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Trasparenza: dalla UE una proposta per le imprese

14/02/2014

Il bilancio delle imprese con un fatturato superiore a 20 milioni di euro o con più di 500 dipendenti dovrà contenere obbligatoriamente una dichiarazione sull'impatto socio-economico delle attività aziendali. È la proposta della UE in materia di rendicontazione non finanziaria che porterebbe una vera rivoluzione nei rapporti con gli stakeholder, come illustra _Milena Leoncini._

di Milena Leoncini (*)
Il dibattito sulla sostenibilità all’interno del Parlamento Europeo è molto acceso e sta procedendo a grandi passi, arricchendo il dossier UE in materia di rendicontazione non finanziaria di sempre maggiori novità sulla strada della trasparenza: il 17 dicembre scorso è andato avanti l’iter legislativo comunitario di approvazione della proposta di direttiva che era stata a suo tempo presentata dalla Commissione europea lo scorso 26 giugno 2013.
Se questa proposta sarà approvata, il documento di bilancio annuale per le aziende con un fatturato superiore a 20 milioni di euro o con più di 500 dipendenti, dovrà contenere obbligatoriamente anche una dichiarazione non finanziaria che descrive le politiche perseguite e i risultati raggiunti con le stesse, con riferimento all’impatto socio-economico delle attività aziendali. La relazione dovrà fare riferimento almeno alle questioni e agli accadimenti significativi che si sono verificati in materia di problematiche ambientali, sociali e relative al personale, incluso il dialogo sociale, il rispetto dei diritti umani, nonché la lotta alla corruzione e alle frodi.
Come dice il prof. Andrea Gasperini nel suo recente libro sul bilancio integrato, What’s Your Story sembra essere oggi la vera domanda del mercato ed è sicuramente la nuova domanda di clienti e consumatori contemporanei. […] Oggi più delle aziende stesse, più dei loro prodotti, conta la loro narrazione, ma sono necessarie parole nuove […] e uno sguardo diverso per una comunicazione d’impresa nuova” (cfr. A.Gasperini, Il vero bilancio integrato, IPSOA, maggio 2013).
La nuova direttiva toccherà, infatti, vari aspetti del “fare impresa” che vanno dalla trasparenza dei bilanci al rapporto con i consumatori e gli azionisti e anche con dipendenti e collaboratori. Dalla sensibilità ambientale, alle questioni sociali e ai diritti umani e verrà anche introdotto l’obbligo di fornire una chiara e motivata spiegazione dei motivi per cui l’impresa non realizza una o più politiche delle materie indicate.
Le aziende dovranno descrivere le politiche di “due diligence” realizzate, con particolare riferimento alla catena di fornitura e sub-fornitura e i principali rischi connessi a tali questioni, collegati alle attività aziendali, alle relative operazioni, ai prodotti e ai servizi o alle relazioni di affari che possono causare impatti avversi in tali ambiti e il modo in cui l’impresa gestisce tali rischi. Infine la dichiarazione non finanziaria dovrà anche includere una descrizione della strategia commerciale dell’impresa e del suo modello di business.
Una vera e propria rivoluzione nelle relazioni con gli stakeholder che vuole essere una risposta all’ampliarsi della competizione mondiale e alla crisi economica e finanziaria più profonda di tutti i tempi che hanno portato i mercati a richiedere una maggiore trasparenza e una più ampia informazione alle imprese: oggi il patrimonio fisico e finanziario rappresentano solo una piccola percentuale del valore di mercato di un’azienda.
Le grandi imprese quotate, inoltre, avranno l’obbligo di pubblicare informazioni sugli obiettivi e sui risultati delle rispettive politiche di diversità che riguardano i propri consigli di amministrazione, la gestione e sorveglianza, con riferimento al genere e ad altri aspetti, tra cui l’età, la disabilità, l’origine etnica, nonché le basi educative e formative. Se l’impresa non vorrà adottare tali politiche, dovrà darne spiegazione nella relazione non finanziaria che dovrà basarsi nella sua stesura su riferimenti internazionali quali i Principi Guida ONU su imprese e diritti umani, Global Compact ONU, Linee Guida OCSE per le Imprese Multinazionali e la Dichiarazione Tripartita ILO sulle imprese multinazionali e la politica sociale, è però prevista anche la possibilità di prendere a riferimento altre strutture nazionali, europee o internazionali.
Per permettere una migliore redazione del documento, la Commissione Europea pubblicherà delle linee guida che saranno sviluppate d’intesa con gli interlocutori, per meglio illustrare gli standard internazionali, compresi gli indicatori di performance non finanziari, divisi per settore.
In ultimo è da segnalare che nel 2018, quando procederà alla revisione della direttiva Contabilità, la stessa Commissione Europea ha in previsione di rendere obbligatorio il “Country-by-Country Reporting” sui profitti, le tasse e i sussidi ricevuti dalle imprese nei Paesi in cui le stesse operano.
A marzo di quest’anno, quindi, il Parlamento europeo, approverà un unico documento, completo ed esaustivo, sulla sostenibilità che conterrà tutte le principali indicazioni che le imprese dovrebbero seguire se vogliono dirsi socialmente responsabili e vincere la sfida dei mercati.
(*) CSR Manager Assistant
Chiappe Revello Associati srl
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