortellazzo che ha compiuto una analisi linguistica sui testi delle Università italiane per individuare i ricerca­tori. Ebbene da questo si può constatare che le Università non utilizzano le tecniche che invece insegnano.A livello regionale, il mio punto di vista è questo. Le Regioni sono state più attente dello Stato in relazione alla comunicazione pubblica. Tanto è vero che in tutti gli Statuti è citato il termine informazione o comunicazio­ne, a differenza della Costituzione che non cita mai né la comunicazione né l'informazione e la fa ricadere come un diritto implicito. Allora nel gennaio 1992 la conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali ha prodotto le regole e i suggerimenti per la redazione dei testi normativi frutto di un gruppo di lavoro coordinato dall'osservatorio legislativo interregionale. È stato aggiornato nel 2001 e nel 2002 con numerose modifiche questo manuale unificato che porta tutta una serie di indicazioni che voi conoscete molto meglio di me.L'esperienza della Regione Toscana è assolutamente una iniziativa inte­ressante insieme a quella di Piemonte, Lombardia e Calabria.Ciò che è importante è che è un prodotto pensato, progettato e realizzato proprio all'interno del Consiglio regionale della Calabria e del settore Flussi informatici diretto dalla dottoressa Silvana Sarlo. In questi anni il Consiglio Regionale della Calabria ha fatto molti passi avanti. C'è una proposta di legge sulla comunicazione pubblica a livello regionale che è stata presentata nel '98 e poi aggiornata, e si spera che possa vedere la luce entro questa legislatura.Concludo con i casi dei comuni. I comuni come sappiamo sono le istitu­zioni più vicine ai cittadini. Ci fu un bel convegno tanti anni fa promosso da Claudio Martelli, mi pare, che diceva che il buon governo comincia da qui. I comuni stanno adottando anche codici di stile locali. Esempio importante è quello del comune di Lucca che ha redatto un manuale interno sulla comunicazione relativo alla semplificazione del linguaggio. Il Comune di Lucca ha vinto il Premio Chiaro del 2003 ottenendo anche quattro menzio- ni. L'obiettivo è proprio quello di migliorare la comunicazione scritta sia verso l'interno che verso l'esterno. Il progetto si articola in tre fasi, come si può agevolmente constatare esa­minando il sito del Comune di Lucca. Molto im­portante è la direttiva sulla comunicazione per cui i dirigenti sono obbligati ad attenersi all'applicazione di queste regole.Concludo con un esempio finale: quello di Soveria Mannelli che è con­siderato dal Censis il comune più informatizzato d'Italia, perché in ogni ca­sa c'è un computer collegato ad internet. In questo Comune, si è sviluppata una attività che intendo citare alla fine e che ha avuto anche una menzione al Premio Chiaro: si tratta degli avvisi settimanali ai cittadini e che nasce da un'idea del giornalista e scrittore Giordano Bruno Guerri che, per ventu­ra, nel 1997 ha fatto l'assessore al Dissolvimento dell'ovvio presso il Co­mune di Soveria Mannelli.Durante il suo mandato Guerri, per dare conto delle cose che svolgeva nella sua attività istituzionale, scriveva dei brevi testi che venivano affìssi nelle vie e piazze principali, comunicando le iniziative intraprese. Tra que­ste, il "monumento al cassonetto" oppure "rompere le barriere dei monu­menti" o "i monumenti che parlano". A questo riguardo, va ricordato che proprio a Soveria Mannelli crolla il Regno borbonico sotto i colpi dell'a­vanzata di Garibaldi. Per celebrare l'avvenimento, è stato eretto un obelisco dall'Amministrazione provinciale in cui è stato riportato il testo di un tele­gramma inviato dall'Eroe dei due mondi da Soveria, in cui si attesta: "Dite al mondo che alla testa dei miei bravi calabresi ho disarmato 12mila soldati borbonici". L'assessore al dissolvimento dell'ovvio aggiunse "Glielo ab­biamo detto ma non interessa a nessuno".I cittadini hanno espresso grande gradimento verso questi messaggi, poi raccolti in una pubblicazione dal titolo "I Bollettini di Guerri". Un anno dopo il 18 luglio 1998, quattro giorni dopo l'anniversario della presa della Bastiglia - potenza delle ricorrenze - è stato avviato il servizio. In che cosa consiste? I contenuti sono rappresentati dall'attività dell'amministrazione ma non la promozione, la propaganda, bensì i servizi e le cose fatte, dunque l'informazione intesa come opportunità. Seconda caratteristica i testi brevi, massimo 60-70 parole i più lunghi, adeguatamente diffusi, utilizzando canali diversi: i manifesti - che sono la cosa in assoluto più vista - distribuiti nei punti strategici della città, soprat­tutto in quelli più remoti come le case popolari, le zone periferiche, dove maggiore è la distanza sociale tra cittadino e potere. Poi vengono inviati via e-mail, perché già dal 1998 la media delle e-mail di Soveria era superiore alla media nazionale e da lì è venuta poi l'idea del progetto per la informa­tizzazione totale della città. Viene poi utilizzato anche il televideo, le agen­zie di stampa e un display collocato nella piazza principale che ripropone le notizie ancora più ridotte. L'evoluzione è una news letter inviata ogni 15 giorni ai cittadini che ripropongono due settimane di avvisi più un appro- fondimento. Nella quarta pagina c'è sempre una campagna di comunica­zione sociale sulla separazione dei rifiuti perché più si separano i rifiuti e meno si paga, come è noto.Questa esperienza è stata raccolta in un volume dal titolo Tre anni di dialogo, con la prefazione di Alfredo Fioritto, che avuto una menzione al Premio Chiaro. C'è la storia dell'idea e del servizio, con una raccolta ragio­nata dei testi per argomenti, in modo da confrontarli con il programma am­ministrativo posto in calce alla pubblicazione, per consentire la possibilità di confrontare quello che si diceva prima delle elezioni e quello che effettiva­mente poi si fa. Forse questo è un metodo per sperimentare una democrazia un po' più reale, con promuovendo il controllo dei cittadini.In conclusione, non possiamo che confermare che nulla accade per caso: di discute su un tema attorno ad una tavola rotonda come antichi cavalieri ma al centro non c'è il Sacro Graal, il mistero oggi molto di moda grazie anche al successo planetario del Codice da Vinci. Ci stiamo confrontando con un altro mistero: quello della lingua e quindi della comunicazione, che è fondamentale per costruire una maggiore consapevolezza della democra­zia. Occorre allora procedere con forza in questa direzione, perché con grande cura occorre evitare il rischio di quanto scrive Henry Miller: "i cie­chi conducono i ciechi. È il sistema democratico". Speriamo di aprire gli occhi, studiando, capendo e facendo.* Professore associato dì Pedagogia della comunicazione e docente di Comunicazione pubblica all'Università della Calabria. 
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