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Trasformare la crisi in opportunità: un incontro a Gorizia

23/11/2011

L’attuale crisi economico-finanziaria mette a rischio numerosi posti di lavoro e mettendo in discussione le certezze ed il futuro di molti giovani. Come trasformare, quindi, una crisi in opportunità? Un messaggio di sfida è stato lanciato da _Emanuele Invernizzi_ durante un incontro con gli studenti del corso di laurea in Rp dell’Università degli studi di Udine a Gorizia lo scorso 18 novembre.

di Igor Surian
Fine del percorso universitario: come trasformare una crisi in opportunità è il titolo dell’intervento tenuto di Emanuele Invernizzi, nella sede dell’Università degli studi di Udine a Gorizia, in occasione della 6a edizione della Festa della cultura, organizzata dall’associazione Ex border.
Introdotto da Nicoletta Vasta, presidente del corso di laurea in Relazioni pubbliche, Invernizzi ha subito riscaldato il pubblico di giovani studenti con una domanda provocatoria: “finisce un percorso come quello accademico e poi, cosa fare nel futuro?”.
La soluzione è presto pronta, pescando da una citazione di uno studioso di management dell’elevatura di Peter Drucker: The best way to predict the future is to create it, per cui il modo migliore di predire il futuro è di crearlo.
Se non fosse, pochi dei giovani che finiscono gli studi, si rendono conto della cosa più ovvia: il lavoro non arriva, lo creiamo noi! La consapevolezza del mercato di oggi ci porta inevitabilmente ad attivare processi cruciali, dalla (ri)scoperta delle proprie ambizioni alla maggior conoscenza delle dinamiche del lavoro.
Invernizzi è solito aprire i suoi corsi all’università con una domanda ben precisa, capace di schiarire le idee ai propri studenti all’inizio della loro carriera universitaria: “Volete essere ricercatori di posto o professionisti in sviluppo?”. I primi fanno in fretta il più possibile a laurearsi per poi inviare il curriculum; i secondi, dal primo giorno di scuola si considerano professionisti. Cercano di raggiungere il massimo dei voti, fanno più esperienze possibili per migliorare competenze e attitudini. In poche parole, essere imprenditori di se stessi. Ma quante volte abbiamo sentito questa frase, senza magari poi capirne veramente il significato? Essere imprenditori significa scavare dentro di noi, capire bene le ragioni e le motivazioni che ci spingono a fare un determinato lavoro, esperienza, azione.
E come riuscire a trovare lavoro, dunque, in tempi di crisi? Facendosi conoscere, attivare la famosa relazione, creare un ponte tra noi e i futuri datori di lavoro.
Per stimolare la relazione, ad esempio, il 100% dei professionisti si aprono nel momento in cui gli viene posta una domanda precisa. Scatta una molla, un’opportunità così ghiotta da cogliere al volo, e chissà se poi non saremo proprio noi a ricoprire un determinato ruolo o a partecipare allo stage che ci piace.
La relazione è la chiave di volta. E chi lo dice, poi, che non siamo noi imprenditori e datori di lavoro di noi stessi?
E per chi vuole continuare la strada iniziata con il corso di laurea in relazioni pubbliche o scienze della comunicazione, udite, udite, futuri relatori pubblici in erba, queste le competenze richieste dall’attuale mercato della comunicazione: un livello d’inglese tale da poter lavorare (ottimo), conoscenza dei Social media (come andare in bicicletta), curiosità (infinita) e disponibilità (sempre).
Curiosità e disponibilità sono i requisiti fondamentali richiesti da tutti i direttori e professionisti della comunicazione. Scherzando, ma non troppo, anche se stiamo facendo le fotocopie, che male fa leggere quello che copiamo, oppure perché non lavorare anche di sabato? Consigli pratici e pronti all’uso possono essere diversi, uno su tutti, è quello di allenarsi alla curiosità, mai smettere di porsi delle domande. Essere curiosi del mondo allena un pensiero creativo, stimola relazioni e alimenta entusiasmo nella persona.
Ma se tutto sembra roseo e limpido, ci sono alcune problematiche che possono impedire l’applicazione di questi insegnamenti. Fisiologicamente guardiamo il bicchiere mezzo vuoto, o forse, non riusciamo nemmeno a distinguere proprio il bicchiere. Siamo abituati a dire ciò che non ci piace, ma è importante trovare quello che ci piace, insomma, basta con i no!
Il mercato sta cambiando, al di là delle politiche del lavoro, il concetto “antico” di prestare lavoro da dipendente presso un datore sembra ormai quasi sorpassato.
Il nuovo avanza, e sembra proprio che il futuro sia nelle mani dei giovani. Cosa ne pensate?
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